Giulia Ghisleni è dottoranda presso il Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze. Fa parte di Biome Research, un team di giovani ricercatrici che concentrano i loro studi sulla biodiversità e sull’ecologia del microbioma, ponendo l’accento sulla salute umana e ambientale. Il suo soprannome all’interno del gruppo è “The Aesthete”, infatti oltre alla passione per la ricerca scientifica Giulia porta avanti con successo anche quella per l’arte.
Recentemente una sua illustrazione si è aggiudicata il primo premio del concorso indetto dalla Federation of European Microbiological Societies in occasione della Giornata Internazionale dei Microorganismi (International Microorganism Day), svoltasi il 17 di settembre. «Abbiamo tutti amato la tua illustrazione che mostra i fili della vita!» ha twittato l’account ufficiale della federazione, riferendosi all’immagine prodotta da Giulia.
Threads of Life © 2023 by Giulia Ghisleni is licensed under CC BY-NC-SA 4.0.
Per la stessa occasione la nostra dottoranda aveva realizzato e postato sui social altri contributi: il ritratto di Anton Van Leeuwenhoek (pioniere della microscopia) realizzato con batteri vivi e la creazione "Una storia di mondi nascosti", in cui la mano di un paziente, un chirurgo e un neonato ci trasportano attraverso le emozioni della nascita… ma un ecosistema dannoso nascosto si intreccia con i personaggi: gli ospedali sono anche luogo di una minaccia invisibile: la resistenza antimicrobica.
Giulia, è nata prima la passione per l’arte o quella per la microbiologia?
Ho sempre avuto un'inclinazione per la scoperta del mondo vivente e la creatività. Ricordo di aver sempre disegnato, così come ricordo di aver passato la stragrande maggioranza delle mie giornate d'infanzia a giocare con terra, foglie, lucertole e insetti. I miei genitori non mi hanno mai fermato, neanche quando ho allevato dei vermi in camera da letto o ho riempito il pavimento di gesso nel tentativo di ultimare una scultura.
Secondo te, quale apporto può fornire l’arte a una materia tecnica come la microbiologia?
Più di altre discipline, la microbiologia è di difficile rappresentazione: lavoriamo con organismi invisibili e inimmaginabilmente numerosi. Avere uno sguardo concreto sul microbiota è difficile anche per chi ci lavora quotidianamente.
La biologia studia soluzioni per migliorare la salute umana ma spesso non riceve la giusta importanza proprio perché non riesce a comunicarsi. Le immagini sono un mezzo efficace ed empatico, forse lo strumento migliore per evitare che la ricerca si isoli nei laboratori.
Ci racconti quale è stato il tuo percorso di studi?
Ho frequentato il Liceo Artistico Statale di Bergamo Giacomo e Pio Manzù, dove ho studiato discipline pittoriche. Durante gli ultimi anni ho sviluppato una curiosità verso la medicina e la biologia e tutti i miei progetti di pittura e scultura hanno iniziato a sovrapporsi allo studio del corpo umano e dei meccanismi biologici.
Il mio test d’ingresso per Medicina non è stato sufficientemente buono per entrare in una delle università milanesi, così ho iniziato a studiare Scienze Biologiche in Bicocca. Mi è bastata una lezione di Zoologia per capire che avrei dovuto continuare questo percorso.
Ho continuato la magistrale con il programma di Doppia Laurea del nostro Ateneo e nel 2022 mi sono laureata in Genetica a Parigi e in Biologia a Milano.
Ora sto frequentando il primo anno del corso di dottorato in Tecnologie Convergenti per i Sistemi Biomolecolari e lavoro sul ruolo del microbiota nella salute dell’ambiente e dell’uomo.
C’è un’attività di ricerca a cui sei particolarmente fiera di aver contribuito?
Lo ZooPlantLab è un grande laboratorio e con le mie colleghe Antonia Bruno e Sara Fumagalli faccio parte del Biome Research Team. Sono orgogliosa di fare parte di questo gruppo: lavoriamo con dedizione e passione. Le nostre attuali linee di ricerca coinvolgono gli studenti e la popolazione e rendono il lavoro quotidiano una sfida e una soddisfazione costante.
Dedichiamo molte energie all’apertura del nostro lavoro verso la comunità, grazie ad eventi come il Bicocca Sampling Day, che permette a studenti di ogni corso di partecipare alla ricerca scientifica campionando in prima persona il microbioma della nostra università. Due edizioni si sono già svolte riscuotendo molto successo e due sono programmate per i mesi a venire.
Dove possiamo ammirare altre tue creazioni?
Qualche illustrazione si trova sulla mia pagina Instagram dove condivido le immagini che realizzo per pubblicazioni, concorsi e mostre. Quella premiata dalla Federazione Europea delle Società di Microbiologia verrà esposta alla nuova mostra “Birth: nascere non basta” che verrà inaugurata il 9 ottobre in Biblioteca.
Sono aperta a ogni collaborazione e chiunque volesse illustrare il proprio lavoro o condividesse la mia stessa missione artistico-scientifica può scrivermi una mail
Dopo il dottorato come continuerà la tua carriera?
Spero di poter continuare la mia carriera nell’ambito accademico e di continuare a fare una ricerca multidisciplinare. Voglio perfezionare le mie competenze scientifiche e migliorare la mia pratica di disegno. Sono convinta che la progettazione artistica e scientifica siano difficilmente distinguibili.
Bruno Munari, nel suo libro "Da cosa nasce cosa" descrive il percorso di progettazione necessario a passare dal piano astratto a quello concreto. Munari parla di design in riferimento all’ideazione di oggetti funzionali: definizione del problema, raccolta e analisi dei dati, creatività, sperimentazione, modelli, verifica e soluzione.
Questi passaggi non sono diversi da quelli che affrontiamo noi quotidianamente nello studio del microbioma. Spesso confondiamo il termine design con la sua accezione grafica, ma effettivamente significa progettare. La progettazione è quello che accomuna uno scienziato e un artista.
Foto di copertina (Giulia Ghisleni durante attività di sampling in Ateneo) dal profilo Instagram del Progetto Unibiome