“Effetti subletali indotti da diversi polimeri nanoplastici in Daphnia magna” è il titolo – tradotto – di un lavoro di ricerca grazie al quale Andrea Masseroni, dottorando in Scienze dell’ambiente del nostro ateneo, ha ricevuto il premio Valeria Matranga, assegnato ogni anno dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) a giovani ricercatori in ambito ecotossicologico, durante le Giornate di studio “Ricerca e Applicazione di Metodologie Ecotossicologiche”, a Lido di Camaiore (Lucca). “Tra i punti di forza che hanno portato all’assegnazione del premio ad Andrea – spiega Sara Villa, professoressa di Ecologia e tutor di Masseroni – l’ottima presentazione orale e la solidità dei dati presentati, frutto di una collaborazione interdisciplinare di tre gruppi di ricerca: il mio, del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra, quello coordinato dalla professoressa Maddalena Collini, del dipartimento di Fisica, e uno della Statale, guidato dalla professoressa Camilla Della Torre”. Per capire meglio il merito della ricerca, ne parliamo direttamente con il dottorando.
Andrea Masseroni, da dove nasce questo lavoro?
È il frutto dei risultati preliminari del mio primo anno di ricerca. Con il gruppo di ricerca in ecotossicologia, ho pubblicato un articolo scientifico in primavera in cui si evidenziavano importanti lacune conoscitive circa gli effetti indotti da nanoplastiche in organismi acquatici e terrestri. Ho quindi deciso di contribuire con il mio lavoro a colmare alcune di queste lacune conoscitive.
Cosa avete studiato?
Gli effetti delle nanoplastiche a basse concentrazioni – concentrazioni simili a quelle presenti nell’ambiente reale – su una popolazione di Daphnia magna, che è un piccolo crostaceo planctonico d’acqua dolce. Abbiamo analizzato gli effetti in un arco di esposizione di 48 ore, non solo del polistirene, che è il polimero più studiato in quanto più facile da sintetizzare in scala nanometrica per scopi di ricerca, ma anche del PVC e del polietilene, sui quali si hanno molti meno dati ma che hanno maggiore diffusione sul mercato del polistirene e quindi anche nell’ambiente.
Cosa avere scoperto?
Il polistirene non sembra provocare effetti sulla Daphnia magna nel breve termine, mentre il PVC e polietilene sono risultati subletali, provocando la riduzione dell’attività natatoria del crostaceo e una condizione di stress metabolico.
La vostra conclusione?
I risultati ottenuti sottolineano che il pericolo associato alla presenza in ambiente di nanoplastiche è in funzione del polimero con il quale un organismo entra in contatto. Si può ipotizzare che il rischio per l'ambiente generalmente calcolato con i dati del solo polistirene possono essere affetti da sottostima.
Questa ricerca le è valsa il premio dedicato alla memoria di Valeria Matranga.
Un riconoscimento che mi ha dato una grande soddisfazione, anche perché ricevuto davanti a tanti scienziati e studiosi di ecotossicologia, e che mi dà uno stimolo ulteriore per procedere con i miei studi.
In che direzione andranno?
Continueremo a studiare gli effetti dei diversi tipi di nanopolimeri, a basse concentrazioni, sugli organismi, aumentando i tempi di esposizione, con test cronici di 21 giorni, determinando la fitness degli individui, ovvero la loro capacità di adattamento, fino agli effetti sulla riproduzione della progenie.