«Come una famiglia» . Alla quale si ritorna volentieri per unire la propria voce a quelle degli altri, anche se si è già conclusa da anni la carriera accademica. Anche se si vive e lavora a due ore di viaggio da Milano. Anche se si è entrati a far parte di una formazione professionistica. A descriverci lo spirito del Coro dell’Università di Milano-Bicocca è il suo maestro, Alessandra Zinni, che abbiamo intervistato per proseguire il viaggio del blog Bnews tra le compagini musicali del nostro ateneo.
Alessandra Zinni, ci traccia un identikit del Coro?
In tutto sono 25 tra docenti, dipendenti e studenti dell’Università. Dai 19 agli 80 anni, dalle matricole ai docenti in pensione. Prevalgono le sezioni femminili. Una decina dei coristi lavora a vario titolo in ateneo, gli studenti ed ex studenti sono una decina.
Ex studenti?
Sì. C’è chi continua a cantare con noi anni dopo avere conseguito la laurea o il titolo di dottore di ricerca. Qualcuno lavora lontano da Milano ma si fa un viaggio di un paio d’ore per non perdersi una prova.
Come lo spiega?
Loro dicono che sia la passione per la musica. Ma di cori è pieno il mondo. Credo che qui si sentano a loro agio, come in famiglia. E non vogliono lasciarla. Due nostre coriste sono entrate nel Coro sinfonico Giuseppe Verdi di Milano ma non smettono di venire a cantare con noi ancora oggi.
Come ci si candida per farne parte?
Il coro è aperto a tutti, studenti, alumni, docenti e dipendenti dell’ateneo ma anche a persone esterne. Si può comunicare il proprio interesse ad aderire scrivendo a coro@unimib.it o alla mia mail, alessandra.zinni@unimib.it. Dopo un’audizione individuale si viene indirizzati alla sezione più idonea al proprio range vocale.
Qual è il ricambio medio del Coro?
Ogni anno ci lasciano, per avere concluso gli studi o per motivi professionali, circa 7-8 coristi. Con la pandemia è stata ancora più dura, perché siamo rimasti un anno e mezzo fermi. Abbiamo continuato le prove a distanza, focalizzandoci sulla teoria. Lo scorso settembre, quando ci siamo ritrovati in presenza per la prima volta, eravamo più che dimezzati, e con un numero importante di nuove adesioni da gestire. Temevo di dover ripartire da zero, ma lo spirito del coro alla fine ha prevalso, coinvolgendo tutti: al Concerto di Natale, eseguendo l’Oratorio di Camille Saint Saëns, i nuovi arrivati hanno contribuito positivamente, nonostante le poche prove insieme.
In pandemia comunque non è mancato il vostro contributo artistico.
Abbiamo realizzato tre video-mosaici. Ciascuno si registrava da casa, poi mettevamo insieme le varie tracce. Il coro ha voluto far sentire la propria presenza, se pure nella distanza, alla comunità accademica ma anche a sé stesso, per testimoniare la voglia di sentirci ancora uniti. Abbiamo eseguito “Calme de nuits” di Saint Saëns, “So ben mi c’ha bontempo” di Orazio Vecchi, nel cui video ogni musicista appariva come un’opera d’arte di una galleria, e “Ring Christmas Bells", pubblicato per il Natale 2020”.
Perché entrare a fare parte del Coro?
Per affrontare le più belle pagine della letteratura musicale, anche senza avere una conoscenza musicale pregressa. Per le matricole può essere una occasione per conoscere una musica diversa da quella che spesso viene loro proposta o imposta dai media. Per di più, il coro è un luogo di incontro e dialogo. Studenti e docenti, intonando lo stesso brano, comprendono cosa significhi costruire qualcosa insieme. Nell’arte come nella società. E il cantante lirico diplomato è sullo stesso ruolo di chi è alle prime armi. Infine, cantare è una gioia universale. Farlo con gli altri è una gioia amplificata.
Il vostro repertorio?
Il Coro ha affrontato negli anni opere come il Gloria e Magnificat di Vivaldi, la Passione secondo Giovanni e due cantate di Bach, la Petite Messe Solennelle di Rossini, eseguita a Graz (Austria) e Szeged (Ungheria), i Requiem di Mozart e di Fauré. Ha partecipato a numerose manifestazioni nazionali e internazionali, promuovendo programmi di scambio culturale con università italiane ed europee. Ha lavorato con la Banda Osiris nello spettacolo comico-musicale “Voci fuori dal coro”.
Chi è Alessandra Zinni?
Studio pianoforte dai sei anni e mi sono diplomata al Conservatorio di Mantova con Ilario Nicotra (ndA: già direttore del Coro dell’Università Bicocca). La mia prima direzione di coro a 15 anni con gli “Juvenes cantores” di Atessa (Chieti), mio paese di origine. Ma solo dieci anni dopo ho capito che poteva diventare un mestiere. Mi sono diplomata in direzione di coro e composizione corale al Conservatorio di Milano e ho seguito corsi di perfezionamento all’Accademia del Teatro alla Scala e all’Accademia Chigiana di Siena, con Roberto Gabbiani (ndA: direttore del Coro del Teatro alla Scala dal 1990 al 2002).
Un’esperienza che l’ha segnata?
Nel 2008, al PalaDozza di Bologna, far parte dell’organico che interpretò il “Te Deum” di Hector Berlioz fu una vera e propria illuminazione. Sul podio c’era Claudio Abbado: un grande maestro che riusciva a muovere in un’unica direzione più di mille musicisti tra coristi e orchestrali.
Torniamo al Coro: prossimi concerti?
Il 27 aprile interpreteremo musiche rinascimentali per i 500 anni delle Battaglia della Bicocca. In quell’epoca la “battaglia” era un vero e proprio genere musicale. Il 13 giugno avremo un programma di autrici femminili per un convegno sui diritti delle donne. Per chi vuole, ci sono le prove aperte al pubblico tutti i mercoledì dalle 17.30 alle 19.30, nell’aula 7 dell’Edificio U6 "Agorà". Infine, quest’anno ricorrono i 20 anni del Coro. Non mancherà un evento speciale.
E lei festeggia i suoi primi dieci anni da maestro del coro!
Tutto è cominciato il 17 febbraio 2012. Come da tradizione, offrirò chiacchiere a tutti i miei coristi.