Nel cuore della storica Villa Reale di Monza, un progetto ambizioso prende vita grazie all'impegno di due giovani ricercatrici dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca con Sara Borghesan e Federica Fasano. Sotto la supervisione del ricercatore Rodolfo Gentili e della dottoranda Lara Quaglini del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra, hanno trascorso un anno immerse tra i boschi, i fiori e i prati del Parco di Monza e dei Giardini Reali, con l'obiettivo di realizzare il primo Herbarium Regium Modoetiense (Erbario Regio di Monza), seguendo i pregiati archivi botanici dell'Ottocento.
Il lavoro prevede la realizzazione del primo vero erbario di questa grande area verde urbana: infatti, è solo tramite alcuni documenti storici, i Catalogus plantarum (1813, 1826, 1846), e le antiche collezioni botaniche del periodo asburgico, attualmente conservate al Museo di Storia Naturale di Milano, che si aveva, sino ad ora, una conoscenza non aggiornata della flora presente. Il progetto si è quindi proposto di colmare questo gap conoscitivo e di mettere in luce il patrimonio vegetale presente presso il Parco di Monza e dei Giardini Reali e i cambiamenti che ha subito nel corso del tempo.
Qual è l'ispirazione dietro il progetto di realizzazione dell'Erbario Reale della Villa di Monza?
(Sara Borghesan) L’ispirazione nasce, prima di tutto, dalla necessità di diffondere la cultura scientifica, che è proprio uno degli obiettivi del progetto SVING “ScienzaViva”, all’interno del quale rientra il nostro lavoro. È un progetto finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR) che ha come ente capofila il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, insieme alla Rete degli Orti Botanici della Lombardia e la Rete dei Giardini Storici (ReGiS). Da qui, il Consorzio ha avviato una convenzione con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e il Museo di Storia Naturale di Milano per valorizzare la biodiversità vegetale del Parco e dei Giardini Reali. Per farlo, abbiamo voluto realizzare il primo erbario del Parco e dei Giardini Reali, da noi nominato ”Herbarium Regium Modoetiense”, per censire la biodiversità vegetale di quest’area e creare un vero e proprio archivio della flora. Siamo state supportate da esperti del campo: Enrico Banfi e Gabriele Galasso, rispettivamente l’ex e l’attuale direttore della Sezione Botanica del Museo di Storia Naturale di Milano. L’obiettivo a lungo termine è che il lavoro ultimato possa essere esposto alla cittadinanza in una sezione di botanica, di cui è prevista la realizzazione all’interno della Villa Reale, anche per rendere i cittadini coscienti dell’immensa ricchezza di cui sono quotidianamente “fruitori inconsapevoli”.
Quali sono state le principali attività svolte durante l'anno di ricerca nel Parco e nei giardini della Villa Reale?
(Federica Fasano) L’attività principale è stata il censimento floristico che ha interessato tutto il periodo primaverile ed estivo, al fine di poter raccogliere per una stessa specie tutti i suoi caratteri diagnostici (la radice, le foglie, il fiore e il frutto). Per organizzare al meglio questa fase i Giardini Reali e il Parco di Monza sono stati suddivisi in diversi habitat naturali. Sono state campionate non solo le specie spontanee presenti, ma anche gli Alberi Monumentali, alcune varietà di Rosa presenti nel Roseto di Niso Fumagalli e la collezione di Citrus appartenenti alla collezione di agrumi storici della Villa.
Nel medesimo giorno della raccolta, i campioni sono stati posti all’interno di una pressa tra fogli di carta di giornale, intervallati da un cartoncino ondulato, al fine di promuovere il processo di essiccatura e di pressatura. È importantissimo ricordare che i giornali e i cartoni ondulati sono stati sostituiti giornalmente per assorbire l’umidità presente nei campioni. Terminata questa fase di lavoro, ogni campione è stato identificato e montato sui fogli d’erbario utilizzando degli spilli entomologici, insieme ad un cartellino che si può definire la sua “carta d’identità”. Al termine di questa preparazione, tutti i fogli d’erbario sono stati posti all’interno di un freezer per abbattere eventuali organismi patogeni.
Come si può osservare, la realizzazione di un erbario richiede molto tempo, attenzione e cura dei campioni che vengono raccolti, e anche se ci ha assorbito molte energie, ci siamo dedicate a questo progetto con tanta passione.
Qual è l'importanza storica e scientifica degli erbari nell'ambito della botanica?
