Navigare in ambienti sconosciuti è un'abilità fondamentale che tutti utilizziamo quotidianamente. Tuttavia, la nostra capacità di orientarci potrebbe essere influenzata da fattori che non avremmo mai considerato. Una recente tesi di dottorato di Linda Mohamed Aly, supervisionata dalla professoressa Paola Ricciardelli del Dipartimento di Psicologia del nostro ateneo, ha esplorato come l'elaborazione delle emozioni negative degli altri possa influenzare le nostre abilità di navigazione spaziale. Attraverso cinque esperimenti con circa 1.000 partecipanti, i ricercatori hanno scoperto interessanti differenze di genere e implicazioni per le capacità visuo-spaziali.
Abbiamo chiesto loro di aiutarci a comprendere i risultati dello studio.
Professoressa Ricciardelli, in che modo l'elaborazione delle emozioni negative, come quelle paurose, influisce sulla capacità di orientamento nei diversi generi?
Abbiamo avuto una prima evidenza che, negli uomini, vedere un volto spaventato mentre si sta esplorando un ambiente non familiare rende più difficile l’orientamento. Al contrario, nelle donne, la presenza di un volto spaventato non influisce su questa abilità.
In questi anni Linda Mohamed Aly ha utilizzato diverse tecniche di ricerca per l’analisi della capacità di orientamento e navigazione nello spazio usando la realtà virtuale offerta dal Dipartimento di Eccellenza e dal MibTec. In quest’ultimo studio, è stato chiesto a partecipanti maschi e femmine di entrare in un ambiente virtuale che simula un edificio con diversi piani e navigare liberamente per cercare e trovare un oggetto nascosto. Dopodiché sono stati esposti, sempre in realtà virtuale, ad una serie di volti di uomini e donne che mostravano un’emozione, come rabbia, paura, o un’espressione neutrale, chiedendo loro di categorizzare il genere dei volti. Al termine, per ogni condizione emotiva, abbiamo chiesto ai partecipanti di rientrare nello stesso ambiente visitato in precedenza con l’obiettivo di ritrovare lo stesso oggetto misurando i tempi di percorrenza e la distanza percorsa dal momento in cui hanno iniziato a navigare a quello in cui hanno trovato l’oggetto.
Abbiamo rilevato che l'elaborazione delle emozioni negative, in particolare quelle paurose, influenza la capacità di orientamento in modo diverso nei maschi e nelle femmine. Quando i maschi vengono esposti a volti impauriti, tendono a peggiorare le loro prestazioni di navigazione quando viene chiesto loro di ritrovare l’oggetto. Al contrario, per le femmine l'elaborazione di volti impauriti non sembra avere un impatto negativo sulle loro capacità di orientamento e, in alcuni studi successivi, è stato osservato anche un miglioramento nelle loro prestazioni di cognizione spaziale.
Dott.ssa Mohamed Aly, perché l'esposizione a volti paurosi peggiora la performance di navigazione nei maschi, ma non ha lo stesso effetto nelle femmine?
Questo è l’aspetto interessante del nuovo lavoro, anche perché inatteso. Nella mia tesi ho formulato una serie di possibili spiegazioni e formulato alcune ipotesi per spiegare i risultati dei primi studi esplorativi. Quella da me testata riguarda la possibilità che la differenza tra uomini e donne riguardi le risorse necessarie per lo svolgimento del compito di navigazione e per l’elaborazione delle emozioni. Ho proposto che l'esposizione a volti impauriti peggiori la performance di navigazione nei maschi principalmente a causa dell'aumento del carico cognitivo imposto sulla loro memoria di lavoro visuo-spaziale (VSWM).
