Un workshop dedicato all’educazione non violenta e rivolto a genitori, insegnanti, educatori ed educatrici, professionisti e professioniste che lavorano con bambini e bambine. A organizzarlo, venerdì 29 aprile, dalle ore 17 alle 18, in occasione dell’”International Day to #EndCorporalPunishment 2022” (Giornata internazionale per l’eliminazione delle punizioni corporali sull’infanzia), è il gruppo interdisciplinare di ricerca del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’Università di Milano-Bicocca, nato all’interno del progetto Erasmus+ DEPCIP (Digitised Education Of Parents For Children Protection). Un webinar organizzato in partnership con il network internazionale di End Violence Against Children. Questo il link per registrarsi all’evento: https://bit.ly/depcipendviolence.
«Questa giornata vuole tutelare tutti i bambini e le bambine vittime di punizioni corporali e vedere riconosciuti i loro diritti – spiega Elisabetta Biffi, che coordina il gruppo di ricerca interdisciplinare di Milano-Bicocca –. Il progetto DEPCIP è dedicato allo sviluppo di proposte formative per genitori per la promozione dei diritti dell’infanzia e per la prevenzione contro la violenza, e coinvolge cinque Paesi: Grecia, Lituania, Italia, Spagna e Turchia». Il gruppo di ricerca di Milano-Bicocca ha il compito di guidare la partnership nella progettazione di interventi formativi per i genitori.
Le punizioni corporali, ricordano gli organizzatori, nel 2006 sono state definite dal Comitato ONU sui diritti dell’infanzia come «qualsiasi punizione per la quale viene utilizzata la forza fisica, allo scopo di infliggere un certo livello di dolore o di afflizione. Nella maggior parte dei casi consiste nel colpire (“picchiare”, “schiaffeggiare”, “sculacciare”) i bambini e bambine, utilizzando la mano o un utensile. Il Comitato ritiene che altre forme di punizioni non fisiche siano ugualmente crudeli e degradanti, come per esempio le punizioni che mirano a denigrare», umiliare, minacciare o spaventare i bambini.
Secondo un report pubblicato nel 2020 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, le punizioni corporali rimangono la forma più comune di violenza sull’infanzia. In tutto il mondo, circa 4 bambini o bambine su 5, dai 2 ai 14 anni, vi sono sottoposti ogni anno in casa (punizioni fisiche e/o aggressioni psicologiche). Le punizioni corporali violano il diritto di bambini e bambine al rispetto della loro dignità umana e della loro integrità fisica, così come i loro diritti alla salute, allo sviluppo, all'istruzione e alla libertà da trattamenti crudeli, inumani o degradanti.
«All’interno dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite – riferiscono ancora gli organizzatori del workshop – i governi si sono impegnati a porre fine alla violenza sull’infanzia entro il 2030, ma le punizioni corporali continuano a danneggiare le vite di miliardi di bambini e bambine in tutto il mondo. A livello globale, secondo dati di End Violence Against Children, solo il 14% di bambini e bambine è pienamente protetto per legge dalle punizioni corporali. Questo significa che un certo grado di violenza nell'educazione di bambini e bambine è normalizzato, aprendo la porta anche ad altre forme di violenza e maltrattamento».
«La nostra ricerca – conclude Biffi – ha sottolineato l’importanza della formazione dei genitori e dei professionisti e delle professioniste dell’educazione. È importante quindi costruire degli spazi di confronto in cui poter condividere i propri dubbi e poter costruire, sia in autonomia sia nel confronto con gli altri, le basi per un’educazione non violenta. Attraverso il workshop, il gruppo di ricerca interdisciplinare DEPCIP vuole favorire una sensibilizzazione e un dialogo aperto intorno al tema».