Dagli incontri sul ring agli ultimi esami del corso di laurea in Scienze statistiche ed economiche, la vita per Fares Al Assi, milanese, 22 anni, genitori di origini giordane, è un percorso intessuto di sfide ed emozioni, fatto di impegni presi e da portare a termine con successo. Nello sport come nello studio. Fares Al Assi è stato proclamato pochi giorni fa, al PalaSomaschini di Seregno (MB), campione italiano, categoria 51 kg, ai Campionati Assoluti maschili Elite organizzati dalla FPI, la Federazione Pugilistica Italiana. Ed è anche un nostro studente, iscritto al terzo anno del corso di laurea in Scienze statistiche ed economiche (afferente al Dipartimento di Economia, Metodi Quantitativi e Strategie di Impresa), supportato dal programma Dual Career dell’Ateneo, il percorso di doppia carriera che garantisce una serie di benefit e servizi per conciliare impegni agonistici e studi universitari.
Fares Al Assi, partiamo dallo sport: ci racconti come hai vinto?
Per me è stata la seconda finale “da elite”, la precedente l’avevo persa nel 2022. Avevo invece vinto due finali su tre da under 22. Non essendo testa di serie, il sorteggio non è stato benevolo: ai quarti ho dovuto battere Matteo Lostia, campione italliano Youth 2023, passato quest’anno “elite”, in semifinale Alessio Camiolo, il campione in carica, che mi aveva battuto a giugno nell’ultima finale under 22, e, in finale, Filippo Seca, un ragazzo entrato nel giro della nazionale elite. Tre match in tre giorni, tutti e tre vinti ai punti. Ora mi sento di far parte del grande palcoscenico della boxe italiana.
Quando hai iniziato a tirare di boxe?
Ho iniziato a 17 anni e per questo nelle prime competizioni nazionali ho dovuto farmi strada perché non conoscevo nessuno e nessuno mi conosceva. Ho fatto calcio per dieci anni, militando anche nella Lombardia Uno, società affiliata al Milan. Ma alla fine mi erano venute meno le motivazioni. Alcuni amici che praticavano la kickboxing mi dicevano di andare in palestra, provare, vedere come mi trovavo. Ho provato, ho scoperto la boxe e da allora vado in palestra tutti i giorni.
Cosa ti attira di questa disciplina?
È uno sport individuale, riguarda solo te, meriti e critiche. Non è un gioco, come altri sport, ti trasmette più passioni a livello di emozioni e sentimenti. Sul ring puoi anche farti male. Il pugilato mi ha cambiato tantissimo, mi ha formato, reso più uomo e allo stesso tempo una persona più disciplinata, più rispettosa. Mi ha dato tanto anche nello studio. Mi sono diplomato al liceo delle scienze applicate dell’istituto Feltrinelli di Milano con 90.
Dopo la maturità, perché hai scelto di iscriverti all’università?
La passione per lo sport va bene, ma devo avere anche un piano B per il futuro. Al liceo ho sempre avuto buoni voti, così ho deciso di continuare gli studi. Avevo tante possibilità davanti a me. Le materie che mi interessavano di più a scuola erano la matematica, la statistica, elaborazioni di dati, per questo ho puntato sul corso in Scienze statistiche ed economiche all’Università di Milano-Bicocca che combina insieme statistica, matematica ed economia e offre buone prospettive di placement dopo la laurea.
Come hai scoperto del Dual Career?
Tramite mail l’ateneo mi ha segnalato questa iniziativa. Mi sono informato, mi sono candidato e ho passato la selezione. Mi sta aiutando tantissimo, non so come avrei fatto altrimenti a conciliare studio e boxe, anche perché il livello sportivo delle competizioni ha iniziato ad alzarsi. Ora sono rientrato nel giro della nazionale, quando vengo convocato, ho gli allenamenti al Centro Nazionale di Assisi, in primavera si svolgeranno i mondiali, sogno di qualificarmi alle prossime Olimpiadi. Il Dual Career mi permette di spostare gli esami di 2-3 giorni o di giustificare la mia assenza alle lezioni in caso i competizioni o di chiedere aiuto al tutor per organizzare il mio percorso accademico, anche via whatsapp.
Un consiglio per colleghi di ring o di altri sport?
Vedo molti atleti che, iscritti all’università, mettono in secondo piano gli studi, che rimandano all’infinito gli esami. Io, anche perché vengo da una famiglia in cui hanno studiato tutti, credo che sport e studi debbano avere la stessa priorità. Finora ho cercato di dare il massimo in entrambi gli ambiti, magari sacrificando le uscite con gli amici, il tempo libero, è stato molto difficile, ma poi quando porti a casa i risultati, è una soddisfazione immensa. Nella boxe come a scuola o in università.