Come svelare la composizione di una sostanza sconosciuta? Presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca è attivo un laboratorio deputato anche a rispondere a questa domanda: dal 2021 infatti l’Ateneo collabora con le Forze dell’Ordine, in particolare Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri, nel campo delle analisi per la determinazione del contenuto quali-quantitativo delle sostanze stupefacenti e psicotrope, sulla base di una convenzione stipulata con la Prefettura di Milano.
Fabio Gosetti, docente di chimica analitica presso il Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra, è il referente di Milano-Bicocca che coordina le attività del laboratorio incaricato dello svolgimento delle analisi.
Professore, con quale scopo è nata questa collaborazione?
La convenzione è stata stipulata con il principale obiettivo di ridurre ulteriormente i tempi di risposta all’Autorità Giudiziaria in merito agli esiti delle analisi chimiche delle sostanze stupefacenti. Con questo scopo, il nostro laboratorio, insieme ai Laboratori di Tossicologia Forense dell’Università Statale di Milano, si unisce ai laboratori delle Forze dell’Ordine specializzati e già esistenti sul territorio, il Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica per la Lombardia e i LASS dei Carabinieri.
Lo sviluppo di sinergie operative tra l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e le Forze dell’Ordine è stato concepito con la finalità di costruire una rete di scambio, supporto e collaborazione, anche sotto il profilo della ricerca scientifica.
Il nostro laboratorio, coadiuvando le attività già esistenti, attraverso il campionamento e l’analisi chimica delle sostanze sequestrate, permette di riconoscere le nuove sostanze psicoattive, oltre ad identificare gli stupefacenti già noti e di cui si conoscono approfonditamente gli effetti.
Cosa si intende per nuove sostanze psicoattive?
Il rapporto tecnico dell’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction, oggi denominato EUDA, relativo al periodo 2013 - 2022 ha evidenziato i casi di tossicità acuta in Europa dovuti all’uso di sostanze psicotrope che hanno richiesto assistenza ospedaliera. Si può notare che, negli ultimi anni, le percentuali dei ricoveri ospedalieri per abuso di cocaina o di cannabis hanno sì numeri importanti, ma sono rimasti pressoché invariati a fronte di una vera e propria esplosione di ricoveri dovuti all’uso delle nuove sostanze psicoattive e, nello specifico, proprio nel milanese.
Ogni anno vengono immesse in circolazione nuove sostanze psicotrope (NPS) con la finalità di aggirare la classificazione della normativa in vigore ai sensi del DPR 309/90. Queste sostanze viaggiano al limite tra legalità e illegalità e la loro precoce identificazione e segnalazione rappresenta un’importantissima sfida per i chimici analitici e tossicologi forensi. L’identificazione della sostanza psicotropa e il successivo inserimento nelle relative tabelle, allegate al Testo Unico, permettono poi di perseguirne la distribuzione.
Può trattarsi di sostanze di vario genere: dai catinoni sintetici, sostanze strutturalmente analoghe al catinone, una molecola psicoattiva presente in natura nella pianta del Khat di origine africana, ai cannabinoidi sintetici, anch’essi prodotti artificialmente, e in grado di produrre nel consumatore effetti psicotropi più intensi rispetto a quelli della cannabis. Poi troviamo la classe delle fenetilammine di cui fanno parte anche la metanfetamina e l’ecstasy, quest’ultima generalmente commercializzata in compresse di varie forme e colori. Recentemente viene spacciata insieme ad altre sostanze psicoattive, quali ad esempio ketamina e 2-CB, e venduta con il nome di “cocaina rosa”, anche se non ha nulla a che fare con la cocaina propriamente detta. Il pericolo della “cocaina rosa” risiede proprio nel cocktail di sostanze sconosciute, e aggiunte in proporzioni variabili, che sono pertanto in grado di aumentare la probabilità di avere importanti effetti collaterali.
Sicuramente da menzionare il fentanyl, oppioide sintetico fino a 100 volte più potente e più tossico della morfina, purtroppo recentemente noto per i crescenti casi di intossicazioni severe e morte nel mondo, che hanno portato il suo inserimento nel maggio 2024 in allerta di terzo grado da parte del Ministero della Salute.
Le sostanze sintetiche possono essere aggiunte, magari mischiate o spruzzate, ad altri stupefacenti, ampliandone gli effetti, che già di per sé sarebbero dannosi sia sul fisico che sulla psiche. Un mix estremamente pericoloso per il consumatore finale che, di fatto, non sa mai esattamente cosa sta assumendo. L’analisi serve appunto a chiarire la caratterizzazione chimica.
Anche alcuni farmaci possono essere venduti illegalmente in quanto sostanze psicotrope ma privi, in questo caso, della corretta tracciabilità. Sono prodotti di cui non si conosce la reale provenienza e che potrebbero anche essere contraffatti: non è detto che il contenuto corrisponda alla confezione.
