Negli ultimi anni il mercato dei viaggi ha registrato, in Italia, una crescita trainata principalmente dalla componente digitale (fonte: Askanews). Voli, treni, alberghi o case vacanza sono oggi “a portata di un click”. Fra le soluzioni on-line relative le strutture, l’home sharing è opzionata di frequente dal viaggiatore. Questo è dovuto anche grazie all’espansione del mercato delle applicazioni per cellulare, che facilitano un servizio costante e di rapida fruizione. Tralasciando gli aspetti fiscali legati a questo tipo di attività, abbiamo approfondito l’argomento con Nadia Olivero, docente al Dipartimento di Psicologia e con Stefano Mongardi, imprenditore digitale ed esperto di strategie sui social media.
Le piattaforme di home sharing, hanno reso i viaggi alla portata di tutti, grazie alla loro competitività. La professoressa Nadia Olivero ci illustra vantaggi e svantaggi di questa modalità.
Certamente questi nuovi modelli turistici promuovono una trasformazione importante in tutto il settore. Per quanto riguarda l’home sharing, occorre precisare che esso rappresenta un cambiamento anche in termini di prodotto. Risiedere nella vera casa di un’altra persona, al di là del potenziale risparmio economico, mette in gioco fattori relazionali e culturali. Non dimentichiamoci il significato simbolico della casa in termini identitari. Mary Douglas, nelle sue ricerche antropologiche, spiega che la casa rappresentando il privato è molto espressiva dell’identità del suo possessore. Entrare nell’appartamento di una persona, equivale ad entrare in intimità, e questo stesso fattore può essere un driver nuovo per il turista che utilizza l’home sharing. Il modello promuove un viaggio a contatto con le persone del luogo, ad un livello di intimità, altrimenti irraggiungibile nell’ospitalità tradizionale.
Inoltre occorre riflettere sulla specificità del canale digitale e delle relative dinamiche di consumo da esso prodotte. La possibilità di effettuare confronti fra opzioni diverse e di prendere in esame molteplici offerte, stimolerebbe nuove forme di domanda guidate dall’interesse verso la dimensione privata e relazionale, che il soggiorno nella vera casa di un’altra persona può soddisfare. Si tratta inoltre di un trend in crescita che rispecchia l’emancipazione del consumatore da forme tradizionali e standardizzate di offerta. La possibilità di risparmiare e di accedere ad un servizio più personale e personalizzabile, possono essere considerati i drivers principali a spiegazione del fenomeno.
La crescita del mercato turistico on-line ha imposto nuovi standard alle imprese del settore (per esempio aumentare la personalizzazione dell'offerta)?
Oggi il concetto di personalizzazione è centrale per l’innovazione del settore. Il canale digitale sposta il controllo a favore del consumatore, il quale può perseguire una scelta non solo più economica e qualitativa, ma anche più adatta ai propri bisogni individuali, meno standardizzata e più accessibile. L’offerta tradizionale dovrà necessariamente garantire standard di servizio superiori per poter competere con l’opportunità di conoscenza, stimolazione e risparmio dell’offerta online.
Stefano Mongardi, rispetto a quando hai iniziato a usare l'home sharing, in tempi recenti, hai riscontrato dei cambiamenti nel servizio (rispetto alla gestione da parte degli host)?
Tutte le app di home sharing ormai mettono a disposizione tool sempre più avanzati di gestione.
Gli strumenti a disposizione degli host sono stati creati per rendere il loro lavoro più facile ed eliminare il più possibile passaggi intermedi per la gestione di immobili. Dallo “smart pricing”, alla possibilità di aggiungere un co-host, le app di home sharing permettono di gestire una o più proprietà come una vera propria agenzia senza bisogno di una struttura complessa alle spalle. Gli stessi calendari e notifiche rendono il tutto molto più semplice rispetto a qualche anno fa, quando bisognava fare manualmente gran parte del lavoro.
Nell'ultimo anno Airbnb ha cercato di introdurre il concetto di standardizzazione degli immobili, anche affidando la gestione degli stessi a un maggior numero di host professionisti. Cosa ne pensi di questa novità?
Se da una parte è vero che grazie alle app di home sharing il lavoro è diventato più facile, dall’altra bisogna considerare che la gestione di immobili (soprattutto a certi livelli) è un vero e proprio lavoro e come in ogni attività lavorativa, si formano i professionisti. Grazie anche alla sua semplicità di utilizzo, l’home sharing, sta diventando un mercato sempre più competitivo. Pertanto il successo o meno della propria attività è determinato anche dal fatto di gestire la stessa in maniera professionale o affidarsi ad esperti. Ed Airbnb è sicuramente ad oggi una delle opzioni più complete per amministrarla adeguatamente.
Oltre ad essere un software e marketplace per la gestione immobiliare per affitti a breve termine, esso rappresenta anche il futuro per decine di agenzie di “property managment”, che dovrebbero identificare siti come Airbnb un potenziale alleato e non una minaccia.