"Mi laureo nei luoghi dove ha lavorato mio nonno" - Bnews "Mi laureo nei luoghi dove ha lavorato mio nonno"
"Mi laureo nei luoghi dove ha lavorato mio nonno"
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«Sono orgogliosa di studiare dove mio nonno ha lavorato per trent'anni». Alle parole della nipote, gli occhi di Francesco De Negri, classe '23, per un attimo si fanno lucidi. Francesca – lo stesso nome del nonno – classe ’94, sta per laurearsi in Scienze della formazione primaria all'Università di Milano-Bicocca. Nell'ateneo prossimo a compiere i vent'anni di vita. Nel distretto della conoscenza e della ricerca sorto sull'area dominata un tempo dal sito industriale della Pirelli. Dove Francesco De Negri ha lavorato dal 1955 al 1985.

È la prima volta che nonno e nipote percorrono insieme le strade tra viale Sarca e viale dell’Innovazione, dove oggi si stagliano gli edifici U6 e U7 della Bicocca. Francesca è milanese, ma nonno Francesco viene da «San Leucio, frazione di Caserta – racconta –. Sono salito a Milano nel 1954 dopo essermi laureato in Ingegneria meccanica alla Federico II ed un periodo di lavoro nell’azienda tessile di famiglia. Prima casa in viale Umbria. Per raggiungere la Pirelli, prendevo la filovia 91, sempre molto affollata, tant’è che spesso viaggiavo sul predellino di ingresso vettura, e in via Tonale il tram 31». Erano gli anni '50. «Fui selezionato dopo un colloquio con i pezzi grossi». Prima impiegato, poi dopo breve tempo funzionario, infine dirigente. Inizialmente delegato «nella prima applicazione in Pirelli-Cavi del calcolatore IBM 305 – ricorda ancora De Negri senior – successivamente ai rapporti con la nostra società americana di consulenza che mi permise di conoscere a fondo i vari reparti di produzione ed infine delegato alla vendita dei cavi alta tensione e relativi impianti, sia terrestri che sottomarini, ai maggiori utenti italiani come Enel, Acea… In ultimo ai rapporti tecnici con forniture di consulenza ed impiantistica e di macchinari e impianti alle consociate italiane ed estere del settore Cavi».

Oggi è la nipote a dover superare i colloqui. D'esame e, tra pochi mesi, della discussione di tesi. «Ho scelto l’Università Bicocca – dice la studentessa – perché è all'avanguardia nella pedagogia. Cominciando a frequentarla mi sono tornati in mente i racconti del nonno». Insieme attraversano il quartiere, passano per via Bicocca degli Arcimboldi. La torre di raffreddamento, «il caminone», inglobato oggi dentro gli Headquarters Pirelli, emoziona Francesco. «La centrale termica – ricorda – era un punto di riferimento. Divideva la sezione Cavi da quella Pneumatici».

La riqualificazione dello Studio Gregotti Associati ha trasformato il sito. Ma non del tutto. L’ex dirigente riscopre le due passarelle aeree che uniscono U6 e U7. «Le notavo ogni volta che andavo a mensa – osserva – una mensa innovativa, con i vassoi sul tapis roulant. Si chiacchierava e si mangiava benissimo. Primo a 20 lire, secondo a 95». Una delle prime mense a self service. Oggi al suo posto si estende piazza della Scienza, tra quattro dipartimenti dell’ateneo.
La memoria di ferro dell’ex dirigente snocciola aneddoti su aneddoti. Ricorda le attività produttive, reparto per reparto, l'autorimessa, la tipografia e il servizio sanitario aziendali, l'asilo Pirelli «alla penultima fermata della 31», il primo computer, «il calcolatore Ibm 305 che occupava una intera stanza», la «fiumana degli operai dalla stazione di Greco, le partite di tennis al centro sportivo di viale Sarca, finito il lavoro. Il campo da pallacanestro dove si esibirono gli Harlem Globetrotters». Quello che oggi è il Bicocca Stadium, l’ex Pro Patria. Francesco non dimentica un incontro speciale. «L’ingegnere Leopoldo Pirelli salutava di persona tutti i neo-dirigenti».

Poi, i tempi cambiano. De Negri va in pensione. Il quartiere cambia volto. Il calcolatore Ibm 305 cede il passo a pc, palmari e smartphone usati dagli studenti, ma anche dai tecnici, dagli uomini e donne che continuano a lavorare negli uffici e nei laboratori hi tech della Pirelli, Siemens e Deutsche Bank. Ma in questa passeggiata tra Bicocca del passato e del presente, su tecnologia e modernità prevale qualcosa che non muta nel tempo: gli sguardi d’intesa, affetto e ammirazione che solo un nonno e una nipote possono avere.