Secondo una recente indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con Swg nell’ambito del progetto Cities, che si occupa di contrasto alla desertificazione commerciale nelle città italiane, sono sempre di più gli italiani che preferiscono vivere in quartieri con esercizi di vicinato, perché contribuiscono a rendere le città più vivibili, attrattive e sicure.
Ne parliamo con Giampaolo Nuvolati, professore di Sociologia dell’ambiente e del territorio dell’Università di Milano Bicocca.
Professor Nuvolati, in che modo il fenomeno della desertificazione commerciale può influenzare le dinamiche sociali e la coesione nelle comunità urbane?
Un riferimento fondamentale per comprendere questo fenomeno è il libro di Jane Jacobs, "Vita e morte delle grandi città", scritto negli anni Sessanta. L’autrice, urbanista e attivista, sosteneva infatti che una città viva è caratterizzata da marciapiedi pieni di persone, di negozi, di luoghi dove la gente si ferma, si siede sulle panchine e chiacchiera. Questo concetto di marciapiede attivo è essenziale per mantenere la vivacità di un quartiere.
La desertificazione commerciale, ovvero la chiusura massiva dei negozi di prossimità, ha inevitabilmente un impatto significativo sulle dinamiche sociali e sulla coesione delle comunità urbane. I negozi di prossimità infatti non sono solo luoghi di transazione economica, ma anche spazi di interazione sociale. La loro scomparsa riduce le occasioni di incontro casuale tra i residenti, indebolendo il tessuto sociale. Inoltre, la desertificazione commerciale può portare a un isolamento maggiore dei residenti, soprattutto degli anziani e delle persone con mobilità ridotta, che trovano più difficile accedere ai servizi essenziali e mantenere relazioni sociali.
Quali sono le principali ragioni sociologiche che spiegano la preferenza degli italiani per i quartieri con un alto numero di esercizi di prossimità?
Innanzitutto, la cultura mediterranea in generale e italiana in particolare valorizza molto le relazioni sociali e la vita di quartiere. I negozi di prossimità rappresentano luoghi dove si costruiscono e si mantengono rapporti umani quotidiani. E i quartieri con numerosi esercizi di prossimità offrono maggiore comodità e risparmio di tempo, caratteristiche apprezzate in una società che, nonostante l'accelerazione dei ritmi di vita, è nuovamente alla ricerca di un forte legame con la dimensione più locale e comunitaria.
Come affermava Jane Jacobs, più il marciapiede è frequentato, più una città è percepita come sicura. La vivacità di un'area, con negozi e persone che si fermano, contribuisce a mantenere i quartieri illuminati e attivi anche la sera, aumentando così la percezione di sicurezza.
In che modo quindi la presenza di negozi di prossimità influisce sulla qualità della vita nei quartieri urbani?
Questi negozi migliorano l'accessibilità ai servizi essenziali, riducendo la necessità di spostamenti lunghi e contribuendo così anche a una maggiore sostenibilità ambientale. Inoltre, creano posti di lavoro locali e sostengono l'economia del quartiere. Dal punto di vista sociale, i negozi di prossimità offrono luoghi di incontro e socializzazione, favorendo così il senso di comunità e coesione sociale. Questo aspetto va oltre la semplice funzione commerciale, rappresentando una vera e propria rete di supporto.
La desertificazione commerciale invece trasforma i marciapiedi in luoghi di solo passaggio, anziché di sosta e incontro. Se mancano i negozi di prossimità, le persone non hanno più motivo di fermarsi, chiacchierare o socializzare. Questo fenomeno porta a una perdita di vivacità urbana e di interazioni sociali spontanee. In passato, ad esempio, i bambini giocavano per strada, ma oggi questa abitudine è quasi scomparsa, evidenziando come gli spazi pubblici siano diventati luoghi di attraversamento veloce piuttosto che di vita comunitaria.
Quindi poter vivere in un quartiere con una diversità commerciale arricchisce sicuramente l'esperienza quotidiana dei residenti, migliorando la loro soddisfazione e il benessere generale.
Il modello della "Città dei 15 minuti" e iniziative come l’urbanismo tattico e le zone 30 possono rappresentare una soluzione per contrastare la desertificazione commerciale e migliorare la vivibilità dei suoi quartieri? Quali altre misure potrebbero essere adottate dalle amministrazioni locali?
La "Città dei 15 minuti" rappresenta sicuramente un'interessante soluzione per migliorare la vivibilità dei quartieri. Questa strategia prevede infatti che tutti i servizi essenziali siano raggiungibili in un quarto d'ora a piedi o in bicicletta. E le Iniziative come l'urbanismo tattico e le zone 30 si integrano perfettamente in questo modello, rendendo gli spazi urbani più sicuri e accessibili per i pedoni e i ciclisti, incentivando così la frequentazione delle aree commerciali di prossimità.
Un altro aspetto da non trascurare è anche la diffusione dello smart working, che ha il potenziale di sostenere ulteriormente queste dinamiche poiché, riducendo gli spostamenti pendolari, i residenti trascorrono più tempo nel proprio quartiere. Tutto ciò quindi può aiutare a incrementare la domanda di servizi locali e rafforzare il tessuto commerciale di prossimità.
Chiaramente queste azioni non sono però risolutive per combattere la desertificazione commerciale. Le amministrazioni locali infatti dovrebbero adottare ulteriori misure, soprattutto pensando a politiche di incentivazione per l'apertura di nuove attività commerciali nei quartieri residenziali, programmi di riqualificazione urbana che includano spazi verdi e aree pedonali, e l'implementazione di tecnologie smart per migliorare l'efficienza dei servizi urbani. Ecco, sicuramente l’insieme di tutto ciò, può contribuire positivamente a creare comunità più vive e resilienti.