Quando si pensa al carnevale, la prima cosa che viene in mente sono le maschere ed i carri allegorici che sfilano per le vie delle città creando un’atmosfera scherzosa e spensierata. Il termine “Carnevale” ha origine dalla locuzione “carne-levare”, ossia togliere la carne, che sta ad indicare il banchetto che si teneva durante il Martedì Grasso e precedeva il periodo di astinenza della Quaresima, in cui a nessuno era concesso mangiare carne.
Il Carnevale, spiega Rita Capurro, docente al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale , affonda le sue radici nel mondo antico con una tradizione ricorrente nel mese di febbraio, propiziatoria di fertilità per l’imminente primavera, con rituali che ponevano al centro il riso e la festa. Nel mondo dell’antica Roma una manifestazione di questo tipo si riconosce nei Lupercalia, che si svolgevano attorno al 15 febbraio e dove alcuni giovani appartenenti alle migliori famiglie, coperti da pelli di lupi, dopo avere banchettato in modo straordinario, compivano giri per la città percuotendo con strisce di pelle di capra il terreno e donne desiderose di maternità.
Nel mondo cristiano il Carnevale diventa un periodo propizio per i festeggiamenti prima di immergersi in quello penitenziale della Quaresima. Notizie sui festeggiamenti del Carnevale nella Roma cristiana risalgono almeno al XII secolo, con giostre, eventi e parate di cavalieri con la partecipazione del pontefice. La tendenza giocosa investiva ogni manifestazione e persino nelle chiese i preti potevano esibirsi nei cosiddetti “scherzi da prete”, con giochi e scherzi che rallegravano l’assemblea dei fedeli.
Il carnevale romano dal XV secolo divenne un evento ancora più ricco, con gare di corsa a premi (dalle quali deriva il nome di via del Corso), giochi in piazza, spettacoli teatrali e pirotecnici e, soprattutto, la creazione di straordinari apparati effimeri che videro protagonisti alcuni tra i maggiori artisti attivi nella città. Il Carnevale romano è stato per secoli un evento unico per grandezza e sfarzo, descritto dai grandi viaggiatori come Goethe, Andersen, Dickens. Ma con l’arrivo a Roma dei Savoia, cominciarono ad essere applicate diverse restrizioni che spensero in poco l’evento. A onore del vero, la sospensione del rigore della legge nel periodo del Carnevale si era trasformata nel tempo anche in un’occasione per attuare vendette abusi e violenze tali, che la stretta finale divenne inevitabile.
Perché ci si maschera?
Il mascheramento era già un elemento caratterizzante le feste di fine inverno delle tradizioni del mondo antico, che sono state poi assimilate nel Carnevale. Gli esempi più antichi possono essere riconosciuti nelle maschere sarde, come i Mamuthones del Carnevale di Mamoiada, interpreti di riti e danze ancestrali. Nel Carnevale legato al mondo cristiano, il mascheramento rispondeva anche alla sospensione temporanea dei ruoli della società per cui un povero poteva rivestire gli abiti del nobile, l’uomo quelli della donna, e ci si abbandonava alla fantasia creativa del travestimento fuori da ogni schema. La maschera sul volto segna anche un’altra caratteristica del Carnevale che è quella di accantonare la propria identità e attribuirsene una provvisoria. Questo tipo di maschera nella Venezia decadente e bellissima del XVIII secolo, era divenuta il segno dell’anonimato per abbandonarsi senza timore di giudizi a ogni licenziosità.
Il carnevale italiano oggi: da Venezia a Viareggio, da Ivrea a Milano. Ogni regione festeggia a modo suo questa ricorrenza, ma i colori e la voglia di divertimento accomunano un po’ tutto lo stivale.
Le grandi manifestazioni carnevalesche italiane hanno rimandi a tradizioni antiche ma, nelle loro ritualità, si sono configurate principalmente tra XIX e XX secolo. Ogni Carnevale ha caratteristiche proprie, attrattive per pubblici con diversi interessi. Dai grandi carri allegorici di Viareggio e Cento alla battaglia delle arance di Ivrea, l’elemento comune di questa festa è il divertimento. Le maschere tradizionali ricordano che diverse città hanno tradotto in personaggi simbolo il proprio carnevale: Pulcinella per Napoli, Meneghino per Milano, Gianduia per Torino, Pantalone per Venezia e tutti gli altri, appartenenti alla tradizione della commedia dell’arte, oggi sempre più raramente sono protagonisti dei grandi carnevali, e tuttavia il loro nome evoca precisi riferimenti diffusamente riconoscibili.
Un aspetto non trascurabile delle tradizioni del Carnevale riguarda poi le specialità gastronomiche regionali, specialmente di dolci e fritti. Le frittelle simili un po’ in tutta Italia ma conosciute con nomi diversi: chiacchiere, frappe, bugie, cenci; altri dolci fritti diffusi in aree specifiche come la cicerchiata nelle regioni del centro Italia o le graffe napoletane; altre variamente diffuse in alcune regioni come le castagnole, presenti nella tradizione del Veneto ma anche dell’Emilia Romagna.
Oggi il Carnevale si è un po’ scollato dal tempo del calendario cristiano e molte manifestazioni travalicano quel confine del Mercoledì delle Ceneri che dovrebbe decretarne l’archiviazione fino all’anno successivo. Vale la pena ricordare tuttavia che a Milano, in piena aderenza con il calendario della Chiesa ambrosiana, il Carnevale arriva ufficialmente e, senza bisogno di sconfinare nel periodo di Quaresima, alla domenica successiva. Questa differenza è un elemento che inorgoglisce non poco gli ambrosiani.