Progettista nel terzo settore: un corso per i professionisti di domani - Bnews Progettista nel terzo settore: un corso per i professionisti di domani

Progettista nel terzo settore: un corso per i professionisti di domani

Progettista nel terzo settore: un corso per i professionisti di domani
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“Ideazione, scrittura e valutazione di progetti educativi finanziati – Competenze e strumenti per rispondere ai bandi di finanziamento pubblici e privati”: è questo il nome del corso dell’Università di Milano-Bicocca dedicato alla filantropia e alla redazione di documenti progettuali per il terzo settore. Per descriverlo nei dettagli, abbiamo intervistato il dottor Matteo Ripamonti, cultore della materia di Pedagogia della marginalità e della devianza, coordinatore del corso diretto dal professor Pierangelo Barone.

Può descrivere sinteticamente questo corso?

Ci sono varie proposte che parlano di progettazione in campo sociale, la maggior parte però non comprende l’approfondimento tecnico sulla scrittura di documenti progettuali che è invece il focus di questo corso. Con la quarta edizione abbiamo messo a punto una proposta ricca di collaborazioni con soggetti di primo piano nel mondo della filantropia, ad esempio Fondazione Lang Italia, che metteranno la propria esperienza a disposizione dei partecipanti. Il corso è dedicato ad educatori, psicologi, assistenti sociali, insegnanti e altri professionisti impegnati in ambito sociale, culturale o educativo interessati a comprendere le logiche di erogazione degli enti filantropici che in questi ultimi anni stanno assumendo un ruolo sempre più importante all’interno del welfare nazionale. Il percorso formativo comincerà venerdì 16 novembre 2018 e si concluderà sabato 22 giugno 2019, per 128 ore totali. A quanti porteranno a termine il corso con successo, oltre all’attestato di partecipazione saranno riconosciuti 16 crediti formativi universitari. Chi fosse interessato ad iscriversi può farlo tramite il portale di Ateneo entro il 25 settembre.

Quali sono le figure professionali che contribuisce a formare? Quali i principali sbocchi occupazionali?

Con questo percorso le studentesse e gli studenti acquisiranno un profilo professionale da progettisti con competenze specifiche nel terzo settore. Quella del progettista è una figura professionale emergente la cui storia è segnata soprattutto da professionisti formati sul campo, un àmbito che oggi – a fronte di un mercato sempre più specializzato e selettivo – richiede livelli di competenza sempre più alti che possono certamente essere raggiunti partendo da un percorso formativo specialistico come questo. I principali approdi professionali sono enti del terzo settore quali cooperative, fondazioni, associazioni e imprese sociali: queste organizzazioni sono sempre più spesso sollecitate a sviluppare all’interno del proprio organigramma un ufficio progettazione e a valorizzare dipendenti e collaboratori con competenze progettuali, gestionali e rendicontative sempre più specifiche.

Ci sono requisiti per iscriversi?

Questo è un corso di perfezionamento universitario a pagamento post lauream, quindi per l’iscrizione è necessaria la laurea triennale o magistrale in qualunque ambito disciplinare. In sede di colloquio di selezione, invece, valuteremo insieme ad ogni candidato il grado di motivazione, la disponibilità al lavoro “da casa” e al lavoro in gruppo. Vista la natura fortemente orientata all’esperienza concreta, è importante che tutti i partecipanti si figurino fin da subito che le ore d’aula, da sole, non risolvono interamente il loro impegno formativo.

Come nasce l’esigenza di una formazione specifica in questo campo?

Ad un radicale mutamento del modello di welfare – dovuto tanto alla crisi quanto a un cambiamento culturale apparentemente irreversibile, che sollecita fortemente le tradizionali fonti di finanziamento degli enti di terzo settore – si affiancano almeno altri tre elementi che rendono questa proposta formativa attuale e utile: per prima cosa, l’accelerazione nella revisione degli strumenti di erogazione messi a punto dagli enti filantropici, sempre più selettivi e sfidanti; in secondo luogo, l’aumento costante del numero di enti privati di questo tipo che operano in Italia; infine, l’apertura della cultura filantropica al confronto con modelli internazionali fortemente orientati alla valutazione d’impatto. La chiave per il professionista di domani sarà quindi assumere la progettazione e l’innovazione come elementi strategici fondamentali nella vita della propria organizzazione, senza lasciarle solo all’iniziativa individuale estemporanea.

Potrebbe descrivere a grandi linee i contenuti didattici e le attività di questo corso?

Il corso ha due anime: una esperienziale, che prevede un’impostazione didattica ricca di casi di studio e sperimentazioni, e l’altra professionale, poiché affianca un forte orientamento al mondo del lavoro alla competenza di docenti universitari impegnati da anni nello studio della progettazione in campo socio-educativo. Si può quindi dire che il corso sia suddiviso idealmente in due parti. Nella prima, che abbiamo chiamato “simulazione”, gli studenti saranno suddivisi in team di progettazione incaricati di analizzare una richiesta di consulenza progettuale costruita ad hoc. Nella seconda parte denominata “sperimentazione”, ciascuno studente dovrà invece prendere contatto con una realtà del terzo settore al fine di delineare un’idea progettuale realistica e sostenibile, per poi individuare un ente erogatore adeguato, scrivere un documento progettuale e presentare la richiesta di finanziamento entro i termini di scadenza del bando.
 
Per ulteriori informazioni, è possibile consultare la pagina Web dedicata al corso sul portale di Ateneo.