Nasce il circolo di scacchi della Bicocca - Bnews Nasce il circolo di scacchi della Bicocca

Con l'aiuto di Andrea Marletta, professore di Statistica economica e giocatore appassionato, ci avviciniamo ad un gioco dalle origini antiche, ma al tempo stesso molto attuale, che da poco ha preso piede anche qui in Bicocca.

Andrea, com’è nata la tua passione per gli scacchi?

La mia passione per gli scacchi nasce intorno ai 7-8 anni grazie ad uno zio appassionato. Pur non essendo un giocatore di categoria, era uno che studiava molto, aveva sempre a casa molti libri di scacchi e si applicava alla soluzione di problemi, senza nessun computer, solo libro e scacchiera.

Andrea Marletta e Fabio Bellini
Andrea Marletta e Fabio Bellini

Poi ho continuato alle medie e alle superiori grazie a laboratori pomeridiani e ad una squadra con la quale nel 2004 abbiamo vinto i campionati studenteschi. Purtroppo con l’università e le prime esperienze di lavoro ho abbandonato temporaneamente il gioco. Questo fenomeno è molto comune; qualche anno fa mi è capitato di fare una ricerca sul numero di tesserati in Italia e ho potuto riscontrare come fino ai 18 anni ci sia una crescita del numero di giocatori, dai 18 anni in avanti invece un calo netto.

In Bicocca sei stato fin dall’inizio l’animatore del Gruppo scacchistico, raccontaci la sua storia

Nel 2017 ho iniziato a lavorare come assegnista qui in Bicocca, e condividevo l’ufficio con Piero Parenti, che allora collaborava con il centro di ricerca il BASC (Bicocca Applied Statistics Center). Parlando tra di noi, un giorno ci siamo accorti di avere questa passione in comune e abbiamo pensato che fosse strano non avere un gruppo attivo e un punto di ritrovo per giocare.

Così abbiamo cominciato in modo molto semplice, stampando dei volantini e creando un gruppo su chess.com, una delle piattaforme scacchistiche più usate al mondo. Il gruppo piano piano ha cominciato a crescere, ma le attività erano ancora quasi esclusivamente online. Poi ci siamo rivolti ad una Associazione studentesca, Studenti Indipendenti, e tramite i Bandi “mille lire” abbiamo acquistato un buon numero di scacchiere e alcuni orologi che ancora adesso si trovano in U1 nell’auletta studenti.

Il vero salto di qualità è arrivato però nel 2018 grazie alla collaborazione con Bbetween, perché abbiamo cominciato a organizzare corsi di scacchi tenuti da due istruttori federali. Da quel momento ogni anno abbiamo avuto due edizioni: livello base e intermedio, ciascuna con 20 partecipanti, per una durata di 3 settimane. L’anno dopo c’è stato un altro momento di svolta; siamo riusciti ad invitare Luca Moroni, campione italiano, per una simultanea su 50 scacchiere: è stato un evento che ha avuto visibilità sui media e ha prodotto una notevole spinta al movimento degli scacchi in Bicocca.

Parallelamente sulla piattaforma chess.com, con l’aiuto di studenti e docenti di altre università, abbiamo cominciato a creare un network di gruppi scacchistici di tutte le università italiane e in questo modo ci siamo fatti conoscere anche fuori dalla Bicocca. In mezzo c’è stata anche la pandemia, che ha rallentato un po’ le cose, ma finalmente sabato 9 marzo 2024 si è giocato il primo torneo universitario in presenza, a cui hanno partecipato sedici università. Bicocca ha raggiunto il terzo posto a pari merito, che poi è diventato quarto per spareggio tecnico. Un ottimo risultato comunque.

Dal 2024 inoltre siamo diventati un circolo iscritto alla Federazione nazionale, soprattutto grazie al lavoro che ha fatto Fabio Bellini, uno dei nostri docenti, e al supporto di Lucia Visconti Parisio, delegata della Rettrice allo sport. Ad oggi il circolo ha già un buon numero di tesserati e da poco ha preso parte ai campionati nazionali. Al primo anno siamo già stati promossi dal girone Promozione alla serie C, ma la cosa più bella secondo me è che nella squadra che ha giocato erano rappresentate tutte le componenti della comunità di Bicocca: un professore, uno specializzando di Medicina, un dottorando di Scienze dei materiali e anche delle matricole. Gli scacchi permettono di coinvolgere trasversalmente tutte le categorie, a prescindere dall’età e dalla professione.

Oggi si fa largo uso di motori e intelligenza artificiale e si gioca molto online: si perde qualcosa secondo te rispetto al gioco in presenza?

Sono due giochi in parte diversi. In primo luogo banalmente per un problema di prospettiva: se giochi solo online sei abituato leggere la scacchiera su due dimensioni, i tuoi pezzi li guardi dall’alto. La lettura del gioco è completamente diversa, per esempio per quanto riguarda le diagonali.

Poi negli scacchi in presenza c’è - molto più che in quelli virtuali - una componente emotiva: avere un avversario davanti ti può trasmettere delle sensazioni di ansia o al contrario di sicurezza, puoi cercare di capire la sua personalità e adeguare le tue mosse, mentre dietro uno schermo il rapporto tende ad essere asettico. Questa componente emotiva porta spesso dei giocatori molto dotati in ambiente virtuale a non essere altrettanto performanti nei tornei. Giocare in presenza insomma è tutta un’altra cosa e secondo me è decisamente meglio.

Secondo te in che cosa gli scacchi sono formativi?

Ci sono tantissime richieste di corsi da parte delle scuole, attraverso gli scacchi cominci a sviluppare una capacità di problem solving e una visione strategica. Si dice che quando si gioca a scacchi non si perde mai perché o si vince o si impara: questo è vero soprattutto all’inizio. In questo senso il consiglio a chi si avvicina per la prima volta è quello di fare tanta pratica e avere pazienza. Gli scacchi richiedono tempo e una capacità di riflessione ampia, per quanto certamente rimanga anche una componente di istinto. Il giocatore che diventerà veramente competitivo è quello che sarà capace di sviluppare una grande capacità di calcolo e di memoria, questo è il motivo per cui un computer batte un essere umano. Tra l’altro presso la Biblioteca d’Ateneo abbiamo creato una sezione di libri sugli scacchi, che sono disponibili per tutti coloro che vogliono migliorare.