Studio sulle fratture da fragilità ossea, riconoscimento per il team di Bicocca - Bnews Studio sulle fratture da fragilità ossea, riconoscimento per il team di Bicocca
Studio sulle fratture da fragilità ossea, riconoscimento per il team di Bicocca
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In Italia si verificano oltre cinquecentomila casi in un anno. Sono le fratture da fragilità ossea: non dovute, cioè, a traumi importanti, ma a traumi di bassa intensità. La maggior parte dei casi riguarda persone che hanno patologie a carico dell’apparato muscolo scheletrico, su tutte l’osteoporosi. E chi ha riportato una frattura da fragilità è maggiormente esposto al rischio di ulteriori fratture. Il problema riguarda una donna su tre e un uomo su cinque. Le conseguenze sono quasi sempre gravi: se ad essere colpiti sono il femore, l’omero o le vertebre la qualità della vita subisce una forte compromissione. Aspetto non secondario è quello relativo al costo a carico del Servizio Sanitario Nazionale: i 560mila casi registrati in Italia nel 2017 hanno comportato una spesa pari a 9,4 miliardi di euro.

Bastano questi dati per comprendere l’importanza della pubblicazione nel Sistema Nazionale Linee Guida di quella denominata “Diagnosi, stratificazione del rischio e continuità assistenziale delle fratture da fragilità” sviluppata dall’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, previa condivisione con otto tra società scientifiche, enti clinici e ordini professionali. Il Centro di ricerca interateneo Healthcare Research & Pharmacoepidemiology – diretto dal professor Giovanni Corrao, che ha coordinato il lavoro – ha estratto 1.133 pubblicazioni scientifiche dalle 67mila consultate. Di queste, 250 sono state ritenute idonee per formulare le raccomandazioni in risposta ai sei quesiti clinici in cui si articola la linea guida.

Una mole enorme di informazioni e dati che i ricercatori hanno analizzato a partire dal febbraio 2020 per poter arrivare ad un documento che fornisse indicazioni agli specialisti rispetto alla diagnosi e al percorso terapeutico più opportuno. «Il primo ostacolo da superare, in un lavoro che per sua natura richiede un approccio interdisciplinare, è stato quello di trovare un linguaggio comune. Lo abbiamo fatto – ricorda Corrao – ragionando in termini di metodo per individuare le evidenze più solide su cui fondare la linea guida. Ogni raccomandazione è stata testata sulla base delle evidenze disponibili. Per questa ragione non tutte hanno lo stesso peso in termini di evidenze».

Inevitabilmente, il lockdown ha influito sull’organizzazione del lavoro. «Per strutturare il percorso da seguire e confrontarci tra noi abbiamo dovuto interagire da remoto. Ma quella che era una oggettiva difficoltà è servita anche a creare un maggiore affiatamento», spiega Annalisa Biffi che, con Gloria Porcu e Raffaella Ronco, fa parte del team dell’Healthcare Research & Pharmacoepidemiology che si è dedicato al progetto. Per il team che ha lavorato alla linea guida sulle fratture da fragilità è arrivato un riconoscimento: il conferimento della medaglia OrtoMed, la Società Italiana di Ortopedia, Medicina e delle Malattie Rare dello Scheletro. Ieri (9 dicembre 2021), a Firenze, la consegna nell’ambito del sedicesimo congresso della OrtoMed.

Il Dipartimento di Statistica e Metodi Quantitativi di Milano-Bicocca e l’Healthcare Research & Pharmacoepidemiology sono pronti a collaborare ancora con l’Iss per la definizione di altre linee guida per la pratica clinica. Ma anche in merito alle fratture da fragilità la pubblicazione delle linee guida è considerata dai ricercatori solo «un punto di partenza». «C’è da capire quanto verranno applicate. Per il mestiere che facciamo, inoltre, siamo portati a valutare l’impatto nel suo insieme: non solo l’applicazione, ma anche l’efficacia e, dunque, le conseguenze sulla salute delle persone – conclude Corrao – e sui costi a carico del Sistema Sanitario Nazionale».