Le forze di pace giocano un ruolo cruciale nei processi post-bellici, non solo garantendo sicurezza, ma anche favorendo lo sviluppo economico e sociale. Un recente studio - che ha visto coinvolto anche il professor Leandro Elia dell’Università di Milano-Bicocca - ha analizzato i dati dell'operazione di peacekeeping dell'ONU in Liberia e ha dimostrato come migliorare la salute materna e infantile e promuovere la crescita economica locale. Creando un ambiente sicuro, le forze di pace possono facilitare infatti l'accesso a servizi essenziali e progetti di sviluppo, contribuendo alla stabilità a lungo termine e alla ricostruzione post-conflitto.
A essere analizzato è stato il caso della Liberia dove nel 2018 è terminata la missione di pace delle Nazioni Unite: era iniziata nel 2003 quando i caschi blu erano stati inviati nel Paese dilaniato da due devastanti guerre civili che causarono, tra il 1989 e il 2003, circa 250.000 vittime. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva stabilito la missione in Liberia per sostenere il processo di pace, fornire aiuti umanitari e assistere il governo di transizione nella ristrutturazione della forza di polizia. Ma quell’“ombrello di sicurezza” ha permesso anche di promuovere lo sviluppo economico locale e di consentire la fornitura e l'accesso ai servizi sanitari. E questo ha influito anche sui comportamenti riproduttivi delle donne.
«La guerra ha profondi effetti sulla pianificazione familiare della popolazione coinvolta: le donne esposte ai conflitti spesso mettono al mondo più figli perché l'accesso alla contraccezione è ridotto, l'istruzione è interrotta e lo squilibrio economico causa il ricorso al lavoro minorile, che diventa cruciale per l'economia locale», spiega Leandro Elia professore di Economia politica presso il dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università di Milano-Bicocca che ha partecipato alla ricerca. «La nostra ricerca si è concentrata sugli effetti che la fornitura esterna di sicurezza in Liberia ha avuto proprio sui tassi di fecondità. La Liberia è un caso particolarmente interessante per questo tipo di analisi, sia per la sua travagliata storia di conflitti e per la presenza delle forze di pace (un mandato che si è chiuso e sul quale disponiamo di dati misurabili) sia per il suo tasso di fecondità, che con 4 figli per donna è tra i più alti al mondo». Tassi di fecondità elevati si traducono spesso in rischi significativi per la salute delle madri e dei bambini, portando a un gran numero di morti materne e infantili, il 99% delle quali si verifica nelle regioni meno sviluppate del mondo.
«Quello che ci hanno rivelato i dati è che le donne che risiedono entro 10 km dalla presenza delle forze di pace hanno una probabilità di avere figli inferiore di 4,5 punti percentuali rispetto quelle che vivono in regioni più distanti dai peacekeeper», continua Leandro Elia. «Nel corso delle missioni di pace, le forze militari fanno pattugliamenti che si ramificano nel territorio ma che rimangono solitamente in un raggio di una trentina di chilometri. Quello che abbiamo visto nei dati è che quanto più si è all’interno delle zone pattugliate tanto più facile è accedere ai servizi e alle cure sanitarie e, per la donna, inserirsi nel mondo del lavoro». Questo effetto si traduce in una diminuzione di circa il 5,5 per cento del tasso di fecondità medio: l'esposizione alle attività di peacekeeping ha ridotto il numero di figli nati del 24%, ovvero una diminuzione del numero medio di figli di circa 0,5. «È interessante notare, continua lo studioso, «come la ricerca abbia utilizzato la distribuzione delle basi Onu sul territorio insieme alla distribuzione delle donne intervistate per costruire un’analisi empirica robusta, capace di quantificare l’impatto causale della missione sulla fecondità (v. sotto)».
Si tratta di un tassello con molte implicazioni di politica internazionale: la ricerca evidenzia infatti come le operazioni di pace non abbiano solo un aspetto prettamente militare e di controllo del territorio, ma includano tutta una serie di attività che, grazie al già citato ombrello di sicurezza, garantiscono la ricostruzione di un Paese dopo la guerra.