Se pensiamo alla lingua dei segni probabilmente ci vengono in mente gli interpreti che traducono le conferenze dei politici o l’edizione in LIS del telegiornale. È una conquista relativamente recente e permette anche alle persone non udenti di seguire in televisione i principali avvenimenti, in un’ottica di inclusione sociale. Ma gli ambiti di applicazione della lingua dei segni sono ovviamente molto variegati e riguardano una molteplicità molto eterogenea di persone: professionisti, casalinghe, anziani, bambini…
A proposito: vi siete mai chiesti come si dice “caramella” o “cioccolato” nella lingua dei segni? Potreste scoprirlo su LinkedIn, seguendo la rubrica di Nicole Vian, tutor universitaria e conduttrice di laboratori LIS all’Università di Milano-Bicocca dopo aver conseguito un dottorato di ricerca presso lo stesso ateneo.
Nicole, maestra presso l’istituto Rinnovata Pizzigoni, è interprete LIS, nonché presidentessa dell’associazione Guanti Rossi, una Onlus che ha come scopo la diffusione dell’italiano, della Lingua dei Segni e delle metodologie autobiografiche e plurilinguistiche di educazione del cittadino italiano e straniero. Tra ricerca scientifica, formazione e assistenza sociale, il loro motto è: “Comunicare si può, sempre!”.
Nicole, come è nata la tua passione per la comunicazione e a cosa si deve il tuo interesse per la lingua dei segni?
La lingua dei segni è una lingua che ho imparato da bambina, non era la mia unica forma di comunicazione, ma mi supportava dove il mio udito faceva fatica. E’ una lingua che fa parte della mia vita da tanto, che ha plasmato il mio modo di vedere il mondo, perché chi parla la Lingua dei Segni ragiona per immagini e non per concetti sonori. La passione per la comunicazione l’ho scoperta da adulta, grazie alle persone che ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso di formazione e grazie ai bambini che ho incontrato durante la mia professione, e negli anni ho sempre più compreso che da soli non si fa nulla, si deve collaborare, co-costruire, donare, donarsi: e come si può fare questo? Solo comunicando.
Ci racconti il tuo percorso formativo e professionale all'interno di Milano-Bicocca?
Qui in Bicocca ho conseguito il Dottorato di Ricerca in Scienze della Comunicazione e Formazione. Sono docente dei laboratori di lingua dei segni per il corso di laurea in Scienze dell’Educazione, e da due anni ho iniziato un’esperienza nuova e molto coinvolgente perché sono tutor del tirocinio in Scienze della Formazione Primaria.
Quali sono le gioie e i dolori del lavoro di interprete LIS?
Credo sia una domanda difficile, ma provo a rispondere. Le gioie sono la bellezza di essere in quel momento, in quel momento preciso, essere ed esserci per qualcuno diverso da te; garantire libertà di partecipazione e di opinione, credere fino in fondo che anche un segno piccolo possa in qualche modo assicurare inclusione e magari cambiare, poco alla volta, la nostra società.
I dolori non sono tanti, c’è forse una nota amara, a volte, che è il mancato rispecchiamento nell’altro, ma su questo ne hanno parlato tanto e sicuramente tante persone più capaci di me.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Al momento sono molto impegnata a seguire le attività di Guanti Rossi, facciamo molto volontariato soprattutto adesso che le restrizioni sociali sono inevitabili, perché vogliamo che nessuno resti escluso.
Mi piacerebbe scrivere un libro sulla nostra città e sulle persone che si impegnano con e per gli altri.
Spero poi di continuare a lavorare in Bicocca, perché qui, nel mio piccolo, mi sembra di poter contribuire al miglioramento del nostro futuro.
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