Se fosse stata una gara tra chi riusciva a fare ridere di più gli altri, avrebbe trionfato Angelo Pintus (4 ammoniti: Ciro dei “The Jackal”, Luca Ravenna, Michela Giraud, Katia Follesa), seguito da Elio (che tra le sue vittime ha avuto per due volte Frank Matano e l’inossidabile Caterina Guzzanti)***. Invece il premio finale è andato come da regolamento a chi ha resistito di più a battute, gag e tormentoni dei concorrenti-conviventi. Su questa doppia sfumatura della risata (provocazione e divieto) si è basato “LOL – Chi ride è fuori”, lo show di Amazon Prime Video che da due settimane è sulla cresta dell’onda “social”, tanto che già si ipotizza una seconda edizione. Per comprendere meglio questo aspetto e il mix di ingredienti che ha portato al successo il programma comico, in un periodo storico che sembra offrire poco spazio alla leggerezza, ci siamo fatti aiutare dalla professoressa Emanuela Mancino, docente di Filosofia dell’Educazione.
Professoressa, come si spiega il grande successo che ha avuto “LOL”?
Si può ricollegare a una dinamica di immedesimazione del pubblico unita a un desiderio di rivalsa, entrambi da contestualizzare nella situazione di emergenza e di restrizioni alla socialità che stiamo vivendo da un anno a questa parte.
In che senso immedesimazione?
Il programma permette agli spettatori di affacciarsi su uno spazio nel quale dieci persone restano chiuse in una casa-teatro per ore: una situazione molto simile alle nostre reclusioni imposte dalle misure di sicurezza durante le quarantene.
E perché rivalsa?
I dieci comici di “LOL”, a differenza di noi, possono ritrovarsi, abbracciarsi, interagire liberamente, aprendo uno spiraglio relazionale alternativo a una realtà fatta di distanze. Ma la situazione ripropone uno scenario in cui prevale la dimensione del divieto. Non si può ridere. E questa unica libertà della quale vengono privati, la risata, viene invece concessa a noi, permettendoci di dar sfogo ad un bisogno: ridere con loro e di loro e con ciò infrangere un divieto, che sentiamo greve e assurdo, come una limitazione della libertà di essere allegri.
Insomma, una pausa dal Covid?
C’è un grande bisogno di spensieratezza, di leggerezza. Però Calvino diceva che la “leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. Forse noi abbiamo accumulato troppi macigni sul cuore negli ultimi mesi e ce ne dobbiamo liberare.
Tra i 10 concorrenti, chi l’ha convinta di più?
Elio: la dimostrazione che al comico vero bastano poche parole e pochi gesti per fare ridere lo spettatore e per sovvertire la realtà. Ma anche Lillo e Katia Follesa, per la comicità simpatica e naturale.
Chi invece le è sembrato fuori tono?
Nel complesso, la “control room”, la stanza dei supervisori, Fedez e Mara Maionchi. Un luogo (dal nome anche inquietante) dove dominavano le risate sguaiate e il turpiloquio, in netto contrasto con la sfida.
“LOL” mostra un possibile futuro oltre la pandemia?
Non sempre la comicità riesce a ricostruire dopo la rottura. In questo è molto più efficace l’ironia, che permette il ripensamento ed il profilarsi di nuove traiettorie. Penso ad esempio a “Via dei Matti n° zero”, il programma condotto da Stefano Bollani e Valentina Cenni. In un contesto molto simile a quello di “LOL”, un salotto accogliente, ma dai colori decisamente meno sgargianti e dalle tinte meno assordanti, il programma di Rai Tre utilizza un linguaggio più ironico e più docile rispetto al format comico, in un’atmosfera più ovattata, quasi in penombra, per offrirci una visione alternativa della realtà. Di fronte ai divieti, la violazione porta elementi luminosi che mostrano che l’oscurità può essere infranta. La spensieratezza di una serata conviviale, accompagnata da buona musica, crea una più spaziosa inaugurazione di altro tipo di pensiero e vissuto: di fronte al mistero e ad una certa opacità del reale, si può avere un atteggiamento di custodia, di garbo. Una situazione - progettuale - oggi in grado di sovvertire il mondo.
***A questo link la “classifica a punti” che abbiamo ricavato ripercorrendo alla moviola tutte le sei puntate del programma. La stessa classifica probabilmente utilizzata da “LOL” (ma non divulgata) per determinare i due finalisti, secondo quanto spiegato nell’ultima puntata dal conduttore-giudice Fedez. Una risata indotta equivale a un punto guadagnato. Per ogni punto abbiamo indicato la battuta o gag fatale al concorrente. Non sono mancati gli “autogol”, quando i comici hanno riso di se stessi.
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