L’universo letterario creato dalla fervida immaginazione di John Ronald Reuel Tolkien sta vivendo in questo inizio millennio una nuova giovinezza, grazie innanzitutto alle pellicole firmate dal regista neozelandese Peter Jackson.
Ora, a distanza di venti anni dalla trilogia cinematografica de “Il Signore degli Anelli”, una serie tv targata Prime Video prende per mano i fan del fantasy con lo scopo di accompagnarli nuovamente nella Terra di Mezzo. Agli spettatori vengono presentati gli avvenimenti che precedono in linea temporale le avventure di Bilbo Baggins ne “Lo Hobbit”. Il fulcro di questa nuova opera cinematografica si concentra infatti intorno alla creazione dei famosi artefatti magici denominati “Gli Anelli del Potere”.
Sembra che il fascino esercitato dal mondo magico e archetipico scaturito dalla geniale mente di Tolkien non accenni a diminuire nel tempo. Per scoprirne i segreti, ci siamo fatti aiutare da Annamaria Poli, ricercatrice di Cinema e Arti visive presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione "Riccardo Massa"
Quali sono i motivi di questo successo?
«La celebre opera letteraria di Tolkien non smette mai di affascinare i propri fan, il suo grande successo di pubblico è attribuito, in parte, anche alla rilevante produzione cinematografica che, dagli anni Settanta, ha accolto questo genere letterario ispirato al fantasy e che ancora oggi attrae sempre più nuovi spettatori.
I film del genere fantasy si riferiscono a una produzione molto ampia, in Francia viene chiamato genere “fantastique” includendo anche film horror e di fantascienza, una produzione che deriva dagli early film di Georges Méliès e dello spagnolo Segundo de Chomón, inventori del genere fantastico europeo, genere che nel tempo è notevolmente migliorato grazie a mezzi tecnici più evoluti.
Tuttavia il genere fantasy, termine inglese, si differenzia dal fantastique, appartiene sempre alla produzione più generale della cinematografia di genere fantastico, ma più precisamente, viene definito “heroic fantasy”, che tradotto in italiano significa letteralmente “fantasia eroica” oppure “fantasia epica” sebbene quest’ultimo termine sia d’uso meno comune.
L’heroic fantasy comprende oltre i film, i videogiochi, i giochi di società, la fumettistica e la rilevante letteratura, definita anche “high fantasy”, che deriva dal genere epico e fiabesco dove il mito e la leggenda sono elementi fondanti in cui il bene e il male sono antagonisti.
Nel cinema, il genere heroic fantasy si differenzia dal fantasy per alcuni essenziali invenzioni visive e drammaturgiche quasi sempre presenti come, per esempio, l’ambientazione collocata in un mondo diverso dalla realtà ma con alcune caratteristiche che lo rendono somigliante. Non si riferisce al fiabesco, dove tutto è possibile perché totalmente fantastico, ma l’heroic fantasy obbedisce a delle regole narrative.
È una sorta di secondo mondo calato nel tempo del Medioevo e del feudalesimo, con personaggi come elfi, maghi e streghe che creano pozioni magiche, incantesimi, amuleti e spade portentose, elementi fondamentali per combattere mostri imbattibili e guerrieri sanguinari.
In questo mondo l’eroe è sempre presente, poderoso e intelligente, e solo lui (o lei se è l’eroina del racconto) può sconfiggere il male in difesa del territorio e del bene di ogni abitante di quel luogo. Il protagonista ha forza fisica e poteri ultraterreni indispensabili per combattere ferocemente contro il nemico, ma possiede anche un lato umano molto caratterizzante che seduce lo spettatore.
Il genere fantasy in questi ultimi anni viene riproposto in modo seriale dalle case di produzione cinematografiche statunitensi: al successo dell’opera letteraria, solitamente di origine anglosassone, segue il successo dell’opera cinematografica, raggiunto grazie al poderoso investimento economico che viene dedicato non solo alla produzione e distribuzione del film, ma comprende anche l’estensione verso gli altri media (fumettistica, videogiochi, serie TV, pubblicità) e il merchandising con la produzione di gadget sempre più sofisticati e accattivanti.
Un fenomeno che ha perfino generato una nuova categoria merceologica le cui origini sono proprio nella narrativa fantasy. Dunque i motivi del suo successo non sono solo riferibili al “genere narrativo”, ma derivano anche dall’indotto esterno che spinge a occupare altri settori economici.
Il cinema contribuisce ad amplificarne il successo, l’arte visuale continua a essere un’incredibile giostra delle emozioni sulla quale lo spettatore vorrebbe salire per estraniarsi dalla realtà nonostante sia solo per poco.»
In un certo senso potremmo parlare di “Epica moderna”?
«Più che di Epica moderna, si potrebbe parlare di “Epica postmoderna”, generatasi dall’abbandono dei progetti della modernità verso una creatività del riuso delle forme del passato, una sorta di rivisitazione spregiudicata e fantastica del Medioevo, traboccante di simboli.»
Cosa ne pensa dell’operazione di trasposizione cinematografica di questi romanzi e di altre opere letterarie? È un’azione utile o rischia di essere talvolta dannosa?
«Come ben descrive il professor Antonio Costa nel suo libro Immagine di una immagine (del 1993), la trasposizione cinematografica di opere letterarie produce molto spesso due tipologie di film così definiti: i film discretamente letterari, che in modo discreto lasciano trasparire la loro origine letteraria, e i film ostentatamente letterari cioè che esibiscono la fonte e spettacolarizzano l’incontro tra cinema e letteratura.
Tuttavia la divisione non è sempre così netta, vi sono anche film che solo in parte possono essere ostentatamente letterari, in quanto il film potrebbe esibire e mette in risalto la fonte letteraria dalla quale ha origine evitando di spettacolarizzare con enfasi l’incontro tra cinema e letteratura.
Il film letterario è tuttavia un film a rischio poiché può facilmente scaturire il confronto e di conseguenza ad ogni confronto potrebbero emergere statuto e configurazioni della testualità letteraria e di quella filmica. Inoltre non si deve dimenticare che è sempre presente anche il rischio della dimensione di illustrazione nel quale la cinematografia del genere fantasy spesso inciampa.
Per tutti i motivi accennati si tratterebbe di capire, secondo un approccio razionale, quali configurazioni filmiche si potrebbero produrre a partire dalla forma letteraria del testo.»