Abbiamo chiesto qualche consiglio a docenti e ricercatori dell’Ateneo e raccolto alcune segnalazione dalla nostra redazione.
"A volte chi sparge il sale non sa che il suo sale incontra una ferita, invece di un'insalata."
Fuori Tel Aviv, un condominio borghese, tre storie sospese di famiglie che abitano in tre appartamenti dello stesso palazzo. Al centro della storia, le vite dei protagonisti, che si sfiorano nell’androne e sulle scale, nascondono problemi e segreti. L’idea narrativa è molto originale: i tre piani della casa riflettono le topiche freudiane dell’Es, dell’Io e del Super-Io di Freud. Eshkol Nevo, autore di "Tre piani" (Neri Pozza, 2017, traduzione di Raffaella Scardi), ci regala un romanzo intenso in tre lunghi atti, nei quali emerge la sua grande capacità di penetrare nella psiche umana e di descrivere la complessità delle relazioni e dei pensieri, dalle psicosi ai fallimenti, dai desideri ai turbamenti, che sottendono le azioni quotidiane e le apparenze della borghesia israeliana, ma anche di tutti noi. Al primo piano (l’Es, il luogo delle pulsioni e dell’inconscio) vive Arnon, con la moglie Ayelet e la loro bambina Ofri, talvolta affidata agli anziani vicini di pianerottolo. Al secondo piano c’è Hani (l’Io, espressione psichica la percezione e la coscienza, ill luogo dell’emozione), mamma di due figli e moglie di un marito assente, che cerca di rimanere in equilibrio tra istinto e ragione, facendo i conti con le sue fragilità. Il terzo piano, quello del Super-Io (l’insieme dei divieti sociali sentiti dalla psiche come costrizione e impedimento alla soddisfazione del piacere) è abitato dalla vedova Dvora, giudice neo pensionato, che nella sua solitudine parla alla segreteria telefonica lasciando messaggi alla voce registrata del marito Michael, morto da poco. Nel 2020 uscirà il film diretto Nanni Moretti, adattamento del libro ma ambientato in Italia e non in Israele, siamo molto curiosi di vederlo!
(Redazione Bnews)
Uccide, per noia, una compagna di classe. È a questo evento di cronaca realmente accaduto che lo scrittore cinese A Yi (pseudonimo di Ai Guozhu) attinge per raccontare una storia che rivela la crudele banalità del male. In "E adesso?" (Milano, Metropoli d’Asia, 2016) l’occhio esperto del poliziotto, professione svolta in passato dall’autore, si mescola alla sensibilità dello scrittore nel tracciare un ritratto dell’assassino alla prima persona, rivelandone i sentimenti (o la loro assenza assordante) con una scrittura asciutta e calibrata, efficacemente resa dalla traduzione italiana di Silvia Pozzi (docente Bicocca di lingua cinese). Una lettura che cattura e lascia senza fiato, un noir che trascende i confini e ci spinge a interrogarci sul senso che diamo alla nostra esistenza, una volta soddisfatti i bisogni primari.
(Alessandra Pezza, docente a contratto, Dipartimento di Scienze della Formazione “R. Massa”)
La scrittrice romana Melania Mazzucco ritorna al romanzo storico con "L’architettrice" (Einaudi, 2019) raccontando le vicende che ruotano attorno a Plautilla Bricci (1616-1705), unica donna del suo tempo ad avere realizzato opere architettoniche. Pittrice e architettrice di umili origini, Plautilla fatica ad emergere nell’ambiente degli artisti romani, dominato dagli uomini. Mentre racconta i fasti e gli intrighi della Roma dei papi, Mazzucco ci offre il ritratto di una straordinaria donna, la cui caparbietà e audacia le permettono di realizzare il proprio sogno di progettare e curare le decorazioni di un palazzo. La protagonista parla in prima persona permettendo al lettore di immedesimarsi nella sua figura, esempio di riscatto per tutte le donne moderne.
