In Europa Il tema è sempre più attuale. L'Italia a che punto è?
Per comprendere se e come si stia accendendo il dibattito sulla riduzione degli orari di lavoro nel nostro Paese, l’agenzia di stampa nazionale “DiRE” ha interpellato quattro esperti: l’imprenditore Oscar Farinetti, (Eataly), il sindacalista Fausto Durante (Cgil), l’avvocato giuslavorista Ciro Cafiero e la docente di psicologia sociale Elisabetta Camussi (Milano-Bicocca).
«L’impostazione del lavoro cinque giorni a settimana è molto arretrata. - così si esprime la professoressa Elisabetta Camussi commentando il ritardo italiano rispetto alle esperienze di riduzione degli orari lavorativi già attuate, per esempio, nei paesi scandinavi. - Diminuire di un giorno la settimana lavorativa, riducendo anche le ore settimanali complessive, spinge infatti molto l’idea di un equilibrio tra la vita privata e le sue esigenze e l’esperienza professionale. In questo senso, le uniche sperimentazioni di successo sono quelle che hanno ridotto le ore lavorative e non compresso le stesse ore in meno giorni. Una riduzione che non ha prodotto un peggioramento della produttività e delle performance lavorativa ma, al contrario, le ha migliorate perché le persone, potendo godere di una esperienza di vita più piena, hanno risposto con una maggior capacità di finalizzarsi nei propri obiettivi e nella propria produttività…»
Per leggere l’intero intervento della professoressa Camussi e per conoscere le opinioni degli altri esperti intervistati, rimandiamo all’articolo “La ‘settimana corta’ è la nuova frontiera del lavoro? L’opinione degli esperti”