Carlo Stanga, tra i più apprezzati e ricercati illustratori in Italia e all’estero, l’8 ottobre ha presentato in Bicocca il suo lavoro per l’Università. Durante una passeggiata nel quartiere abbiamo chiacchierato con lui per conoscere più da vicino il suo mondo artistico e professionale.
Il “progetto mappe”, coordinato dal professor Stefano Malatesta con la collaborazione del Settore Comunicazione, nasce su impulso della Commissione orientamento [coordinata dalla professoressa Maria Grazia Riva]. L’intendimento è arricchire il repertorio iconografico del campus universitario e del quartiere con una nuova immagine capace di “andare oltre” le mappe e di essere la rappresentazione del senso del luogo e della comunità. All’inizio del 2021 studentesse e studenti, docenti, personale dell’ateneo e negozianti hanno condiviso esperienze, ricordi, disegni e aspettative per consegnare ad un illustratore professionista una traccia sulla quale iniziare a creare. Carlo Stanga ha accolto con entusiasmo questa sfida e ci ha restituito un’immagine emozionante, capace di mostrare il presente e il domani, con un’illustrazione che mostra la trasformazione oggi in atto in Bicocca in direzione di un futuro sostenibile e sempre più verde.
Carlo conoscevi già il quartiere Bicocca e le sue più recenti trasformazioni, prima di lavorare al “progetto mappe” e come è stato il tuo approccio artistico e progettuale nell’illustrare questa zona della città?
Il quartiere lo conoscevo già, ma non le sue più recenti trasformazioni. Questo progetto è stato quindi anche l’occasione per approfondire i nuovi sviluppi. Il lavoro con l’Università è stato molto stimolante, mi ha dato anche l’opportunità di approcciarmi in un modo particolare, innanzitutto in modalità di ascolto con chi vive quotidianamente il campus e il quartiere. Non mi sono avvicinato con gli occhi del turista e di chi, come me, vive lontano, ma ho cercato di accostarmi a Bicocca e al senso di questo luogo attraverso gli occhi degli stessi “utilizzatori”. Mi ha molto interessato capire gli elementi che emergevano maggiormente: l’impronta di Vittorio Gregotti e l’idea di creare un centro “monumentale” con un’identità molto forte.
Ci descrivi brevemente il processo creativo della nascita di un’illustrazione anche per comprendere come hai impostato il tuo lavoro per la mappa/palcoscenico del campus e del quartiere Bicocca?
Parto sempre considerando una città come la scena di una pièce teatrale in cui la città stessa è parte della storia e la determina. Comincio a disegnare a matita i diversi edifici e poi li ricombino. Dallo schizzo su carta intervengo sul disegno con una penna a china, scansiono e rielaboro in digitale aggiungendo anche i colori. Utilizzo la spontaneità e l’immediatezza dell’azione della mano sulla carta, il trasferimento dell’immagine su computer mi permette poi di rendere il disegno molto flessibile e di andare incontro ai cambiamenti, così come è stato per la mappa di Bicocca. Il procedere su livelli mi consente nel futuro infatti di aggiungere o togliere agevolmente gli elementi in funzione delle trasformazioni della città, senza cancellare e intervenire pesantemente sull’illustrazione. Tengo poi le ombre su un livello trasparente separato, perché mi piace modificarle, anche in base alla provenienza della luce.
Hai lavorato in tempo di pandemia e lavori con commesse provenienti da tutto il mondo, come ti rapporti con i tuoi committenti e come riesci a combinare le loro esigenze con la tua traduzione artistica?
Cerco di ascoltare e capire bene cosa vogliono i miei committenti andando incontro alle loro esigenze, trovando i punti di incontro, senza però snaturare ciò che mi piace, altrimenti il risultato non sarebbe gradevole per nessuno. Occorre che venga rispettato un certo grado della mia libertà, perché il mio sguardo sulle città rimanga fresco. Con l’utilizzo della mano libera sono sicuro di riuscire a trasmettere il mio stile in modo diretto. Lavoro senza alcun problema con committenti di ogni parte del mondo e in ogni condizione attraverso videocall, e-mail, telefonate, condividendo schizzi, materiali, pensieri sui quali ci si confronta. Le uniche differenze sono i fusi orari!
Ora una domanda che ti avranno certamente posto in molti, ti sei trasferito a Berlino da quasi quasi 10 anni (giusto?): la città e la sua atmosfera contribuiscono a stimolare la tua creatività?
Sì, il 12 aprile sono 10 anni che vivo a Berlino. La città mi stimola molto, non è così frenetica da mettermi in un flusso troppo stressante, è in continua evoluzione e allo stesso tempo ha aspetti di grande rilassatezza e tranquillità.
Cosa cattura la tua attenzione quando disegni, interpreti o reinterpreti le città?
Mi cattura soprattutto una continuità, un’armonia. E’ più facile individuare questi elementi e lo spirito identitario in città come Venezia, che ha un linguaggio simile, mentre è più difficile trovare un fil rouge in realtà più caotiche come ad esempio a Tokyo, dove ci sono edifici molto differenti tra di loro ma anche aspetti più impalpabili della sua unicità, che come illustratore cerco di cogliere.
In chiusura, ti diverti ancora oggi a disegnare?
Sì, mi diverto molto ed è il motivo per il quale continuo a farlo e questo divertimento ha a che fare con la qualità della mia vita.
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Biografia di Carlo Stanga:
Carlo è stato sempre profondamente appassionato di disegno.
Dopo la laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano, ha scelto di proseguire la sua formazione frequentando studi di arte e design collaborando anche con Bruno Munari.
Il suo stile riconoscibilissimo ha vinto numerosi premi dell’Illustrazione italiana e sue opere sono state selezionate dall' American Illustration Annual, mentre recentemente ha vinto la medaglia d'oro della rivista statunitense Creative Quarterly e vari Awards of Excellence di Communication Arts.
Nel 2015 ha scritto e illustrato per Moleskine I am Milan, seguito poi da I am London e I am New York dando vita ad una nuova collezione di libri, dedicati alle principali città del mondo.
Nel 2020 realizza le illustrazioni per il libro per l'infanzia Zaha Hadid, scritto da Eloisa Guarracino e pubblicato da Raum Italic- Berlin e MAXXI, Museo dell'Arte del XXI Secolo - Roma.
Carlo vive e lavora a Berlino.
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Insights:
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