(Michele Riva, ricercatore, Dipartimento di Medicina e Chirurgia)
Per le vacanze natalizie consiglio di regalare i romanzi di Filippo Danovi, "La vita dipinta" (Novecento Editore, 2016) e di Giovanni Iorio "La repubblica segreta" (L'Erudita, 2019), i cui autori sono docenti nella nostra Università, come pure l'ultimo libro di Cesare Beretta, ex magistrato a Pavia e Milano e scrittore, "Commissario, non ricominciamo. Amore e misteri nella Milano della ricostruzione" (Robin Edizione, 2019). I fatti si svolgono tra i mesi di aprile e di agosto del 1945 in una Milano semidistrutta dalla guerra, che deve pensare alla ricostruzione. Il protagonista è un giovane procuratore legale, che riprende con fatica la professione e viene coinvolto in casi dalla svolta inaspettata.
(Paola Cuneo, ricercatrice, Dipartimento di Giurisprudenza)
Per il cinquantesimo anniversario dalla morte di Giovanni Comisso (Treviso 1895-1969), La nave di Teseo ha inaugurato la riproposta delle sue opere, a cura di Paolo Di Paolo, con Gioventù che muore (1949), offrendoci una rinnovata occasione di lettura. Gioventù che muore racconta la storia d’amore fra la trentenne Adele e il diciannovenne Guido durante il secondo conflitto mondiale. Poco importa che il romanzo racconti la vera storia d’amore di Comisso per il “fuggitivo” Guido Bottegal, giovane poeta morto fucilato dai partigiani sull’Altipiano di Asiago.Poco importa la motivazione autobiografica che sottende la finzione in uno sconfinamento dei generi consueto per l’autore. Il vero motore della narrazione è la stagione della giovinezza. C’è un solo metro esistenziale: i vent’anni, e la giovinezza che non dura più di vent’anni. L’obiettivo per Guido è “morire a vent’anni, per avere per sempre vent’anni”, vivere solo la propria primavera. Mentre seguiamo il perdersi e ritrovarsi dei due giovani amanti, la guerra rimbomba alle loro spalle, “la vita era per tutti come una porta uscita dai cardini”, fascisti e partigiani, tedeschi e alleati si muovono su una scacchiera impazzita. L’impolitico Comisso fornisce formidabili anticorpi per ogni credo. L’ossessione della gioventù si fa scrittura emotiva circolare, ripetitiva, continua, mantrica e ubbidisce alle regole di una prosa poetica. Così tutto ruota intorno a questa ossessione vitalistico-giovanile e dipana la matassa dell’età giovane per bruciarla sull’altare della storia. Sono pagine che si leggono assecondando la “fame tremenda” di vita di Guido e alla fine se ne rimane travolti e storditi. Comisso resta il cantore, come Bilenchi come Elsa Morante, in una prosa musicale e bellissima, dell’età incipiente, dell’incantamento di una sola stagione consumata sulla soglia invalicabile dell’età adulta. "Gioventù che muore", a cura e con introduzione di Paolo Di Paolo (La nave di Teseo, 2019).
(Benedetta Centovalli, editor e collaboratrice Dipartimento di Scienze della Formazione “R. Massa)
"Lontano dagli occhi" è la canzone del 1969 di Sergio Endrigo ed è anche il titolo del nuovo romanzo di Paolo Di Paolo (Feltrinelli, 2019) che ci aveva già catturato con "Mandami tanta vita" e con la sua grande capacità di maneggiare le parole. I suoi 6 personaggi vivono a Roma, primavera-estate 1983: tre coppie alle prese con altrettante maternità non volute. La storia scorre veloce e si apre con Luciana, giornalista precaria in giornale che sta per chiudere, innamorata dell’Irlandese, così come lo chiama lei, per via dei “capelli rossicci, di una consistenza simile allo zucchero filato”. Poi si incontra la diciassettenne Valentina, che non appena si accorge di essere incinta non vuole più parlare con Ermes il compagno di classe con il quale ha avuto una breve relazione e che inizia a mostrarsi indifferente. Infine si fa la conoscenza di Cecilia, una vita ai margini, tra la strada e una casa occupata, ma una sera torna da Gaetano al quale chiede un ultimo favore. Dopo queste tre vicende e una pagina del libro completamente nera entra in scena lo stesso scrittore che con "Vita 2" rimette in questione anche la propria storia, perchè come scrive l’autore niente ci accomuna come l’essere figli.
