Christian Eriksen si è accasciato sul campo, in arresto cardiaco causato da aritmia. Non vi fosse stata assistenza immediata, sarebbe un altro caso di “morte improvvisa” in un soggetto giovane e, almeno apparentemente, sano. Capita assai più spesso di quanto la cronaca lo riporti.
“Apparentemente sano” perché, in realtà, all’origine dell’aritmia sta sempre una patologia del muscolo cardiaco, di origine genetica o acquisita, ma spesso completamente silente e, quindi, assai difficile da individuare. In molte di queste patologie, l’arresto cardiaco può rappresentare il sintomo di esordio e l’esercizio fisico ne è spesso il fattore scatenante. Anche se un intervento tempestivo può, in una buona parte dei casi, interrompere l’aritmia, la natura improvvisa dell’evento ci lascia pochissimo tempo: basta qualche minuto perché la mancanza di sangue produca danni neurologici irreversibili.
Quindi, la prevenzione è l’unica strada veramente percorribile; tuttavia, essa richiede l’individuazione del “rischio”, a cui soggetti mai giunti all’attenzione del medico possono essere inconsapevolmente sottoposti. Tale compito rimane un problema irrisolto, complicato dalla necessità di bilanciare la cautela preventiva con il costo, non solo economico, della diagnostica applicata ad una popolazione vasta e non selezionata. La certificazione di idoneità all’attività fisica costituisce un’occasione imperdibile, in cui una fetta crescente della popolazione generale (cioè di soggetti “sani”) viene valuta con alcuni semplici esami clinici. Purtroppo, la lettura di tali esami da parte del medico, per quanto accurata, è largamente inadeguata alla predizione del rischio.
Tuttavia, studi recenti indicano come la lettura degli stessi esami attraverso strumenti informatici sofisticati permetta di estrarre indicatori di rischio molto più sensibili. Una volta sviluppati e validati, tali strumenti permetterebbero, ad un costo molto basso, almeno di isolare la frazione della popolazione per cui accertamenti più approfonditi siano indicati e, a questo punto, economicamente sostenibili. Questa è una delle ipotesi di ricerca su cui progettiamo di lavorare presso il Centro di Medicina dello Sport di Milano-Bicocca, avvalendoci della rete di competenze multidisciplinari presenti in Ateneo. In costruzione nell’area del Bicocca Stadium, il Centro di Medicina dello Sport sarà un luogo dedicato alla ricerca di eccellenza ma anche un punto di riferimento dove svolgere un importante servizio a vantaggio del territorio.
[In Bicocca abbiamo 5 defibrillatori per le emergenze, ndr]
Foto di copertina: Reuters