Vittorio Gregotti ci ha lasciato, colpito dal coronavirus, certo ad un’età invidiabile, ma questo è proprio il discorso che in questi giorni non vorremmo più sentire. Gregotti, architetto, urbanista, direttore di Casabella, saggista ha impresso un segno in tutti noi che lavoriamo in Bicocca, che si apprezzi la sua architettura, oppure no.
Gli edifici denominati U sono, per chi lavora e studia in questi luoghi, ormai un punto di riferimento nel nostro orizzonte spaziale. Proprio in questi giorni in cui la maggior parte di noi non può recarsi a lavorare e a studiare in Università mentre alcuni invece garantiscono con la loro presenza un presidio che ci incoraggia, ci mancano quegli spazi, che sentiamo come nostri, con le loro prospettive definite, i punti di fuga lungo le direttrici, la macro scala in cui l’essere umano torna a essere piccolo, le tonalità scandite, una caratterizzazione che ha fatto diventare questo quartiere un posto unico in Milano, ricco di mille sfaccettature, positive, negative, in continua trasformazione. Un assetto con un’identità definita, la concretizzazione di un’ipotesi civile, oltre che architettonica.
In un momento per tutti così complicato ci viene naturale ricordarlo insieme alla professoressa Franca Zuccoli, docente di educazione all’immagine del Dipartimento di Scienze Umane per la formazione, che come molti altri docenti e dipendenti impegnati in questo campo, prova a valorizzare i nostri luoghi organizzando passeggiate e promuovendo i nostri spazi.
“Mi sembra importante, per noi di Bicocca, ricordare Vittorio Gregotti perché ha costruito questi luoghi, con un’idea di fondo che era quella del superamento del campus, non più uno spazio chiuso, in un confine delimitato, ma un’università aperta fin dalla sua nascita, collocata dentro la città, in uno scambio fluido e naturale. Un dentro e un fuori che non ha confini, né barriere, in cui l’accesso per chiunque è libero. Grandi assi attraversano gli U, piazze ribassate mobilitano lo sguardo, anche se la reale funzionalità ipotizzata, divenire spazi dell’aggregazione e del contatto, purtroppo non è diventata pienamente quello che si aspettava l’architetto."
Professoressa può brevemente ripercorrere alcuni passaggi che hanno portato alla creazione dell’Università in Bicocca ?
Lo faccio volentieri partendo direttamente dalle sue parole, le mie sarebbero poco significative, seguiamo il percorso che ha portato alla costruzione dei luoghi attuali, un lungo viaggio intrapreso nel 1985 e proseguito, insieme al suo studio fino al 2005:
«Il concorso internazionale a inviti per la trasformazione dei 750.000 mq dell’area delle Industrie Pirelli del nord di Milano in via di dismissione venne bandito nel 1985.[…] l’impostazione originaria mirava soprattutto alla costituzione di un polo per la ricerca, ma sin dall’inizio la prospettiva di una struttura multifunzionale era apparsa come essenziale […] identità specifica di questo “centro storico della periferia”, come noi progettisti l’abbiamo, un po’ paradossalmente, definito. […] La semplicità, l’ordine, l’organicità e la precisione sono le qualità necessarie a questo scopo.» (Gregotti, 2002*, pp.83-87)
Ecco alcuni dei punti per lui fondanti per permettere una necessaria caratterizzazione di questo spazio, ne voglio ricordare oggi almeno due legati alla volontà di favorire una immediata riconoscibilità:
«5. Un disegno urbano ordinato da un preciso principio insediativo, dalla chiara leggibilità, sufficientemente fitto da costituire un sistema ricco e concatenato di intenti urbani ed insieme di relazioni differenziate tra le parti; 6. Una struttura in grado di ordinare e far riconoscere parti e spazi identificabili o variati nella loro concatenazione che siano in grado di favorire un sistema di orientamento semplice e di percezione a più livelli di approfondimento. Il sistema insediativo della griglia, che volontariamente riprende quello industriale in una forma di memoria strutturale, è intersecato e reso più specificamente complesso da una serie di altri elementi.» (Gregotti, 2002, p.84)
Per ricordare Gregotti il nostro pensiero va immediatamente al 15 maggio 2017 qui in Bicocca in uno degli ultimi eventi pubblici che lo hanno visto ancora protagonista, in un legame forte con la nostra università. Ci fa rivivere quella giornata e il suo significato per l’Ateneo?