(Redazione Bnews)
Essendo la tecnologia ed il tennis due delle mie più grandi passioni, suggerisco la lettura di due biografie di due significativi e diversi protagonisti dell’epoca moderna. La biografia di Steve Jobs di Walter Isaacson (A.Mondadori, 2017) e "Open" l’autobiografia di Andre Agassi (Einaudi, 2015) Alla stesura ha contribuito in modo sostanziale J. R. Moehringer, scrittore e giornalista premio Pulitzer. Sono due storie straordinarie, molto diverse, ma nel contempo anche molto simili: i protagonisti, decisamente controversi, hanno dovuto affrontare tante sfide importanti ed hanno maturato un percorso ricco di successi ma anche di fallimenti. Si tratta di due libri molto piacevoli, adatti a tutti e non dedicati ai soli addetti ai lavori, che possono evocare alcune delle sfide che tutti noi affrontiamo quotidianamente nella nostra vita.
(Leonardo Mariani, professore ordinario, Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Comunicazione)
"Cento poesie d’amore a Ladyhawke" di Michele Mari (Einaudi, 2007) sono il suo esordio con la scrittura poetica. Un libricino con una raccolta di poesie “struggenti” di un amore tormentato e impossibile, nato ai tempi del liceo. Una storia d’amore e di un’ossessione che fa riferimento nel titolo al film fantastico e cult del 1985 di Richard Donner, nel quali i protagonisti Ladyhawke e Knightwolf sono due amanti che a causa di un sortilegio non riuscivano mai ad incontrarsi nelle loro sembianze umane. Lei, interpretata da Michelle Pfeiffer, di giorno era un falco e lui l’indimemnticabile Rutger Hauer, di notte si trasformava in un lupo.
(Redazione Bnews)
Luca Ricolfi nel suo "La società signorile di massa" (La Nave di Teseo, 2019) analizzando la società italiana contemporanea si pone una domanda che inizialmente può sembrare paradossale: come può una società signorile essere anche di massa? Sulla base di documentate evidenze empiriche l’autore introduce questa nuova categoria interpretativa che getta luce su un tipo di società dove si produce poco ma si consuma moltissimo. Nella società signorile di massa i cittadini che non lavorano hanno superato ampiamente il numero di cittadini che lavorano, larga parte della popolazione ha accesso a consumi opulenti e allo stesso tempo la produttività è ferma da vent’anni. Ricolfi ci offre una visione dell’Italia inedita, come un Paese si regge su un modello di organizzazione sociale in cui prevale un mix esplosivo di condizioni: ricchezza accumulata dalla generazioni dei nonni e dei padri, svalutazione della cultura scientifica e del sapere pratico, immigrazione incontrollata che ha favorito la formazione di un’infrastruttura para-schiavistica. In questo scenario sorgono due inevitabili domande: l’Italia è un caso unico o anticipa quanto accadrà su larga scala in Occidente? E, soprattutto, qual è il futuro di una società in cui molti consumano e pochi producono? Lo scenario più probabile è quello che chiama “argentinizzazione lenta”, vale a dire un indebolimento dell’economia e una disgregazione del tessuto sociale sufficientemente lenti da non provocare alcuna reazione.
(Sonia Stefanizzi, professore associato, Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale)
Chiudiamo questa breve rassegna con un consiglio decisamente natalizio, che si può leggere e rileggere ogni anno sotto le feste. "Il Pastore d’Islanda" (scritto nel 1936 ma tradotto in italiano solo nel 2016 da Iperborea), racconto e una favola sulla generosità e molti altri e personali spunti di riflessione, dell’islandese Gunnar Gunnarsson, un classico della letteratura nordica. È la prima domenica di Avvento e come fa da 27 anni il pastore Benedikt attraversa l’Islanda ricoperta di neve in compagnia del suo cane Leò e del montone Roccia alla ricerca delle pecore smarrite tra i ghiacciai e nel suo vagare per gli altipiani desertici fa incontri inaspettati, affronta l'asprezza della natura e del tempo. “E così finì il cammino dell’Avvento. Il compito era stato portato a termine e Benedikt era tornato tra gli uomini - ancora per un po’”.
(Redazione Bnews)