“Gli uffici giudiziari sono organizzazioni complesse che, per essere governate in modo responsabile e consapevole, richiedono competenze non solo giuridiche, ma anche provenienti da altri saperi esperti”.
Da questa convinzione prende le mosse il Corso executive Organizzazione e trasformazione digitale della Giustizia, che quest’anno ha registrato un vero e proprio boom di iscrizioni: dalle poco più di cento candidature dell’ultima edizione si è passati a oltre 1.300.
Un risultato che conferma la rilevanza crescente di questi temi non solo per il mondo accademico, ma per l’intero ecosistema della Giustizia: magistrati, dirigenti amministrativi, cancellieri e funzionari, che si confrontano quotidianamente con la gestione della complessità, l’innovazione dei processi, l’impiego delle nuove tecnologie digitali e l’adozione di pratiche organizzative data-informed.
Ne abbiamo parlato con Luca Verzelloni, docente di Sociologia dell'organizzazione all’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
La visione del Corso executive
Il Corso - unico nel suo genere in Italia - e promosso da Bicocca Academy, la Scuola di Alta Formazione dell’Università di Milano-Bicocca, nasce dalla collaborazione tra i Dipartimenti di Giurisprudenza e di Sociologia e Ricerca Sociale ed è il frutto del lavoro del Comitato di direzione dell’Osservatorio interdipartimentale DIGITO-Justice, coordinato dai professori Rita Maruffi, Andrea Rossetti, Luca Verzelloni e Alberto Villa.
Professor Verzelloni, come impattano oggi le tecnologie digitali sul lavoro degli uffici giudiziari?
Certamente le tecnologie digitali stanno trasformando rapidamente l’attività degli uffici giudiziari, ma da sole non bastano. Occorre una comprensione profonda delle logiche organizzative e delle dinamiche sociali che li governano. Senza le adeguate competenze si rischia di perdere un’occasione storica per rafforzare il patto di fiducia tra Giustizia e cittadini.
L’obiettivo è guardare non solo alla “macchina giudiziaria”, ma al più ampio “sistema Giustizia”, includendo tutti quei processi sociali e organizzativi che concorrono a definire le logiche di funzionamento degli uffici giudiziari: dalle origini del contenzioso ai rapporti con il territorio, fino al livello di fiducia dei cittadini.
Perché è importante affiancare al sapere giuridico anche competenze organizzative, statistiche e informatiche?
La ragione sta nel superare alcune divisioni profonde che ancora segnano il mondo della Giustizia in Italia.
La prima è quella politico-istituzionale: spesso il dibattito pubblico si concentra sullo scontro tra riforme e visioni contrapposte, ma il Corso sceglie un approccio diverso, rigoroso e scientifico, che guarda al funzionamento della Giustizia senza cadere nelle polemiche politiche. Non a caso, il Corso ha ottenuto il patrocinio sia del Ministero della Giustizia sia dell’Associazione Nazionale Magistrati – attori che negli ultimi mesi si sono trovati su posizioni molto distanti.
La seconda divisione riguarda i ruoli: tradizionalmente magistrati e personale amministrativo hanno avuto percorsi formativi separati, ma se si vuole davvero migliorare l’efficienza e la qualità della Giustizia, occorre lavorare insieme. Solo così si può promuovere un cambiamento culturale che riduca le disuguaglianze territoriali, migliori i servizi e renda il sistema più capace di rispondere alle esigenze dei cittadini.
Infine, c’è la frattura tra le discipline: il diritto non può più essere pensato come un sapere isolato. È fondamentale aprirsi al dialogo con l’informatica giuridica, la statistica, la sociologia e la psicologia, perché solo un approccio transdisciplinare permette di sviluppare competenze utili non solo a livello individuale, ma anche sul piano organizzativo e sistemico.
In sintesi, l’integrazione tra saperi giuridici e competenze tecnico-organizzative non è un vezzo accademico, ma la condizione necessaria per costruire una Giustizia più moderna, equa ed efficace.
Il successo della terza edizione
Il percorso, gratuito e finanziato dai Dipartimenti di Giurisprudenza e di Sociologia e Ricerca Sociale, prevede quattro moduli in modalità eLearning, per un totale di 40 ore. Le lezioni combinano diritto, sociologia, psicologia, statistica e informatica giuridica.
Patrocinato dal Ministero della Giustizia, dall’Associazione Nazionale Magistrati(ANM) e dall’Associazione Dirigenti Giustizia (ADG), il Corso ha raccolto oltre 1.300 candidature, con una crescita superiore a dodici volte rispetto all’edizione precedente. Un segnale forte della domanda diffusa di nuove competenze e di una formazione trasversale, indispensabile per affrontare le sfide della Giustizia del futuro.
A seguito di una rigorosa procedura di selezione, questa edizione del Corso – a numero chiuso, per valorizzare il confronto e lo scambio di esperienze pratiche – vede la partecipazione di 46 magistrati togati e altrettanti dirigenti amministrativi.
Iniziato venerdì 26 settembre, il percorso formativo si concluderà venerdì 28 novembre.