Tracce "previste". Tracce "riflessive e ad hoc per degli adolescenti". Ma anche tracce "troppo generali e a rischio banalizzazione". O su argomenti che "in pochi saranno arrivati a studiare al quinto anno". Questa mattina è scattato l'esame di maturità 2018 con la prima prova. E Raffale Mantegazza, professore di Pedagogia all'Università di Milano-Bicocca, fa il punto sui temi proposti agli studenti.
Professore, tra le tracce proposte, sono state più le attese rispettate o le sorprese?
Le attese rispettate, direi. Nell'80esimo anniversario delle leggi razziali, era prevedibile che ci fosse una traccia che toccasse il tema del razzismo. Anche perché il tema è tornato di attualità. Altra scelta che non ha sorpreso: l'articolo 3 della Costituzione, della quale ricorrono i 70 anni.
Buone scelte?
Ho trovato molto interessante che si sia puntato sul "Giardino dei Finzi Contini" di Giorgio Bassani. Non è detto che lo scrittore sia stato trattato in classe o letto dagli studenti, ma è stato un grande classico, presenta protagonisti molto giovani ed è stato scelto uno die brani più forti del romanzo. Bellissima anche la traccia sulla solitudine. Un tema molto profondo e adolescenziale, legato all'età che i maturandi stanno attraversando, e basato su ottimi testi letterari, Alda Merini e Salvatore Quasimodo, e opere artistiche, di Munch e Hopper, in grado di stimolare un ragazzo di 18, 19 anni. Sono argomenti di cultura civica che aiutano a riflettere sul percorso di studi e su se stessi, a incrociare le proprie emozioni con quanto si è imparato tra i banchi.
Come valuta i temi storici?
Il problema ogni anno è sempre lo stesso: il periodo del secondo Dopoguerra non viene trattato o si arriva a farlo male, salvo pochi studenti che lo approfondiscono per conto loro. Pochi avranno scelto la traccia sulla cooperazione internazionale con i testi di Aldo Moro e Alcide De Gasperi. Mi piacerebbe che il tema 2018 fosse di spunto per rivedere il programma del quinto anno di scuola secondaria di secondo grado. L'ultimo anno di Storia dovrebbe essere dedicato al Novecento, come voleva il ministro Luigi Berlinguer. E in Filosofia non ci si può fermare a Sartre. Temi come la bioetica, le staminali, le neuroscienze devono essere affrontati. Quanti tra i ragazzi avranno scritto di clonazione, se non per sentito dire?
E i temi sulla creatività e sulla massa e propaganda?
Sono questioni talmente ampie che rischiano di essere banalizzate. Preferisco le tracce che presentino un taglio preciso e che si basano su quanto fatto a scuola. Ai miei studenti do sempre un consiglio per la tesi: evitate i temi troppo vasti, trovate una via di mezzo, un autore o una teoria come spunto di partenza. Non dimentichiamo che il tema è il primo impatto del ragazzo con l'esame di maturità.
E lei quale traccia avrebbe svolto?
Quella sulla solitudine. La sento vicina al mio carattere, fin da quando ero adolescente. Mi ritagliavo del tempo per scrivere poesie. È un tema fondamentale, anche in senso positivo. Perché solitudine significa sapere stare con se stessi.