Nei maschi, il processamento delle emozioni negative dovrebbe richiedere molte risorse cognitive riguardanti questo tipo di memoria, riducendo così la loro capacità di mantenere e utilizzare informazioni spaziali che dovrebbero ricorrere allo stesso pool di risorse cognitive. Queste risorse, non dimentichiamolo, sono limitate. Per quanto riguarda le femmine, invece, la letteratura suggerisce che spesso sono meno brave rispetto agli uomini in navigazione e cognizione spaziale, ma tendono ad eccellere nel processamento delle emozioni facciali. Questo potrebbe permettere loro di elaborare la paura con una minore quantità di risorse cognitive, riducendo l'influenza della paura sulle loro capacità di orientamento e, in generale, rendendole meno suscettibili agli effetti negativi delle emozioni.
Perciò, in uno studio successivo abbiamo testato se effettivamente i due generi differissero nel modo in cui utilizzano la memoria di lavoro visuo-spaziale per elaborare le emozioni facciali e svolgere compiti di cognizione spaziale. I risultati, per quanto indicativi di differenze di genere in linea con le nostre aspettative, hanno rivelato un’associazione non significativa anche se nella direzione attesa tra la performance in due compiti di VSWM, uno in cui si chiedeva anche l’elaborazione di volti impauriti e un altro di natura prettamente spaziale. Perciò, anche se le differenze nella gestione della VSWM potrebbero essere il motivo per cui abbiamo osservato le differenze di genere in un compito di navigazione spaziale, saranno necessari ulteriori studi per approfondire questa ipotesi.
Come possono i diversi tipi di stimoli emotivi (come corpi o contesti) influenzare la capacità di trovare la strada in modo diverso rispetto alle espressioni facciali?
[Linda Mohamed Aly] Mentre le espressioni facciali emotive, in particolare quelle paurose, hanno un impatto significativo sulla navigazione, altri tipi di stimoli come corpi che esprimono un’emozione (es. una persona con i pugni chiusi di fronte a sé suggerisce rabbia) o contesti minacciosi (es. un vicolo buio e stretto) non mostrano lo stesso effetto. Abbiamo ipotizzato che questa differenza fosse dovuta alla natura altamente comunicativa e sociale dei volti. Questi ultimi, in particolare nel contesto della navigazione, potrebbero fornire informazioni immediate e dirette più utili all’individuo di quelle che vengono percepite da altri tipi di stimoli. Per esempio, percepire l’espressione impaurita del volto di una persona potrebbe informarci sul dover o meno prestare attenzione a possibili pericoli nelle circostanze. Di conseguenza, elaborare un volto impaurito potrebbe attivare meccanismi di attacco-fuga che influenzano il comportamento di navigazione (dei maschi). I corpi e i diversi paesaggi, pur avendo una rilevanza sociale e comunicativa, potrebbero non attivare risposte comportamentali altrettanto forti come succede per i volti, portando a un minore impatto sulla capacità di orientamento.
Che tipo di strade, è il caso di dirlo, si aprono per la ricerca futura, sul ruolo sempre più significativo delle emozioni?
[Linda Mohamed Aly] Le emozioni sono fondamentali per la nostra vita e la nostra sopravvivenza. La mia tesi rappresenta uno dei pochi studi sull’integrazione tra elaborazione delle emozioni e navigazione spaziale. Pertanto, è certo che la ricerca futura potrebbe esplorare ulteriormente le differenze di genere in compiti spaziali che coinvolgono altre e diverse emozioni facciali. Comprendere come le emozioni influenzino la navigazione e i tipi di memoria coinvolti, potrebbe portare, per esempio, a sviluppare strategie di intervento per migliorare le capacità di orientamento in individui che hanno difficoltà con la navigazione a causa di disturbi specifici o danni cerebrali o che operano in situazioni di stress ambientale come fanno i soccorritori. Inoltre, un'altra area di interesse potrebbe essere lo studio del ruolo delle emozioni nell'orientamento spaziale in situazioni più realistiche. Per fare ciò, la realtà virtuale rappresenta un mezzo potente in grado di garantire un’indagine sempre più ecologica, valida e allo stesso tempo controllata. Per esempio, si potrebbero ricreare ambienti urbani o naturali in cui interagire con avatar in tempo reale che mostrano differenti emozioni. La simulazione virtuale delle interazioni sociali rappresenta sicuramente una direzione chiave per un’indagine più avanzata delle emozioni.