L’innovazione digitale sta cambiando profondamente il modo in cui i cittadini partecipano alla vita democratica, offrendo nuove opportunità ma anche sfide complesse.
Per approfondire questo tema, l’Università di Milano-Bicocca organizza il 21 maggio il convegno “Partecipazione digitale e innovazione democratica: Open Government Data”.
L’evento si inserisce nel progetto "Open Government Data: conoscere la società attraverso i dati della Pubblica Amministrazione", finanziato dal MUR per i Dipartimenti di Eccellenza 2023-2027.
Tra i protagonisti dell’incontro la prof.ssa Giorgia Serughetti e l'assegnista di ricerca Matteo Zanellato che si confronteranno, insieme ad altri esperti, su come le piattaforme digitali possano favorire l’inclusione sociale e garantire una partecipazione più equa.
Inclusione digitale e uguaglianza
Le piattaforme digitali, se progettate correttamente, possono promuovere l’inclusione sociale diventando spazi accessibili e trasparenti, in grado di accogliere cittadini con diversi livelli di competenza e background. A questo proposito, la prof.ssa Giorgia Serughetti osserva che "per farlo, è essenziale investire in alfabetizzazione civico-digitale, garantire interfacce semplici e valorizzare forme ibride di partecipazione che combinino strumenti online e fisici. La partecipazione digitale non deve essere pensata per chi è già connesso, ma per chi rischia di restare escluso: solo così può diventare leva di uguaglianza."
Dall’analisi condotta nell’ambito del progetto emerge, tuttavia, una forte disuguaglianza nell’accesso agli strumenti partecipativi. Lo sottolinea il dott. Matteo Zanellato: "L’Indice di Partecipazione Politica Digitale sviluppato nel nostro progetto mostra come l’accesso sia fortemente diseguale sul piano territoriale e socio-culturale. Milano si distingue come modello virtuoso, mentre città come Sondrio e Cremona faticano a valorizzare le potenzialità digitali. Questa variabilità evidenzia che la digitalizzazione della partecipazione politica non può essere vista solo come un fenomeno tecnologico, ma va compresa nel suo contesto socio-economico."
Sicurezza e fiducia nelle piattaforme digitali
Uno degli aspetti più delicati della partecipazione digitale è la tutela dei dati personali. Quando i cittadini interagiscono online con le istituzioni – firmando petizioni, votando, proponendo idee o commentando atti pubblici – lasciano tracce che, se non adeguatamente tutelate, possono esporre a rischi di profilazione indebita, sorveglianza o manipolazione.
Come sottolinea Zanellato, “la percezione di essere osservati può scoraggiare i cittadini dal partecipare. E la partecipazione politica digitale solleva interrogativi rilevanti sulla sicurezza e sulla protezione dei dati. Per garantire la fiducia è fondamentale adottare standard elevati di sicurezza informatica, tecnologie crittografiche e informative chiare."
Su questo punto, Serughetti aggiunge una riflessione sul ruolo delle piattaforme private: “la vera sfida oggi è porre rimedio all’asimmetria di potere tra cittadini, istituzioni e piattaforme digitali di proprietà delle grandi aziende tecnologiche, come Meta, Google e X, perché le logiche economiche non prevalgano sull’interesse pubblico. A questo scopo servirebbe più trasparenza algoritmica, ma anche impegno da parte delle istituzioni a sviluppare piattaforme pubbliche e commons di partecipazione digitale, garantire spazi di dibattito autenticamente democratici e ridurre la dipendenza dalle infrastrutture commerciali”.
Verso un ecosistema partecipativo inclusivo
Per superare le sfide della digitalizzazione democratica non basta affidarsi alla tecnologia: serve un cambiamento culturale e istituzionale. Secondo Zanellato "non tutti i cittadini sono pronti a partecipare solo online; per questo, pratiche ibride che combinano strumenti digitali e fisici sono una leva strategica. Affiancare assemblee civiche e percorsi partecipativi tradizionali con consultazioni digitali, forum online moderati, strumenti di rendicontazione pubblica accessibili e continui, consente di ampliare la base democratica senza escludere chi ha meno dimestichezza tecnologica. Le istituzioni devono riconoscere il digitale come parte integrante dell’azione pubblica, non come un’eccezione."
In questa direzione, anche Serughetti sottolinea l’importanza della collaborazione tra i diversi soggetti coinvolti: “serve un impegno coordinato tra enti pubblici, privati, società civile e comunità accademiche per affrontare le sfide dell'esclusione digitale, della sicurezza informatica e dell’integrazione tra strumenti digitali e tradizionali, con l'obiettivo di rendere la partecipazione politica più inclusiva ed efficace."
Un progetto in evoluzione
Il convegno del 21 maggio rappresenta una tappa significativa del progetto Open Government Data, che sta entrando in una fase avanzata di ricerca. Come spiega Serughetti "molto si sta investendo sulla divulgazione, con strumenti come podcast e contenuti web per coinvolgere un pubblico sempre più ampio. Lo spirito è quello di costruire connessioni con istituzioni e stakeholder interessati all’uso dei dati governativi aperti. Ed è anche questo lo spirito del seminario, che vedrà la presenza dell’assessora Gaia Romani con cui stiamo avviando una collaborazione a fini di ricerca sull’attualità e le prospettive future degli strumenti di partecipazione digitale".
Zanellato conclude illustrando il percorso intrapreso dal gruppo di ricerca: "Dopo una prima fase teorica, ci siamo concentrati sul rapporto tra innovazione tecnologica, partecipazione politica e inclusione civica. L’indice che abbiamo elaborato ci permette di misurare l’attivazione degli strumenti digitali nei comuni lombardi per coinvolgere i cittadini nei processi decisionali. Parallelamente, stiamo analizzando i dati elettorali locali e nazionali per individuare eventuali mutamenti nella competizione politica e comprendere come la partecipazione digitale incida – o meno – sulle dinamiche di rappresentanza e legittimazione democratica".
L’appuntamento è quindi per il 21 maggio ore 16.30 all'Università di Milano Bicocca, per riflettere insieme su come il digitale possa davvero diventare uno strumento di inclusione e democrazia.