La bellezza salverà il mondo? E, in particolare, l’arte rinascimentale italiana produce benessere? È quello che vuole indagare un nuovo progetto di ricerca dell’Università di Milano-Bicocca: si chiama BEWE - nome che unisce i termini BEauty e WEllbeing - e mira a esplorare la relazione tra la bellezza artistica e il benessere psicofisico. Coordinato dal Dipartimento di Psicologia e approvato dal Comitato Etico dell’ateneo, il progetto si pone l’obiettivo di comprendere se l’arte, in particolare quella rinascimentale, possa influenzare la percezione del benessere generale di una persona.
«La ricchezza del patrimonio artistico custodito nei musei italiani permetterebbe di sondare questa ipotesi mettendo a confronto opere del Rinascimento con quelle più recenti e di strutturare un’analisi dettagliata prendendo in considerazione generi artistici diversi», spiega la storica dell’arte Annalisa Banzi referente del progetto assieme alla professoressa Elena Nava. «Questo studio potrebbe dimostrare quanto le collezioni dei musei italiani siano rilevanti, oltre che per le valenze storico-estetiche, anche per la capacità di generare benessere nei visitatori».
Lo studio si articolerà in Due esperimenti. Nel primo, interamente online, i partecipanti completeranno un breve questionario sulla loro esperienza con l’arte. Si tratterà di valutare, su una scala da 1 a 5, le proprie sensazioni di fronte a una serie di opere d’arte rinascimentali e del XX secolo. Basterà prendersi un po’ di tempo per ammirare l’opera d’arte e dare una risposta veloce e intuitiva, dando un giudizio il più accurato possibile rispetto alle emozioni provate. Per partecipare a questa fase, basta accedere a questo link (o al link in lingua inglese).
Il secondo esperimento consiste nella visita ad alcuni musei italiani dove i partecipanti potranno valutare la percezione delle opere d'arte dal vivo. Alcuni studi hanno dimostrato che la visione diretta di un’opera d'arte ha un impatto significativamente maggiore rispetto alla visione di una sua riproduzione.
Un recente studio neurologico condotto nei Paesi Bassi, commissionato dal Museo Mauritshuis dell'Aia (Paesi Bassi) – dove è conservato il celebre dipinto La ragazza con l'orecchino di perla di Johannes Vermeer – ha rivelato che le opere reali in un museo stimolano il cervello dieci volte di più rispetto ai poster. L’indagine è stata realizzata utilizzando tecniche di tracciamento oculare e risonanza magnetica per registrare la differente attività cerebrale dei volontari di fronte a opere autentiche e a riproduzioni.
Per maggiori informazioni o per partecipare allo studio dell'Università di milano-Bicocca, è possibile contattare la responsabile del progetto, Elena Nava, professoressa di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione dell’Università di Milano-Bicocca, o la referente Annalisa Banzi storica dell’arte del CESPEB, Centro studi sulla storia del pensiero biomedico.