Caratteristica comune alle vecchie e alle nuove droghe, è l’altissima dipendenza che generano nei soggetti che le assumono, accompagnata ad una cosiddetta elevata “tolleranza”, anche incrociata con altre sostanze: ciò significa che l’organismo cerca di abituarsi rapidamente alle quantità di stupefacenti assunti, che quindi risultano presto insufficienti per produrre un particolare effetto; la dose usuale non basta più e questo provoca un pericoloso aumento del consumo.
Come agiscono le sostanze stupefacenti sull’organismo?
Queste sostanze agiscono sulle sinapsi del cervello, ovvero sul meccanismo chimico del rilascio dei neurotrasmettitori per regolare lo scambio di informazioni tra i neuroni, alterandone il funzionamento. Alcune droghe, come l’ecstasy bloccano la ricaptazione della serotonina, altre come la metanfetamina inducono un abnorme rilascio di dopamina, mentre la cannabis agisce a livello dei recettori endocannabinoidi CB1 e CB2, e la sua prolungata somministrazione nel tempo porta ad una desensibilizzazione dei recettori stessi causando effetti permanenti su umore, memoria, performance cognitive, portando al completo e quotidiano disinteresse per la vita sociale e relazionale. Inoltre, i danni sui meccanismi cerebrali deputati agli scambi sono spesso permanenti anche dopo mesi di totale astinenza dall’assunzione delle sostanze.
Come si svolgono le analisi condotte in laboratorio?
Per prima cosa è stato opportuno sviluppare e validare un metodo analitico che permettesse la determinazione simultanea delle varie sostanze normate, al fine di avere una quantificazione affidabile e poter trasmettere all’autorità giudiziaria la percentuale di principio attivo correlata al numero di dosi della sostanza. Grazie alla strumentazione in dotazione al laboratorio, mediante la cromatografia liquida accoppiata alla spettrometria di massa, in soli cinque minuti è possibile stabilire la natura e la quantità delle sostanze presenti nel reperto sottoposto all’analisi. Inoltre, il metodo di estrazione che è stato messo a punto, è unico per tutte le sostanze indagate, e questo ha sicuramente permesso un’ulteriore riduzione e automazione dei tempi di risposta. Ad integrazione di tutto ciò, è stato sviluppato un software che permette non solo l’accettazione dei reperti in consegna settimanalmente da parte delle Forze dell’Ordine per redigere il relativo verbale, ma che è in grado di comunicare direttamente con la strumentazione del laboratorio, rielaborare i risultati delle analisi e stilare i rapporti di prova finali da inviare all’autorità giudiziaria.
Il laboratorio di Milano-Bicocca, dedicato a questa attività, è attivo dal 2021: vuole provare a tracciare un bilancio di questa esperienza? Quali obiettivi per il futuro?
Abbiamo raggiunto i risultati che ci eravamo prefissati: un obiettivo importante, ottenuto grazie all’impegno di tutte le persone che compongono il prezioso staff che supporta il laboratorio. Le analisi quali-quantitative rilevano velocemente il principio attivo in relazione alle quantità.
Con uno sguardo al futuro, tra le attività previste nell’ambito della convenzione, potrebbe essere possibile anche organizzare seminari rivolti agli operatori delle Forze dell’Ordine che, a loro volta, potranno prevedere incontri per gli studenti e gli specializzandi dell’Ateneo su tematiche d’interesse. Auspico un’attività formativa, reciprocamente alimentata e condivisa, alla quale potrebbero partecipare anche gli operatori di altri enti e istituzioni deputati all’attività di prevenzione.
In generale, riflettendo sulla professionalità del chimico, esiste un ventaglio davvero ampio in termini di sbocchi occupazionali. Dallo sviluppo industriale al settore farmaceutico, dal campo energetico al controllo ambientale. Senza dimenticare il campo agroalimentare, quello dei beni culturali e molto altro ancora. La chimica forense è un altro dei tanti risvolti applicativi che può assumere la carriera di un chimico.
Che ruolo gioca la formazione universitaria in questo campo?
Sul versante della formazione e sull’implementazione dei contenuti didattici si deve continuamente investire. In occasione di un seminario divulgativo per studenti della scuola superiore, una fascia di età particolarmente esposta al rischio, ho cercato di fare chiarezza su tante cattive informazioni.
La diffusa mancanza di conoscenza delle reali caratteristiche degli stupefacenti in circolazione e dei rischi, anche letali, a cui ci si espone con l’assunzione è un problema che le istituzioni, compresa quella universitaria, hanno il compito di affrontare in modo adeguato.
La formazione specifica, in una materia che si evolve continuamente come quella della diffusione di nuove sostanze psicotrope, non riguarda solo i ragazzi ma tutti noi, compresi insegnanti ed educatori nonché terapisti, personale medico e sanitario.