(Rodolfo Gentili) Gli erbari sono uno strumento antico e moderno al tempo stesso. Antico perché nascono intorno al 1600, in un periodo di fermento culturale e scientifico che vede la nascita dei primi orti botanici universitari (Pisa nel 1543 e Padova nel 1545). Gli orti botanici e gli erbari rispondono alla necessità dei botanici dell’epoca di collezionare piante di interesse naturalistico e medico, di visionare i caratteri delle diverse specie e catalogarle, ma anche come strumento didattico. Successivamente, con l’avvento della nomenclatura scientifica binaria, inventata da Carlo Linneo, i campioni d’erbario diventano parte del metodo scientifico per descrivere le nuove specie. Ancor oggi, quando si descrive una nuova specie si raccoglie un campione d’erbario di riferimento detto “Tipo”, una sorta di “carta d’identità” per ciascuna specie nota. D'altro canto gli erbari sono uno strumento ancora moderno e fonte di nuove ricerche. Infatti i campioni vengono utilizzati per lo studio della distribuzione delle specie, passata e attuale, tramite cui si possono ricavare informazioni sulle variazioni climatiche intercorse negli ultimi quattro secoli. Infatti, nelle collezioni erbariologiche presenti in migliaia di istituzioni scientifiche in tutto il mondo sono presenti milioni e milioni di campioni d’erbario raccolti in vari periodi storici. Ogni campione ha allegato un cartellino, fonte di svariate e preziose informazioni: il nome della specie, la data e la località di raccolta, l’ambiente di crescita e il nome di chi ha raccolto e determinato il campione. In anni recenti, alcuni ricercatori hanno fatto test sui semi presenti in alcuni exsiccata per provare a riportare in vita piante attualmente estinte in natura. Altri studi valutano il DNA presente nei tessuti essiccati e svolgono comparazioni tra le specie del passato e quelle attuali. Insomma, gli erbari sono un archivio storico fonte di informazioni molto rilevanti per la scienza.
Quali sono le sfide più significative che prevedete di affrontare durante questo progetto di ricerca?
(Sara Borghesan) In un anno di lavoro il nostro compito sarà di realizzare almeno 500 campioni d’erbario in doppia copia, quindi circa 1000, così da destinarne la metà al Museo di Storia Naturale di Milano, mentre una copia digitalizzata sarà realizzata per l’Università Bicocca. Se parliamo del Parco di Monza, insieme ai Giardini Reali, ci riferiamo ad un’area di circa 720 ettari. L’estensione è davvero considerevole e non è stato facile riuscire a collezionare i campioni e censire quante più specie possibili, considerando che per molte specie la stagione di fioritura coincide o si sovrappone. Per questo motivo siamo state costrette a tornare più volte in punti che avevamo già indagato, ma siamo consapevoli che, purtroppo, la presenza di qualche specie non è stata catalogata. Siamo comunque molto soddisfatte del censimento che abbiamo svolto perché ad oggi siamo riuscite a realizzare 526 fogli d’erbario per la Villa Reale, che corrispondono a 441 specie. Il lavoro chiaramente non è davvero concluso: l’Erbario è un oggetto che deve essere sempre aggiornato!
Come prevedete di utilizzare i risultati della ricerca per contribuire alla comprensione della biodiversità vegetale di Monza o di altre località?
(Federica Fasano) L’Erbario Reale avrà la funzione primaria di documentare in tempi attuali lo stato della biodiversità vegetale del territorio di Monza. Attualmente stiamo digitalizzando anche i tre Catalogus plantarum con la finalità di confrontarli tra loro e con la lista floristica contemporanea. Ci aspettiamo che questa comparazione storica possa fornire informazioni fondamentali sui cambiamenti ambientali intercorsi in questo periodo e quindi sugli effetti che possono aver subito le piante in termini di inquinamento, habitat, clima e specie invasive.
È fondamentale che i risultati che otterremo vengano divulgati ai giovani e, più in generale, a tutta la cittadinanza; infatti, come previsto dal progetto, abbiamo già tenuto dei tour botanici durante il “Festival del Parco” e a marzo saremo impegnate in attività con alcune scuole secondarie di secondo grado del territorio.
Questa ricerca può essere un punto di inizio verso altri studi futuri e le collezioni storiche si potranno utilizzare per ricostruire o arricchire di informazioni alcuni eventi storici del passato. Un esempio è stato il ritrovamento della Klasea quinquefolia, una specie erbacea originaria dell’Asia centrale, segnalata qualche mese fa nel Parco di Monza. Si tratta di una scoperta molto interessante perché sappiamo che nel 1825 la specie era coltivata nelle aiuole dell’Orto Botanico della Villa Reale di Monza e l’unica altra località nella quale è presente è il Parco della Reggia Imperiale degli Asburgo, a Vienna. Questo testimonia il legame tra gli Asburgo e la città di Monza.