Una passione per l’informatica nata in adolescenza, complici i videogiochi, e una laurea magistrale in Informatica all’Università-Bicocca gli hanno permesso di far parte, oggi, del team che sta lavorando alla tanto discussa app Immuni. Mauro Bolis si occupa dello sviluppo di app per Bending Spoons, la giovane società milanese scelta dal governo per il progetto dello strumento virtuale di contenimento dell’emergenza Coronavirus. Con Mauro abbiamo parlato dei suoi anni universitari e dei suoi sogni nel cassetto, tra cui la speranza che la tecnologia possa essere utile sempre di più anche a combattere le fake news.
Mauro, cosa fai nella vita?
Lavoro in Bending Spoons nell'area mobile iOS dal 2014. Ho cominciato sviluppando, insieme alle altre persone del team, applicazioni di varia natura. Con il tempo mi sono spostato più sulla gestione tecnica dei team di prodotto (i team che sviluppano le applicazioni di Bending Spoons) e sullo sviluppo delle tecnologie alla base delle nostre applicazioni.
Di quali altri progetti di sei occupato finora?
Ho collaborato allo sviluppo delle app per l’allenamento “30 day fintess” e “Yoga Wave”, per gli appassionati di questa disciplina. Ci sono altre app che sono molto meno famose e di successo e ma anche progetti che non sono andati come speravamo. Molto del lavoro che ho fatto è comunque interno a Bending Spoons e non viene pubblicato perché fa parte della tecnologia che le nostre app sfruttano.
Come nasce la tua passione per l'informatica?
Nasce tanti anni fa, quando frequentavo le scuole medie. Vedere muoversi le cose sullo schermo, giocare a prato fiorito, Word e altre applicazioni ha catturato la mia attenzione. Poi ovviamente ci sono stati i videogiochi. Con il tempo ho realizzato che l'informatica apriva mondi nuovi che potevano davvero portare cambiamenti alla vita di tutti i giorni, dalle cose più frivole fino ad arrivare a quelle più importanti. Infine, c'è una parte di scoperta e apprendimento infinita. Ricordo distintamente che durante la laurea magistrale il presidente disse che non era la fine ma l'inizio. Per quanto possa suonare scontato, in realtà penso racchiuda tutta l'essenza di questo lavoro.
Che ricordi hai del tuo percorso i in Bicocca?
Ho tanti, tanti ricordi. Il corso di Imaging Digitale del professor Raimondo Schettini e di teoria dell'informazione del prof. Alberto Leporati (difficili ma indimenticabili). I tantissimi progetti per gli esami. Il corso di Interazione Uomo Macchina del professor Giorgio De Michelis che ha contribuito in maniera decisiva a farmi capire quanto sia importante l'usabilità del software (tema molto importante per l'ambito in cui lavoro ora). Ovviamente non posso non citare i corsi della prof.ssa Carla Simone e del prof. Federico Cabitza, che mi hanno poi accompagnato fino alla tesi magistrale. Ma davvero ho amato tantissimi dei corsi che ho seguito negli anni dell'università, anche e soprattutto per la forma mentis che mi hanno trasmesso.
Avrai certamente tanti progetti per il futuro: qual è il tuo sogno nel cassetto?
Spero in questo modo di riuscire, un giorno, a contribuire in maniera decisiva a qualcosa che aiuti le persone e che migliori realmente il mondo in cui viviamo. Potrà sembrare un sogno non troppo particolare, quasi banale, ma le persone e le società che sono riuscite realmente a raggiungere risultati di questo tipo sono veramente poche. Da un punto di vista personale, sto cercando di migliorarmi non solo a livello tecnico, ma anche nel contesto di gestione di un team. Il mondo è pieno di storie di persone che sono state in grado di aiutare il proprio team a raggiungere risultati incredibili promuovendo una cultura di apertura, feedback, trasparenza ed innovazione. Sarebbe bello un giorno poter guardare il proprio team e la propria compagnia e vedere un ambiente lavorativo che può fungere da punto di riferimento (e magari di cambiamento) per il resto dell'eco sistema. Andare al lavoro è spesso visto come un peso, ma per chi ha la fortuna di lavorare seguendo la propria passione e nell'ambiente di lavoro giusto, questo peso non esiste. Passiamo otto ore della nostra giornata al lavoro e riuscire a ottenere questi risultati, e fare in modo che questo approccio si diffonda sarebbe qualcosa di incredibile.
In che modo ritieni che l'informatica e le nuove tecnologie possano essere utili nella vita di tutti i giorni e in particolare in questo periodo così delicato?
Penso si potrebbe scrivere un libro con le infinite possibilità che oggi abbiamo o che si prospettano. Per fare un esempio molto banale, l'informatica sta aiutando tantissimo in questo periodo mantenendo in contatto video persone che sono forzatamente divise. Credo che un ambito nel quale l'avanzamento tecnologico sia sfruttato a volte in maniera dannosa sia quello dell'informazione. Internet e i social network favoriscono in alcuni casi la diffusione di informazioni false e tendenziose, fenomeno che prima esisteva, ma in maniera molto più ridotta. Se si riuscisse a fare in modo di sfruttare meglio questi mezzi, favorendo la diffusione di notizie corrette, verificate ed attendibili e sfavorendo quelle che invece create per scopi non così nobili allora questo sarebbe un risultato incredibile. Informazioni attendibili e che spingono a riflessioni più attente e critiche possono innescare un processo virtuoso che va ben al di là della conoscenza e della forma mentis della singola persona. Ovviamente non è una sola questione tecnologica ma anche etica e di cultura. Ma alla fine l'informatica è un mezzo, la decisione di come sfruttare le sue possibilità è qualcosa che sta alle persone.