Alle Olimpiadi di Tokyo 2020 si era portata da studiare, nei momenti di pausa, Diritto costituzionale. Tra una partita e l’altra dei Mondiali 2022 portava avanti la tesi. Palleggiatrice della nazionale italiana di volley, medaglia d’oro agli Europei 2021 e alla Nations League 2022, medaglia di bronzo ai Mondiali 2022, ricevuta al Quirinale due volte insieme alle azzurre e agli azzurri dal Presidente Sergio Mattarella e una volta in Vaticano da Papa Francesco, Ofelia Malinov ha raggiunto un altro traguardo, non meno importante per il suo futuro. “Mi sono laureata in Scienze dei servizi giuridici. E non mi fermo qui”, assicura la campionessa, alla quale chiediamo di raccontarci il suo percorso accademico.
Ofelia Malinov, congratulazioni. Tesi su?
Il lavoro sportivo alla luce delle riforme degli ultimi anni.
Relatore di tesi?
Il professore del dipartimento di Giurisprudenza Lorenzo Giasanti.
Un tema che la tocca da vicino.
Mi sono focalizzata sulle problematiche che emergono nella disciplina dei contratti di lavoro tra società sportive e giocatori e in particolare sulle novità apportate dal decreto legislativo n. 36 del 2021 e successive modifiche e integrazioni. A chi lavora nel mondo dello sport verranno riconosciute agevolazioni fiscali e contributive. Sarà abolito il vincolo sportivo, che legava un atleta per più anni alla società che l’aveva tesserato. E verrà riconosciuta una forma di tutela previdenziale e assicurativa per la maternità, la malattia e gli infortuni.
Perché si era iscritta al corso di laurea triennale in Scienze dei servizi giuridici?
Mi ha sempre affascinato l’idea di diventare avvocato. Sono sempre stata una persona diplomatica, mi piace mettere d’accordo tutti, difendere i diritti di chi se li vede calpestare, combattere per le giuste cause. È una caratteristica che riscontro anche nel mio ruolo: la palleggiatrice fa girare la squadra, trova la giusta via di mezzo, capisce chi ha bisogno di aiuto e chi ha bisogno di ricevere più palloni. Avevo scelto Milano-Bicocca perché me ne avevano parlato molto bene e perché in quel periodo militavo nel Club Italia, che disputa i match a Milano.
Gli anni universitari sono coincisi con la sua esplosione nella nazionale maggiore. Argento ai mondiali 2018, bronzo agli Europei 2019 e poi gli allori recenti.
Sono state stagioni molto impegnative. Non ci fermiamo mai. Finisce il campionato e inizia la nazione. Durante le competizioni, avevo sempre la valigia piena di libri e appunti da studiare. Mi mettevo sui libri tra un viaggio e l’altro o nelle stanze d’albergo. È stato un percorso lungo e faticoso. Ma voglio andare avanti e seguire il mio sogno. Con calma, continuerò gli studi.
La sua squadra, Il Bisonte Firenze, l’ha festeggiata? (ndA: nel 2023-2024 giocherà per il Chieri '76)
Tutti felicissimi. Riuscire a conciliare sport ad alto livello e università viene riconosciuto come un traguardo prestigioso. In palestra ho portato un po’ di paste. Siamo come una famiglia.
Consiglierebbe ad altri colleghi di laurearsi?
Sì. È un percorso formativo e una esperienza di vita molto importante. Anche in vista del futuro: uno sportivo non può fare sport per sempre. Finita la carriera, bisogna avere un piano B. Il corso di laurea è un mezzo per crearselo. Sicuramente mi sarebbe piaciuto vivere di più la vita universitaria, uscire con i compagni di corso. Mi informerò sul percorso Dual Career attivato da Milano-Bicocca, anche per valutare dove e come proseguire gli studi.
Non molti studenti però possono raccontare di essere stati ricevuti dal Presidente, con tanto di onorificenza di Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica, e dal Papa…
Il Presidente Mattarella ci aveva ricevute dopo l’argento ai Mondiali 2018 e dopo la vittoria agli ultimi Europei. Gli ho consegnato la maglia della nazionale, con il suo nome e il numero “1”. Ci ha fatte sentire orgogliose di rappresentare l’Italia e gli italiani anche fuori dai nostri confini. A gennaio siamo state ricevute da Papa Francesco. Ci ha ricordato il valore degli sport di squadra e come l’importante sia divertirsi e far divertire chi ci guarda”.