Philippa Cole, ricercatrice postdoc presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano-Bicocca, ha ricevuto lo scorso giugno il prestigioso Premio L’Oréal Italia – Unesco per le donne e la scienza, nella categoria Young Talents Italia, arrivato quest’anno alla sua ventitreesima edizione. Un riconoscimento che celebra il suo lavoro nel campo della cosmologia teorica e delle onde gravitazionali, ma anche il valore simbolico di una scienza senza confini.
Classe 1994, originaria del Regno Unito, Cole si occupa di uno dei misteri più affascinanti dell’universo: la materia oscura. «Costituisce circa l’85% della materia dell’Universo, ma non ne conosciamo ancora la vera natura», spiega. «Il mio progetto si concentra sull’idea che, se i buchi neri sono immersi in un alone di materia oscura, allora le onde gravitazionali emesse dalla loro collisione potrebbero portare con sé informazioni su questa sostanza misteriosa».

Il cuore della sua ricerca, condotta in collaborazione con il gruppo del professor Davide Gerosa, si colloca a cavallo tra teoria e osservazione: «Analizzo i segnali delle onde gravitazionali con strumenti avanzati di intelligenza artificiale, per cercare tracce sottili ma significative della presenza di materia oscura intorno ai buchi neri. È un lavoro complesso, perché gli eventi che studiamo possono durare mesi o anni».
Un'opportunità che Cole ha deciso di coltivare proprio in Italia, in un ambiente accademico che definisce estremamente stimolante. «Milano-Bicocca è uno dei centri europei più attivi nelle onde gravitazionali, e far parte di questo ecosistema è un grande privilegio. Ho trovato colleghe e colleghi brillanti, ma in generale una comunità accogliente, che valorizza davvero il contributo internazionale».
La sua presenza tra i vincitori del Premio L’Oréal Italia assume un significato ancora più forte in un campo dove le donne sono ancora poche. «Sono orgogliosa di rappresentare le donne nella scienza insieme alle altre vincitrici del premio», racconta. «Vorrei usare questa visibilità per ispirare le nuove generazioni di scienziate e per onorare quelle che sono venute prima di me, e che hanno reso possibile la mia carriera. I premi non bastano a cambiare il sistema, ma possono accendere un riflettore sul talento femminile e sulle sfide che ancora affrontiamo».
Guardando al futuro, Cole ha le idee chiare: nei prossimi anni lavorerà per perfezionare gli strumenti analitici necessari a interpretare i segnali che arriveranno dai nuovi rivelatori di onde gravitazionali, come LISA. «L’obiettivo è essere pronti. I dati arriveranno tra dieci o quindici anni, ma il lavoro per decifrarli deve iniziare ora. Perché potrebbero rivelarci qualcosa di rivoluzionario sull’universo e su ciò che ancora non conosciamo».