Per una volta sono stati i presidenti delle squadre di basket a sottoporsi alla sua attenzione. E non viceversa. Perché Michele Antelli, 25 anni, di Cernusco sul Naviglio (Milano), playmaker della Paffoni Fulgor Omegna (serie B della Lega Nazionale Pallacanestro), si è appena laureato a pieni voti con una tesi sull’imprenditoria nel mondo sportivo, intervistando proprietari e manager di diversi team in giro per l’Italia. Dottore in Marketing e mercati globali – percorso in Global Management (in lingua inglese) – Michele Antelli è stato anche tra i primi campioni dello sport ammessi al programma di Dual career dell’Ateneo, il percorso di doppia carriera che garantisce una serie di benefit e servizi per conciliare impegni agonistici e studi universitari.
Michele Antelli, da dove è nata l’idea per la tua tesi?
Avendo giocato finora in diverse squadre in giro per l’Italia, ho avuto modo di conoscere tanti presidenti e imprenditori sportivi. Mi sono sempre chiesto quale fosse la vera motivazione che li spingesse a un certo punto della loro carriera a investire in questo sport e su squadre delle serie minori, di provincia. Così insieme alla mia relatrice, Francesca Di Pietro (ndA docente del dipartimento di Economia, metodi quantitativi e strategie), ho sviluppato una tesi di laurea qualitativa basata sulle interviste ai manager delle squadre. E ho scoperto che alla base di questi movimenti di capitale c’è sempre una grande passione per la palla a spicchi.
Cosa farai dopo la laurea?
Ho iniziato a frequentare il Master in Sport Business promosso dall’Euroleague Basketball (ndA la società organizzatrice della massima competizione europea di basket). Fin dai tempi della scuola ho sempre avuto la passione per l’economia e quando smetterò di giocare vorrei entrare nel mondo dell’imprenditoria sportiva. Il mio sogno nel cassetto è quello di gestire i rapporti tra le multinazionali di abbigliamento sportivo e i giocatori, in giro per l’Europa e negli Stati Uniti. Per questo obiettivo, il corso di laurea magistrale in lingua inglese mi ha dato uno stimolo in più.
Perché hai scelto di studiare in Bicocca?
Mi ero laureato in Statale nel corso triennale di Economia e management e avevo ricevuto super referenze sull’Università di Milano-Bicocca. Volevo anche mettermi alla prova in un ambiente nuovo. Il corso magistrale in Marketing e mercati globali e il percorso in Global Management mi sono sembrati quelli più attinenti ai miei obiettivi e mi hanno colpito per gli insegnamenti e l’organizzazione. Appena superata la selezione, mi sono iscritto subito.
Come hai scoperto il programma di Dual Career?
Me ne aveva accennato la professoressa Lucia Visconti Parisio (ndA Delegata allo Sport Universistario e responsabile del programma). Appena è uscito il bando, mi sono candidato e sono stato ammesso tra i 25 partecipanti. Anche se ho potuto beneficiarne per pochi mesi, visto che ero prossimo alla laurea, è un progetto che ho apprezzato tantissimo.
Ce lo descrivi?
Siamo stati divisi in 5 gruppi da 5 studenti, ciascuno con un tutor. Io nel gruppo dei giocatori di sport di squadra. Una volta al mese ci incontravamo online per condividere le nostre esperienze e approfondire alcuni aspetti comuni all’attività sportiva e alla carriera universitaria, dalla organizzazione alla fiducia, dalla fragilità alla cooperazione. Ho capito che nello sport, come nella vita, è fondamentale essere affiancati da una figura che ti aiuti a gestire ansie e stress e ti dia di sostegno nei momenti più difficili. Infatti dopo la laurea sto continuando privatamente a confrontarmi con il mio tutor.
La Fulgor, che sta lottando per i playoff per l’accesso all’A2, ha celebrato la tua laurea sul profilo Facebook ufficiale: “Ancora una volta, l’esempio che sport e scuola possono essere conciliati: Michele ne è l’esempio lampante".
Ho dovuto portare da bere e mangiare in spogliatoio! A parte gli scherzi, per la nostra società è importante che un giocatore si laurei e vuole incentivare i ragazzi delle giovanili a non smettere di studiare dopo la scuola.
E tu che consiglio daresti a un giovane sportivo?
Di proseguire gli studi. Nello sport puoi emergere ma puoi anche incontrare ostacoli, non sempre si tratta di una carriera lineare. E prima o poi finisce. Invece le competenze che apprendi seguendo un corso di laurea all’università restano e sono fondamentali per costruirsi un futuro anche al di fuori dell’attività sportiva.