Turismo e percezione di sicurezza: come scegliere la destinazione giusta per le vacanze - Bnews Turismo e percezione di sicurezza: come scegliere la destinazione giusta per le vacanze

Turismo e percezione di sicurezza: come scegliere la destinazione giusta per le vacanze

Turismo e percezione di sicurezza: come scegliere la destinazione giusta per le vacanze
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Che cosa rende sicura e accogliente una città o una destinazione turistica? E quanto incidono, oltre ai dati oggettivi, le narrazioni che riceviamo attraverso i media e i social?

In questo periodo dell’anno in cui milioni di persone si preparano a partire per le vacanze, abbiamo chiesto al professor Luca Bottini, docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio all’Università di Milano-Bicocca, di aiutarci a capire come si intrecciano sicurezza reale, immaginario collettivo e dinamiche di promozione turistica.

In un’epoca in cui le scelte di viaggio sono sempre più influenzate da emozioni e rappresentazioni digitali, è importante riflettere su quanto le nostre preferenze siano guidate non solo da informazioni concrete, ma anche — e forse soprattutto — dalle emozioni e dalle rappresentazioni digitali che ci raggiungono ogni giorno.

Sempre più persone scelgono la meta delle vacanze anche in base alla sensazione di sicurezza che il luogo trasmette. Quali sono, professor Bottini, i fattori sociali e ambientali che fanno percepire una città o un territorio come sicuro e accogliente per chi viaggia?

Partirei innanzitutto chiarendo due aspetti: da un lato dobbiamo essere d’accordo sulla multidimensionalità del concetto di “sicurezza”, opportunamente declinato in senso turistico; e dall’altro lato occorre comprendere i processi che influenzano questo fenomeno sociale.

Il concetto di sicurezza nelle destinazioni turistiche può assumere più volti che possono mutare sia in base al luogo che alla stagione/periodo storico considerato: sicurezza dalla criminalità, nelle pratiche di mobilità, livello di sicurezza dai rischi meteorologico-ambientali avversi, oppure da rischi sanitari e così via. Chiaramente, in questo senso, gli apparati informativi offerti dalle diverse agenzie statali sono un ottimo punto di partenza, ma una solida ricerca individuale da parte del consumatore, sulla destinazione turistica scelta, è di sicuro la via ideale per raccogliere più informazioni al fine di compiere una valutazione efficace prima di partire per il viaggio.
Una ricerca che dovrebbe riguardare anche gli aspetti culturali e gli stili di vita della destinazione, anche al fine di sapersi comportare adeguatamente rispetto alle specificità del luogo. Conoscere, ad esempio, se la tendenza della popolazione locale è quella di confliggere contro i turisti, dovrebbe già essere un elemento discriminante per la scelta che sta per compiersi.

In secondo luogo - come sempre succede quando ci interroghiamo e sorgono dilemmi sulla comprensione dei fenomeni sociali - uno sguardo multidimensionale e complesso è l’unica strada sensata da intraprendere. Non esistono luoghi del tutto insicuri sulle varie dimensioni, così come non vi sono al mondo luoghi totalmente in sicurezza.
Ciò che influenza il grado di sicurezza, come lo abbiamo inteso, è la mutevolezza temporale e la variabile interazione tra tutti i fattori in gioco. Certamente mi viene da pensare che per alcune aree del mondo, oggi, le condizioni di politica internazionale e la presenza di eventuali conflitti e tensioni assuma un peso piuttosto rilevante nella scelta della destinazione, per il grado di sicurezza che si può ritrovare.

Le campagne di promozione turistica tendono spesso a veicolare un’immagine rassicurante dei luoghi. Ma quali dinamiche si attivano realmente nella percezione di sicurezza per i potenziali turisti diretti verso una destinazione?

Dobbiamo partire, a mio avviso, dal “come” i luoghi di vacanza sono veicolati e raccontati al pubblico di potenziali turisti. Da svariati anni infatti il principale canale per comunicare i luoghi sono i social network, in particolare Instagram. Tali strumenti rivestono ormai un ruolo fondamentale nel trasferire le narrazioni delle destinazioni nella mente di miliardi di cittadini nel mondo.
Sappiamo con ragionevole certezza che la scelta turistica è spesso influenzata dalle attivazioni emozionali veicolate dai contenuti prodotti da influencers o attori della filiera turistica. Determinati contenuti, opportunamente confezionati per “aggredire” certi bias cognitivi, sono finalizzati per suscitare l’interesse per questa o quella destinazione.
La capacità di questi dispositivi nell’andare a manipolare la percezione mentale rispetto a questi luoghi - e dunque ad influenzare in maniera rilevante tutti i processi di scelta di consumo - è enorme ed è il motivo per cui tutti gli operatori attivi nell’economia contemporanea non possono esistere senza essere presenti su queste piattaforme.
Dai processi cognitivi scaturiti da tali strumenti virtuali discendono dunque scelte di consumo turistico che sono viziate dalla narrazione grandiosa e iper-positiva dei contenuti proposti, inducendo il turista a non compiere una valutazione a tutto tondo della scelta.

Senza condannare questi strumenti, che rimangono fino a prova contraria neutrali (e la loro positività o negatività è determinata dall’uso che ne facciamo), essi rimangono un ottimo punto di partenza per una progettazione più profonda, in capo al turista, e che consideri quanti più aspetti possibili riguardanti la meta scelta, ivi comprese le diverse forme assunte dal fenomeno “sicurezza”.
A mio avviso quindi non fermarsi alla reazione di pancia (scientemente ricercata) dai social network, è la chiave di volta di un processo virtuoso nella scelta della destinazione.