Voli in ritardo o cancellati. Viaggiatori esasperati. Sciopero dei dipendenti aeroportuali o delle compagnie low cost. Il settore del trasporto aereo in Europa sta registrando segni di ripresa della domanda dopo la crisi legata alla pandemia. Ma non appena sono cominciate le vacanze estive ed è aumentato il numero di viaggiatori, rispetto agli anni scorsi post-pandemia, il sistema è andato in tilt e la risposta non si è dimostrata adeguata. Ne parliamo con Ugo Arrigo, professore di Economia dei trasporti del nostro ateneo.
Ritardi e soppressioni nei voli: cosa sta succedendo?
Nonostante una ripresa della domanda di traffico aereo, aeroporti e compagnie aeree non si sono attrezzati per una risposta adeguata. Infatti durante la pandemia avevano rinunciato a una parte del personale, di terra e di volo, visto il crollo del mercato, privilegiando la minimizzazione delle perdite e non procedendo a una riorganizzazione in vista della ripartenza del settore.
Perché non hanno rimediato per tempo?
Bisogna fare una distinzione tra aeroporti e compagnie. I primi non sono riusciti a rientrare dalla riduzione di personale causata dalla pandemia, perché il personale licenziato ha trovato nel frattempo altro impiego e non è più disponibile o, nel caso della Gran Bretagna, perché magari non era di nazionalità britannica e, senza lavoro, a causa della Brexit ha dovuto lasciare il Paese. In Italia questo gap si è avvertito di meno grazie alla cassa integrazione, che ha consentito di limitare i licenziamenti e di richiamare le persone al lavoro quando i voli sono ripresi. Invece, i vettori aerei, in particolare quelli low cost, probabilmente non si aspettavano che il traffico riprendesse così velocemente e sembra che abbiano messo in vendita più voli di quelli che erano in grado di svolgere con gli equipaggi a disposizione, forse con l’obiettivo di accorpare in un secondo momento diversi di questi voli, dopo avere incassato i biglietti.
Qual è la situazione del trasporto aereo in Europa?
Se confrontiamo il livello di traffico aereo odierno con quello pre-pandemia dell’estate 2019, in base ai dati Eurocontrol, vediamo che a metà luglio siamo ancora all’86 per cento rispetto a due anni fa, il 14 per cento in meno. Ad essere più indietro nel recupero della domanda sono i Paesi dell’Europa continentale – Francia e Germania – e la Gran Bretagna. Invece i Paesi dell’area mediterranea – Spagna, Portogallo, Italia, Turchia – sono prossimi al completo recupero. La Grecia ha già più voli.
Si sa quanti voli sono stati finora cancellati e a quali ritardi si può andare incontro?
Sappiamo che in Italia sono stati centinaia nel giorno di sciopero dei sindacati delle compagnie low cost e dei controllori. Secondo Eurcontrol, i ritardi complessivi sui cieli europei, quasi inesistenti nei mesi invernali, si sono attestati tra i 30 e i 40mila minuti alla settimana nel bimestre aprile-maggio per poi triplicarsi con l’inizio di giugno e raggiungere picchi di 140mila minuti e più all’inizio di luglio. Inoltre, nella prima settimana di luglio oltre un terzo dei ritardi si è registrato nei cieli tedeschi e se ad essi sommiamo anche quelli francesi superiamo la metà dei ritardi europei complessivi
Quando si tornerà alla normalità?
Certamente non nel mese di agosto, un mese di punta. Quindi i viaggiatori si devono armare di santa pazienza: le vacanze saranno tutte un po’ a rischio. Dopo il 10 settembre ci sarà un ritorno spontaneo alla normalità, per il calo di domanda. Con l’augurio che aeroporti e compagnie si riattrezzino per dare una offerta adeguata per il prossimo anno.