Trasformare il tempo “sospeso” della pena detentiva in un percorso di formazione - Bnews Trasformare il tempo “sospeso” della pena detentiva in un percorso di formazione

Trasformare il tempo “sospeso” della pena detentiva in un percorso di formazione

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Trasformare il tempo “sospeso” della pena detentiva in un percorso di formazione universitaria, dall’iscrizione fino al conseguimento del titolo finale.

Un’opportunità resa concretamente attuabile dai Poli universitari penitenziari. Ne parliamo con la professoressa Maria Elena Magrin, docente di Psicologia di Milano-Bicocca e Coordinatrice del Polo dell’Ateneo.

Come si struttura, al momento attuale, l’attività del Polo universitario penitenziario. In particolare cosa ci può dire di didattica e orientamento?

Stiamo supportando 55 studenti detenuti. Dall’anno scorso portiamo negli istituti penitenziari un progetto specifico di orientamento che lavora su due fronti: preventivamente sulla prospettiva di intraprendere un percorso universitario e, successivamente, sulla scelta di indirizzo dell’area disciplinare con un Open Day dedicato. Tra i numerosi corsi di laurea disponibili, abbiamo una prevalenza di iscrizioni in Psicologia. Registriamo una crescita significativa dell’area scientifica.

Parallelamente proponiamo in carcere ulteriori attività, curate dai nostri docenti, che si rivolgono a tutti gli studenti, non solo a quelli detenuti. Esperienze teatrali, laboratori di scrittura e contenuti mirati in ambiti specifici, per esempio in campo economico.

La figura del tutor: che compiti svolge lo studente universitario che decide di ricoprire questo ruolo?

Rappresenta una figura chiave che permette al detenuto di entrare in contatto con il mondo dell’Università. Ai tutor stessi viene fornito un corso di formazione, concepito e organizzato nel nostro Ateneo. Si tratta di un percorso che consente loro di acquisire le competenze necessarie per interpretare l’ambiente generale in cui andranno ad operare. Successivamente incontrano l’agente di rete, figura di raccordo con i servizi esterni, per l’organizzazione del loro ingresso nella struttura detentiva. Il tutor inizia così a conoscere il carcere con gli occhi di chi lo vive, tenendo presente il proprio ruolo: aiutare lo studente detenuto nello studio, fornendo i servizi necessari a svolgere questo compito. Ricordiamoci che i detenuti non hanno accesso a internet e, di conseguenza, nemmeno a tutte le informazioni online su immatricolazioni, corsi, e-learnig. Il tutor diventa fondamentale per reperire i materiali didattici, relazionarsi con i docenti e le varie strutture universitarie.

Il Polo di Milano-Bicocca è attivo dal 2013, tracciamo un bilancio di questa lunga esperienza.

In un contesto caratterizzato da una forte complessità educativa e sociale, certamente è stata un’esperienza densa di significati. Dopo una prima fase dedicata all’organizzazione e al consolidamento, possiamo concentrarci e riflettere sugli esiti.

Il riscontro complessivo è decisamente positivo dal momento che la maggioranza degli iscritti risulta in corso e non rileviamo abbandoni; piuttosto è possibile che si verifichi un’interruzione negli studi, alla quale segue però una ripresa.

Quali obiettivi per i prossimi anni?

Verranno messe in campo azioni specifiche per migliorare l’accesso alle risorse bibliotecarie; inoltre è importante accrescere la disponibilità di strumenti didattici non cartacei. Intendiamo puntare anche sull’offerta culturale rivolta ai detenuti non iscritti all’università, per consentire loro di mantenere aperta “una finestra sul mondo”.

Il Polo può attivamente collaborare, attraverso studi e iniziative formative, con le realtà associative, di volontariato e con le istituzioni che intervengono nel settore a vario titolo.

Il lavoro svolto fino ad ora ha prodotto numerosi contributi di ricerca, diversificati per discipline e punti di osservazione. Generiamo conoscenza su questa materia: l’auspicio è di valorizzarla in una veste sempre più coordinata e fruibile.