Una recente occasione di incontro tra operatori della giustizia e mondo accademico è stata offerta dall’evento Rituali dell’innovazione: un convegno dedicato all'esperienza del PON Next Generation UPP.
Magistratura, personale di cancelleria e avvocatura sono le diverse professionalità che, a vario titolo, concorrono all’erogazione del “servizio giustizia” ai cittadini. Il dibattito si è focalizzato in particolare sulle attività avviate in Lombardia.
Next Generation UPP, progetto coordinato dai Dipartimenti di Giurisprudenza, Informatica e Management dell’Università di Torino, in partenariato con undici atenei tra cui Milano-Bicocca, si propone di migliorare le prestazioni della giustizia dell’Italia del nord-ovest attraverso il potenziamento degli Uffici per il processo, l’innovazione tecnologica e la sperimentazione di nuovi schemi collaborativi.
L’iniziativa si inserisce all’interno di una più ampia azione governativa, promossa dal Ministero della Giustizia, per lo smaltimento dell’arretrato nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020.
Per entrare nel vivo, incontriamo Rita Maruffi, docente e ricercatrice di Diritto processuale civile.
Professoressa, vediamo il coinvolgimento di diversi atenei. Approfondiamo il ruolo di Bicocca.
La nostra unità di ricerca, coordinata dai professori Alberto Villa e Andrea Rossetti, coadiuvati dalla professoressa Maria Cristina Vanz e da me, prevede la collaborazione di tre Dipartimenti: Giurisprudenza, Sociologia e Ricerca Sociale e Informatica, Sistemistica e Comunicazione.
Per raggiungere una profonda comprensione del contesto in cui operiamo, abbiamo ritenuto essenziale il sostegno della sociologia. L’apporto giuridico è stato quindi rafforzato da una prospettiva ulteriore, mediante il lavoro dei professori Maurizio Catino e Luca Verzelloni, docenti di sociologia dell'organizzazione, che hanno reso originale il contributo di Bicocca.
Proponiamo una visione ampia e un approccio multidisciplinare alla soluzione degli aspetti più cronicizzati.
Ci aiuta ad inquadrare la funzione degli UPP, Uffici per il Processo?
La loro istituzione era finalizzata a supportare gli uffici giudiziari, con l'obiettivo di ridurre l'arretrato. Dall'indagine svolta a livello locale è risultato che i compiti, attribuiti dai singoli tribunali agli addetti upp, non sono uniformi. Vedremo se per quest'esperienza, concepita per un periodo determinato, ci sarà un futuro dopo il 2026.
Lo sviluppo del progetto è concepito in più step?
Nel 2021 abbiamo costituito un team di borsisti e assegnisti di ricerca, che ha affiancato il personale già attivo nei tribunali, per procedere, in primo luogo, alla ricognizione dei processi organizzativi: la mappatura è stata effettuata intervistando giudici, operatori e avvocati. Una volta individuati i punti problematici, si passa poi all’analisi delle cause e alla definizione di modelli e piani di efficientamento.
Stiamo lavorando coi Tribunali di Busto Arsizio e Monza. A breve è previsto l’avvio di una cooperazione con la Corte d’Appello di Milano.
La conclusione del progetto è programmata a settembre 2023.
Quali sono i risultati attesi?
Gli uffici giudiziari recepiscono un metodo efficace di gestione, contribuendo alla riduzione della durata media dei procedimenti. Parallelamente è importante fornire all’organico delle strutture coinvolte un’attività formativa sul campo.
Sarebbe interessante rendere costante un’indagine “di filiera” dei flussi in materia civile. Un utile indicatore, ad esempio, è costituito dal monitoraggio del numero di quante cause di primo grado vengono impugnate e quante risultano riformate in appello, accogliendo l’impugnazione.
L'istituzione di un ufficio predibattimentale potrebbe inoltre migliorare, dal punto di vista organizzativo, il rapporto tra Tribunale e Procura della Repubblica di Busto Arsizio e di Monza.
Rispetto al contesto universitario, grazie a questo percorso, i laureati magistrali avranno acquisito competenze gestionali e trasversali sull’ordinamento giudiziario.
Anche dopo la chiusura del progetto, non vorremmo disperdere il valore di una simile esperienza che potrebbe confluire in un corso executive rivolto agli addetti del settore.
Parliamo delle cliniche legali. Una nuova modalità didattica?
Abbiamo sperimentato una rimodulazione delle lezioni che, senza trascurare la parte teorica, aggiunga un taglio sempre più pratico. In tal senso, da novembre sono state attivate, in penale e civile, le cliniche legali che vedono gli studenti cimentarsi nella risoluzione di casi concreti, proposti dai magistrati. L’esercitazione e il confronto diretto con gli esperti offre indubbiamente un arricchimento fondamentale.
Il rapporto tra le istituzioni universitarie e il mondo della giustizia si può ridefinire attraverso una lettura innovativa, basata sulla condivisione degli obiettivi e sul consolidamento dei legami tra stakeholder.