Sui social la troviamo con lo pseudonimo di @cimdrp ma il suo vero nome è Irene Facheris.
È laureata in psicologia, è appassionata di musica (recentemente si è esibita nientemeno che sul palco dell’Alcatraz) e presiede l’associazione Bossy.
Si occupa di parità [in pillole], di discriminazione e disuguaglianza maschile e femminile: di PERSONE… indipendentemente dal loro genere, orientamento sessuale, etnia, credo o cultura di appartenenza. Si batte per i diritti LGBT+ e cerca di portare i suoi lettori oltre gli stereotipi.
La qualità dei suoi contenuti è apprezzata dai tanti follower ed è stata premiata per due anni consecutivi (2016 e 2017), anni in cui Bossy ha ritirato il premio come Miglior sito LGBT ai Macchianera Internet Awards (Gli Oscar dell’internet italiano).
Abbiamo conosciuto personalmente Irene l’8 marzo del 2017, quando ha portato il suo contributo durante un incontro organizzato dal Comitato Unico di Garanzia dell’ateneo: “#DonneSocial. Web e nuove professioni” e la abbiamo contattata quest’anno per farci dare la sua opinione sulla ricorrenza di San Valentino.
Quella che un tempo era innocentemente considerata “la festa degli innamorati”, ha assunto negli ultimi decenni una connotazione commerciale sempre più spinta, andando forse a perdere il carattere di autenticità che la legava al sentimento amoroso.
Come si può far tornare l’attenzione sulle relazioni, invece che sullo scambio di regali?
Probabilmente cominciando a pensare all’innamoramento come qualcosa di più ampio.
Se la mia idea di San Valentino è – come facilmente accade – eteronormata, farò fatica a pensare a qualcosa di diverso dalla cena romantica dove lui si presenta con fiori e gioielli e lei ringrazia (per i regali e per il conto pagato, sia mai).
Ma innamorarsi vuol dire tante cose e forse se facessimo lo sforzo di provare ad elencarle, finiremmo per renderci conto che lo scambio dei regali è davvero una minima parte, per quanto piacevole.
Quali progetti avete per San Valentino voi di Bossy?
Per quest’anno abbiamo deciso di stampare una spilla limited edition con la scritta “LET LOVE IN” (ispirata dal Maestro Nick Cave).
Perché San Valentino è la festa degli innamorati. Non delle coppie, non dei corrisposti.
Ci si può innamorare di un amico, ci si può innamorare senza aspettarsi nulla in cambio, ci si può innamorare di se stessi. L’unica cosa certa è che, per quanto possa essere complesso o inaspettato, amare non può mai essere uno sbaglio.
Da qui il nostro invito a “lasciare entrare l’amore”, indipendentemente dalle sue caratteristiche.
Cosa augurare alla comunità LGBT+ per questa ricorrenza?
Paradossalmente, la possibilità di vivere la ricorrenza anche in maniera stereotipata.
Poter prenotare una cena romantica senza difficoltà, tenersi la mano al ristorante senza gli occhi indiscreti delle altre persone addosso.
Essere liberi di festeggiare secondo i propri gusti, senza doversi preoccupare di fare scelte “sicure”. Personalmente, la cena fuori a San Valentino mi ha stancata, ma so bene che c’è chi non ha mai avuto la possibilità di farla. Ecco, alla comunità LGBT+ auguro di potersi finalmente stancare.