Ultimamente si sente sempre più spesso parlare di criptovalute. Da Marco Montemagno a Jamie Dimon, chi ha a che fare col mondo della tecnologia o con quello della finanza si è già fatto un’idea abbastanza precisa delle potenzialità e dei rischi correlati alla diffusione di Bitcoin e altre “monete virtuali” ma non è un tema semplice e i pareri sono davvero discordanti.
Abbiamo intervistato due esperti di Economia che hanno posizioni diametralmente opposte. Riportiamo le loro risposte, in modo che possiate vedere entrambe le facce della medaglia e farvi un’idea in merito.
Parola quindi a Raffaele Mauro, Managing Director di Endeavor italy, recentemente ospite di iBicocca ed Enzo Dia, docente di Economia Politica presso il nostro Ateneo
Bitcoin è la moneta universale del futuro?
Raffaele Mauro: «Sicuramente è una discontinuità tecnologica rilevante che ha consentito di realizzare transazioni in modo sicuro, non manipolabile e radicalmente decentralizzato. Questo ha sviluppato il fertile filone di ricerca della criptoeconomia ed ha aperto le porte all'economia dei cryptoasset. Bitcoin al momento mantiene un ruolo centrale essendo la struttura più sicura, stabile e antifragile (per Nassim Nicholas Taleb la capacità di reagire positivamente all’incertezza). Difficilmente sarà la "moneta universale" dato che nasce per risolvere problemi molto specifici. Vedremo in futuro un probabile affiancamento di diversi asset digitali crittografici, dove Bitcoin potrebbe mantenere un ruolo rilevante anche se non esclusivo.»
Enzo Dia: «I Bitcoin vengono considerati una moneta perché possono essere utilizzati per effettuare alcune, limitate transazioni. Perché possano essere un'alternativa credibile alle monete attualmente in circolazione la loro diffusione dovrebbe crescere in modo esponenziale per diversi decenni ma il loro utilizzo come strumento di pagamento non cresce abbastanza rapidamente e non penso che possa estendersi.»
Quali sono i vantaggi economici e sociali derivanti dall'introduzione di queste criptovalute?
Raffaele Mauro: «Le criptovalute consentono di realizzare operazioni economiche e applicazioni software di natura decentralizzata e resistenti alla censura da parte di governi o multinazionali. Si tratta di un valore economico e sociale immenso dato che la linea di tendenza attuale è un incremento di centralizzazione del web su poche grandi piattaforme e tentativi di invasione della privacy sempre più elevati da parte di alcuni Stati nazionali. Altre applicazioni importanti sono la protezione del patrimonio - alcune criptovalute sono disegnate per avere proprietà intrinsecamente anti-inflazionistiche - e la possibilità di fare trasferimenti bypassando intermediari costosi, per non parlare di tutte le potenziali applicazioni non-finanziarie legate al software: Internet of Things, certificazione, ecc.»
Enzo Dia: «Non vedo particolari vantaggi, anzi, paradossalmente il successo dei Bitcoin li rende una pessima moneta, perché la caratteristica fondamentale di un buon mezzo di pagamento è la stabilità del suo valore. I Bitcoin sono diffusi in una quantità dettata da un algoritmo che ne limita la crescita anche a fronte di una domanda crescente. La grande domanda ne ha quindi determinato un forte trend crescente del valore rispetto alle monete convenzionali. Al crescere del valore dei Bitcoin sta aumentando anche la loro volatilità. In altre parole il loro valore è diventato molto instabile e sono quindi diventati una pessima moneta.»
Quali sono i timori e le criticità relativi al "mining" e all'uso del Bitcoin?
Raffaele Mauro: «Da un lato il mining (procedura di creazione dei Bitcoin) è uno degli elementi di solidità del Bitcoin: costruisce gli incentivi per la rete, salda la sicurezza, rafforza le proprietà anti-inflazionistiche tramite una scarsità artificiale. Dall'altro lato ne costituisce anche un limite, dato che ha portato a forti fenomeni di concentrazione di potere in pochi soggetti che possono accumulare grande potenza computazionale e accedere a energia a basso costo. Il futuro è aperto e in rapida evoluzione, ci sono enormi filoni di ricerca accademica e applicata. Assisteremo sicuramente a ulteriori sviluppi in questo settore.»
Enzo Dia: «I Bitcoin sono attualmente oggetto di acquisti speculativi che non possono essere giustificati da alcun fondamentale economico. Sono un esempio perfetto di una bolla speculativa ed è facile prevedere che prima o poi il loro valore crollerà determinando il loro discredito e un sostanziale abbandono. Alcune figure di primo piano dell'industria finanziaria (come Jamie Dimon, CEO di JP Morgan) li hanno definiti una frode e penso che la definizione non sia inopportuna. È difficile ipotizzare che la comunità possa trarne dei benefici. La loro sostanziale opacità li rende inoltre uno strumento ideale per operazioni di riciclaggio.»
Un altro contributo sul tema arriva da Radio24, dove Ferdinando Ametrano (Metodi matematici dell'Economia e delle scienze attuariali e finanziarie) è intervenuto telefonicamente al programma 24 Mattino con Oscar Giannino. Riportiamo un estratto della trasmissione