Exercise addiction, quando lo sport crea dipendenza - Bnews Exercise addiction, quando lo sport crea dipendenza

Exercise addiction, quando lo sport crea dipendenza

Exercise addiction, quando lo sport crea dipendenza
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La corsa, i pesi, il nuoto. Ogni giorno, più volte al giorno. C’è un momento in cui l’esercizio fisco diventa una vera e propria dipendenza. In tanti si stanno già allenando per partecipare alla prossima edizione della CorriBicocca, ecco perché abbiamo chiesto a Luisa Girelli, docente di Psicobiologia e psicologia fisiologica di Milano-Bicocca, di spiegarci qual è il modo più corretto per avvicinarsi alla pratica sportiva.

Cos’è la dipendenza da sport?

Si inizia con il bisogno di stare in forma, ma poi spingersi oltre i limiti diventa irrinunciabile. La dipendenza da sport, ovvero l’exercise addiction, indica una condizione in cui la pratica di attività fisica è divenuta irrinunciabile tanto da indurre sintomi psico-fisici di astinenza in caso di sospensione anche solo di 24-36 ore.

Come si riconosce?

La caratteristica distintiva è proprio la presenza di sintomi di astinenza, quindi di squilibri nel tono dell’umore e/o nello stato di salute, in caso di astensione dalla pratica. Non è quindi l’abuso quantitativo di sport, il sovrallenamento o il sovrainvestimento nei confronti della pratica sportiva a definire il disturbo, ma la sintomatologia propria di qualsiasi forma di dipendenza da comportamento. Solo in quest’ultimo caso l’attività fisica svolge una funzione di regolatore dell’umore e di uno squilibrio interno che la rende dominante rispetto a qualsiasi altra dimensione della vita, con notevoli costi in ambito familiare, sociale e lavorativo.

Cosa fare se si riconosce la patologia?

Come in presenza di qualsiasi altra patologia il primo passo verso un percorso di cura è comprendere le problematiche che hanno condotto a questa condizione. Non è raro che la dipendenza da sport si associ a disturbi alimentari o a ipercontrollo alimentare, ma le motivazioni per sovrainvestire nell’attività fisica e nel proprio corpo (reale o immaginato) possono essere molteplici ed è solo uno specialista che può aiutarne l’identificazione e la comprensione. La graduale riduzione di attività è benefica per il fisico ma solo se associata ad un percorso che permetta di affrontarne le cause sottostanti.

Quindi sport sì, ma con moderazione

La moderazione è sempre una buona regola, soprattutto se intensa come capacità di agire con senso della misura. È ovvio però che se lo sport può dare dipendenza è perché la sua pratica regolare può produrre piacere e aumentare il benessere di chi lo pratica. Diversi studi hanno chiarito i meccanismi neurobiologici sottesi a questo fenomeno, mettendo in luce come l’attività aerobica sembri attivare la disponibilità di dopamina e di “beta-endorfine”, sostanze chimiche endogene del cervello dall’effetto simile agli oppioidi esogeni, come eroina e morfina. E’ indubbio e provato che la regolare attività fisica produce benessere psicologico, ad esempio aumentando il senso di autoefficacia e la consapevolezza di sé, riducendo stati d’umore negativi come ansia, fatica e tensione. Quindi ben venga ricorrere allo sport come farmaco del buon umore, ma come ogni farmaco è bene non abusarne!

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