È uno dei Ragni di Lecco (o della Grignetta), lo storico gruppo alpinistico nato nel 1946. E studia nel nostro ateneo, corso di laurea in Fisioterapia. Simone Tentori, 24 anni, arrampicatore o, come si dice oggi, “boulderista”, è anche uno dei 25 atleti selezionati per partecipare al programma “Dual Career”, il percorso di doppia carriera, avviato da quest’anno accademico, che prevede una serie di benefit e servizi per conciliare impegni agonistici e studi universitari. Con Tentori cominciamo un viaggio del blog Bnews alla scoperta dei campioni “Dual Career” dell’Università Bicocca.
Simone Tentori, parlaci della tua vocazione sportiva. Sei un “boulderista”, ovvero?
Il bouldering, una volta chiamato sassismo, è una tipologia di arrampicata sportiva, che viene praticata a mani nude sui boulder, massi alti dai 3 ai 7 metri. Si scalano senza corda, con la protezione di materassi disposti alla base per attutire eventuali cadute. È la specialità di arrampicata che richiede più forza ed esplosività: siccome il percorso è più breve rispetto a falesie o pareti più alte, per salire si compiono meno movimenti, ma più intensi e concentrati.
Come si diventa arrampicatori?
Quando ero piccolo, mio padre mi ha sempre incoraggiato a vivere la montagna a “360 grandi”: escursioni, trekking, sci, mountain bike. Ho iniziato ad arrampicare seriamente a 11 anni frequentando un corso nella palestra dei Ragni di Lecco, lo storico gruppo alpinistico. A poco a poco ho cominciato ad appassionarmi, entrando a fare parte della squadra agonistica e a competere, a livello regionale, nazionale e internazionale.
Un anno fa si è parlato di te perché hai liberato il primo 8C della Valtellina: ci spieghi cosa significa?
Nel bouldering, ogni masso si può arrampicare su diverse linee di salita, alle quali si assegna un diverso grado di difficoltà, determinato in base all’inclinazione della parete prescelta, al numero e alle dimensioni degli appigli utilizzati per arrivare in cima. In Val Masino avevo deciso di scalare la parete più aggettate di un sasso alto 6 metri, sul quale c’era una linea che non era mai stata salita da nessuno, chiamata “Megalodonte”. Una linea al limite del possibile anche per me. Mi ci sono dedicato per tutto l’inverno, giorno dopo giorno, e a fine aprile sono riuscito a salirla e quindi a “liberarla”. Ho assegnato a questa linea una valutazione di 8C (ndA: uno dei gradi di difficoltà più alti nel bouldering) che ne fa la linea più competitiva della Valle” (qui il VIDEO dell’impresa).
E veniamo alla nostra università. A quale corso sei iscritto?
Sono al secondo anno di Fisioterapia. Dopo essermi laureato due anni fa in Scienze motorie, non avevo ancora le idee chiare su quale professione intraprendere. E avevo voglia di rimettermi di studiare. Ho scelto la Bicocca, perché alcuni miei amici fisioterapisti me ne avevano parlato molto bene. Il corso mi sta appassionando: mi affascina la chinesiologia, capire la meccanica del movimento umano. In futuro vorrei lavorare in ambito sportivo, combinando le mie competenze di fisioterapista e allenatore. Fino allo scorso anno insegnavo ad arrampicare ai più giovani.
Come hai saputo del programma “Dual Career”?
Dal sito dell’università. Mi è balzato all’occhio l’annuncio e ho colto al volo occasione: è un progetto molto interessante. Alle superiori e nell’università nella quale mi sono laureato prima di venire in Bicocca, essere un atleta non ha mai rappresentato un vantaggio. Anzi: dovevo lavorare il doppio. Grazie a “Dual Career” lo studente viene valorizzato anche per le sue qualità sportive.
C’è un trait d’union tra carriera sportiva e carriera universitaria?
Nell’arrampicata anche le sfide più dure, i massi più impervi, provando e riprovando, alla fine diventano traguardi raggiunti. Allo stesso modo gli impegni della vita, come quelli dell’università, richiedono impegno e dedizione. Bisogna insistere e i risultati alla fine arrivano.