Veronica Nava: la scienziata che studia l'impatto della plastica sui nostri ecosistemi d'acqua dolce vince il Premio L'Oréal-UNESCO - Bnews Veronica Nava: la scienziata che studia l'impatto della plastica sui nostri ecosistemi d'acqua dolce vince il Premio L'Oréal-UNESCO

Veronica Nava: la scienziata che studia l'impatto della plastica sui nostri ecosistemi d'acqua dolce vince il Premio L'Oréal-UNESCO

Veronica Nava: la scienziata che studia l'impatto della plastica sui nostri ecosistemi d'acqua dolce vince il Premio L'Oréal-UNESCO
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La XXII edizione italiana del Premio L'Oréal-UNESCO "Per le Donne e la Scienza" ha premiato sei giovani scienziate italiane di talento. Tra queste, Veronica Nava, ricercatrice del Gruppo di Ecologia e Gestione delle Acque Interne del dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell'Università di Milano-Bicocca, è stata riconosciuta per il suo curriculum e per il suo progetto di ricerca sugli impatti ecologici dell'inquinamento da plastica negli ecosistemi lacustri.

Di recente un altro suo studio sul fiume Mekong ha rivelato come i rifiuti di plastica ospitino comunità di microrganismi, noti come "plastisfera", che minacciano la biodiversità e la salute del fiume.

Dr.ssa Nava, innanzitutto, congratulazioni per il premio. Può spiegarci in cosa consiste la sua ricerca sulla plastisfera e quali sono le soluzioni proposte per mitigare l'inquinamento da plastica negli ambienti di acqua dolce?

Numerosi studi hanno ormai dimostrato che la plastica è estremamente diffusa in tutti i comparti ambientali, inclusi gli ambienti di acqua dolce come laghi e fiumi. Questi ecosistemi, fondamentali per la nostra sopravvivenza, sono minacciati da diverse pressioni antropiche, tra cui la presenza di plastiche che possono frammentarsi formando le cosiddette microplastiche. Come qualsiasi altro materiale rilasciato in ambiente acquatico, le plastiche possono diventare il substrato su cui crescono vari microrganismi (come virus, batteri, microalghe), formando quello che viene definito 'biofilm'. Sempre più studi documentano la formazione di questa nuova nicchia ecologica sulla superficie delle plastiche, valutando la biodiversità della comunità che si sviluppa e come questa interagisca con i diversi parametri ambientali. Tuttavia, pochi studi stanno analizzando se e come questo processo influenzi importanti processi ecologici, come il ciclo dei nutrienti e il metabolismo degli ecosistemi acquatici. La mia ricerca si concentra quindi su questo aspetto, per valutare l’impatto della plastisfera in sistemi di acqua dolce sia lentici che lotici e con diverse caratteristiche idro-morfologiche e ambientali. In particolare, cerco di comprendere se questo processo è rilevante rispetto al livello di background ambientale e per questo studio ambienti con diverso livello di inquinamento da plastica.

Per quanto riguarda la mitigazione, è molto complesso dare una risposta. A mio parere, gli interventi dovrebbero concentrarsi sulla prevenzione, ossia evitare che il rilascio di plastica in ambiente avvenga, poiché è un inquinamento, come avviene per tanti altri contaminanti, difficilmente reversibile, specialmente quando parliamo di plastiche di piccole dimensioni (micro o perfino nano plastiche). La mia ricerca si focalizza su comprendere quali siano gli impatti a livello ecologico, anche perché le plastiche sono sicuramente durevoli e persistenti e dovremo affrontarne le conseguenze nei nostri ambienti per molti anni a venire.

La plastisfera è un fenomeno che si riscontra solo nel fiume Mekong o è presente anche in altri corpi d'acqua del pianeta?

Il fenomeno di formazione di biofilm (biofouling) sulla superficie delle plastiche, noto come plastisfera, è comune a tutti gli ambienti acquatici. È frequente osservare delle patine verdi o di altri colori, ad esempio, sullo scafo delle barche lasciate nei porti o sui massi in un fiume; questi sono esempi di biofilm. Quando le plastiche sono disponibili nell’ambiente, gli organismi iniziano a crescere anche su di esse. Tuttavia, al variare delle condizioni ambientali e delle caratteristiche del corpo idrico considerato, la comunità microbica che si forma sarà diversa, sia in termini di biomassa che di diversità. Nelle zone del fiume Mekong vicino a Phnom Penh, dove la nostra ricerca è stata svolta, la presenza di plastiche è estremamente elevata, ed è quindi particolarmente importante studiare questi processi in zone così impattate. Infatti, il fiume Mekong è noto per essere uno dei principali contributori globali di plastica che finisce negli oceani. Studiare come questa plastisfera si sviluppa e come interagisce con l'ambiente in un contesto così fortemente influenzato dall'inquinamento da plastica ci aiuta a comprenderne meglio le implicazioni.

Il suo studio ha avuto un riscontro significativo nella comunità scientifica, e il riconoscimento ottenuto con il Premio L'Oréal-UNESCO rappresenta un esempio ispiratore per le future generazioni di scienziate. Come pensa che questo premio possa influenzare la sua carriera e motivare altre giovani ricercatrici?*

È davvero incoraggiante vedere come la società stia sempre più comprendendo l'importanza di proteggere il nostro pianeta e riconoscendo come l'attività umana stia modificando l'ambiente naturale con conseguenze significative. Sono particolarmente felice che il premio sia stato un riconoscimento per l'ecologia e le scienze acquatiche, dimostrando quanto queste discipline siano cruciali per affrontare le sfide ambientali attuali.

Spero sinceramente che questo premio possa avere un impatto positivo sulla mia carriera e soprattutto che possa trasmettere un messaggio più ampio. È importante che sia un incentivo per le giovani a perseguire le proprie passioni con curiosità e responsabilità sociale e un incoraggiamento per tutte le donne che si dedicano a questa impegnativa carriera. Non si possono ignorare le difficoltà del percorso accademico, in termini di trattamento economico e precariato, ed è importante riconoscere quanto per le donne sia complesso emergere. Credo fermamente che discutere di queste questioni, condividere esempi ed esperienze, sia cruciale per aumentare la consapevolezza e spero, alla lunga, migliorare le condizioni. È incoraggiante vedere che il cambiamento è già in atto, con investimenti anche dal settore privato.

Quali sono i suoi prossimi passi nella ricerca?

Proseguirò le mie ricerche sulla plastisfera in ambienti diversi e in varie regioni del mondo. L'obiettivo è comprendere le dinamiche locali e globali che influenzano questo fenomeno. La mia ricerca non si limita solo allo studio delle plastiche, ma esplora anche come gli ecosistemi acquatici si evolvono e si adattano alle molteplici pressioni ambientali. Abbiamo ad esempio in programma per quest'estate una grossa campagna di studio sui nostri laghi subalpini in collaborazione con il Global Water Center dell’University of Nevada Reno (USA) con cui abbiamo già svolto il lavoro sul fiume Mekong e con altri enti italiani

Le domande aperte sono ancora tante. Spero quindi di continuare a svolgere queste attività di ricerca per poter dare delle risposte e fornire delle soluzioni alle sfide che stiamo affrontando.