Il 3 luglio 2020 alle ore 18.00, in diretta streaming dall’Auditorium di Milano-Bicocca, si terrà il monologo teatrale “Einstein & Me” di e con Gabriella Greison sulla storia di Mileva Maric. Prima moglie di Albert Einstein, con lui condivise l’amore per la scienza.
Il racconto è quindi sì una storia d’amore, ma anche molto di più: la storia di una donna che ha vissuto scontrandosi con una società antica e maschilista, una sognatrice, la storia di una persona che ha lottato affinché oggi tutti noi possiamo realizzarci e vivere seguendo le nostre aspirazioni.
Ecco la nostra intervista a Gabriella Greison, fisica, scrittrice e attrice.
Nel libro “Sei donne che hanno cambiato il mondo” racconti le grandi scienziate del XX secolo. Tra queste, anche Mileva Maric. Come mai hai scelto di portare in scena proprio la sua storia?
Mileva Maric ha vissuto baratri di sofferenza che mi hanno colpito molto. Era una donna con una mentalità scientifica e come molte altre scienziate di quel periodo, non veniva capita. Anzi, veniva osteggiata dalla mentalità maschilista allora assolutamente dominante.
Tutte le sei donne di cui parlo (nel libro “Sei donne che hanno cambiato il mondo. Le grandi scienziate della fisica del XX secolo” – Ed. Bollati Boringhieri, 2016) hanno vissuto apici umani (positivi e negativi), non solo professionali, che le rendono vicine a ciascuno di noi. Tutte, messe insieme come in un puzzle, formano la nostra sagoma.
Quale insegnamento può darci, oggi, questo racconto?
L'esperienza di vita vissuta da Mileva Maric ha tante chiavi di lettura, una di queste è molto attuale. Aveva un sogno, e voleva realizzarlo. Ma aveva anche un ostacolo da superare. Per questo la sua vita diventa una metafora perfetta. Ha vissuto la vita come le stagioni, e dopo il più cupo inverno oggi la nuova primavera gliela diamo noi.
Anche noi durante questa pandemia abbiamo vissuto il freddo e l'isolamento (il periodo di lockdown) e ora stiamo vedendo la luce, sta a noi saperla afferrare. Oggi abbiamo una nuova consapevolezza che ci rende fortissimi, è questo il grande cambiamento in atto che stiamo vivendo.
Gabriella Greison: dalla fisica al teatro. Due mondi che sembrano opposti e invece…
La base è costruirsi prima una buona conoscenza, per poi scegliere. Mi sono laureata in Fisica nucleare all’Università Statale di Milano e poi ho lavorato due anni presso il centro di ricerche École Polytechnique a Parigi, con Francois Amiranoff come chef, il migliore. Ho così avuto accesso a tanti contatti internazionali, che oggi mi sono utili. Mi intervista la stampa internazionale raccontando i miei spettacoli teatrali, che spesso li porto oltre i nostri confini. Pensa che il mio romanzo “Einstein e io” proprio in questi giorni è stato tradotto in serbo (la lingua di Mileva Maric), e mi hanno invitato da loro per fare lo spettacolo, non vedo l'ora, dopo averlo fatto a Zurigo, a Vienna, a San Francisco, ora andrò anche a Zagabria, magnifico!
Lo studio della fisica mi ha dato gli strumenti per vivere nel mondo e soprattutto per rendermi libera. Einstein disse "I fisici hanno un mondo dentro, per questo gli riesce facile tenere la scena in qualsiasi teatro". E io l'ho preso alla lettera. Dall'America ho capito che c'era una esigenza nuova di fare divulgazione, sono stata tanto da loro e ho imparato come fare. In Inghilterra ho capito i dettagli.
E ora eccomi qui, con 5 spettacoli teatrale e i teatri pieni, la mia più grande soddisfazione. Mi hanno definito la “rockstar della fisica” (Corriere della Sera, ndr), definizione che mi piace molto e mi rappresenta, perché io contamino con musica, arte, letteratura tutto quello che voglio raccontare di fisica. Sia fisica quantistica, che è la mia ossessione, sia le grandi donne della fisica del passato. Questi due blocchi di argomenti sono il mio mondo.
Ci sveli un aneddoto sulla vita di Mileva Maric?
Mileva nel 1914 si separò da Albert Einstein. La madre di lui, Pauline, iniziò a far circolare in giro voci per denigrarla, del tipo: “lei non pulisce casa”, oppure “la sentono farneticare cose a caso”, per arrivare fino a “E’ in cura per isterismo!”. In quel periodo, usavano il pretesto della pazzia per colpire le donne ribelli.
Quale messaggio daresti ai ragazzi e in particolare alle giovani scienziate?
Uno solo, ma per me fondamentale: correte dove vedete praterie! Se siete in un luogo che non vi fa fiorire, lasciatelo subito e cercatene un altro!
Non fidatevi di chi vi dice: mettetevi in fila ad aspettare, arriverà il vostro turno. O chi vi dice: abbiamo sempre fatto così. Scappate da queste persone, via!
Costruite le vostre regole, vivete con quelle e non dovrete temere nulla. E' come si sta al mondo che fa la differenza.
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