Sempre nel procedere del cammino di Milano Bicocca, nello sviluppo delle sue potenzialità artistiche, un punto fondamentale è stato quello del collocamento dell’opera ambientale Pietrarubbia Group di Arnaldo Pomodoro, nella piazza dell’Ateneo Nuovo antistante l’ingresso principale dell’edificio U6, il più rappresentativo della nostra università. La scultura ha indubbiamente modificato il panorama visivo di questo spazio, oltre allo stesso modo di “abitare” la piazza, divenuto ormai un luogo condiviso e particolarmente vissuto. In questo caso, sia sull’appropriatezza dell’inserire questa opera in un contesto che non l’aveva prevista, sia sulla scelta di dove posizionare il gruppo scultoreo l’apporto di Vittorio Gregotti è risultato fondamentale, manifestato anche dalla sua presenza all’inaugurazione, momento collettivo di un ateneo giovane che costruisce un’immagine con dei riferimenti espliciti.
È stata una bellissima giornata di sole, molto partecipata dalla comunità accademica e dalla cittadinanza, erano diversi anni che Gregotti non veniva in Bicocca e nelle sue parole ha voluto rievocare gli scambi con il maestro Pomodoro sulla scelta della collocazione dell’opera, elemento di connessione tra le parti di questa zona della città insieme al lavoro di altri artisti che negli anni hanno arricchito il quartiere.
L’esperienza delle passeggiate nel quartiere organizzate in questi anni, con varie tematiche di approfondimento, come si relazione all’opera di Gregotti, quanto la sua architettura continua a parlare di lui?
Una delle tappe fondamentali nel costruire le passeggiate di Bicocca - che periodicamente l’Università propone per e nel quartiere - è stata l’esposizione temporanea al Pac intitolata “Il territorio dell’architettura. Gregotti e Associati 1953_2017” allestita dal 20 dicembre 2017 all’11 febbraio 2018, a cura di Guido Morpurgo. Proprio l’avvio di questa mostra ci ha interrogato: è sembrato infatti necessario a un gruppo di docenti e di referenti dell’Area della comunicazione progettare delle camminate e dei tour guidati nel luogo più gregottiano della città intraprendendo un modo diverso per far conoscere anche l’università come patrimonio architettonico, spazio della cultura e della ricerca in costante evoluzione. In questo caso si è trattato di un progetto costruito insieme a Fondazione Pirelli, che ha visto i cittadini muoversi tra i luoghi del campus aperto, della Fondazione e dell’headquarter della società, entrando in contatto e vivendo con ambienti e patrimoni molto diversi.
Mi piace ricordare anche l’iniziativa "Urbana" del Dipartimento di sociologia e ricerca sociale che, nelle due edizioni, ha saputo valorizzare la nostra università ponendola in connessione con le esperienze di esplorazione in Barona e Bovisa del Politecnico di Milano e dello Iulm.
Da docente che vive quotidianamente gli spazi dell’Università pensa che Gregotti sia riuscito a dare all’area della Bicocca un ruolo di nuova centralità per l’area metropolitana milanese?
Credo che percorrendo questa area, quando sarà nuovamente possibile, potremo cogliere l’identità definita di questo spazio, non ancora conclusa, che auspicabilmente nei prossimi anni, con nuove progettualità potrà arricchirsi di spazi verdi e di nuove opere d’arte. Ecco forse questo ci permetterà di sviluppare quella policentralità necessaria a Milano per la sua continua crescita. Contiamo su questo sviluppo in questo momento, che vediamo attualmente così drammatico. Il luogo del nostro lavoro, della ricerca e dello studio può divenire ancora di più uno spazio del confronto e dell’incontro,valorizzando le proposte di Gregotti, vissute nel contemporaneo in una chiave forse più ecologica.
Proprio sulla valorizzazione di questi spazi dobbiamo ricordare anche l’azione che sta compiendo chi opera a favore del Distretto Bicocca, un modo per potenziare le proposte dei singoli soggetti che operano e lavorano in questi luoghi, facendole conoscere e attivando reti di azione. Abbiamo la fortuna di avere anche un Prorettore per i rapporti con il territorio,il professor Nuvolati, con i suoi progetti e proposte mirati allo sviluppo di questa area, nella visione della creazione di nuove progettualità artistiche, museali, che puntano a coinvolgere tutti.
Insomma quando finirà questa attesa, saremo lì, pronti a riappropriarci e a continuare nell'azione di promozione e miglioramento dei luoghi della comunità; ma già da ora, con un pensiero rivolto a quanto possiamo fare, con uno sguardo aderente al presente e proteso al futuro.
--
Per approfondire *:
Gregotti, V. (2002)“Project Bicocca. Progetto Bicocca”, in Leotta Nicolò (a cura di), La nascita di una università nuova: Milano-Bicocca. Dal lavoro di fabbrica alla fabbrica del sapere, Skira, Milano, pp.82-97.