Criminalità e immigrazione sono due fenomeni spesso associati in maniera semplicistica ma, come spesso accade, la realtà è molto più complessa. Openpolis ha posto alcune domande su questo fenomeno a Marcello Maneri, professore di sociologia dei processi comunicativi presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale.
Più stranieri, società meno sicure?
Nonostante la tendenza a criminalizzare i migranti, i dati indicano che in Europa le società non sono diventate meno sicure a fronte dell’aumento della componente straniera della popolazione, e in particolar modo di una parte di questa (i richiedenti asilo), strutturalmente più esposta a una potenziale condizione di irregolarità.
Nell'articolo "La strumentalizzazione del rapporto tra criminalità e migranti", vengono riportati dati e fonti a sostegno della lettura sociologica.
Perché viene spesso fatto un collegamento tra i due fenomeni?
Il collegamento non ha mai a che vedere con i numeri reali: né con la quantità di migranti né con la quantità di reati, perché i problemi sociali fanno carriera secondo logiche che non hanno a che vedere con l’oggettività del problema stesso, ma perché ci sono persone che li portano avanti. In Italia la criminalizzazione dei migranti è avvenuta giocando sulla paura.
Tra le altre domande poste a Maneri: Perché un episodio di criminalità causa più scalpore quando è commesso da un migrante? Quanto pesa in tal senso la rappresentazione mediatica di migranti e stranieri? Quali sono gli strumenti narrativi che vengono utilizzati per criminalizzarli?
Potete leggere le risposte su www.openpolis.it