Milano è tornata a festeggiare nuovamente il capodanno cinese e l’ingresso nell’anno del Coniglio, dopo la lunga pausa imposta dalla pandemia. Una larghissima partecipazione per un evento particolarmente atteso, che ha visto cittadini e turisti riuniti domenica 22 gennaio all’Arco della Pace. Dopo gli interventi istituzionali in cinese e in italiano, si sono alternate le rituali danze del Leone e del Drago. Nel corso del pomeriggio, ad opera di varie associazioni e scuole, si sono poi susseguite coreografie, esibizioni canore e dimostrazioni di arti marziali.
Con la dottoressa Francesca Vomeri, cultrice della materia presso la cattedra di Lingua Cinese del Corso di Laurea in Comunicazione Interculturale e referente per l’Aula Confucio di Milano-Bicocca, approfondiamo alcuni aspetti legati a questa ricorrenza.
Siamo ancora all’interno delle festività che si concluderanno il 5 febbraio. Ci aiuta a comprendere la filosofia del calendario cinese?
Il capodanno cinese, detto anche chunjie “festa di primavera” o capodanno lunare, deriva dal ciclo lunare e trae le sue origini dalle tradizioni contadine del paese dove veniva tenuta traccia della seconda “nuova luna” dopo il solstizio d’inverno per gestire la semina e il raccolto; ogni anno cade, nel nostro calendario gregoriano, tra quei giorni compresi dal 21 gennaio al 22 febbraio. In epoca imperiale si calcolavano cicli di 60 anni: l’anno non viene identificato con un numero ma da un nome, composto da due caratteri. Il primo, che cambia a rotazione ogni 10 anni, è formato da uno dei due principi Yin e Yang associati ad uno dei cinque elementi, anche noti come 五行 wuxing, ovvero legno, fuoco, terra, metallo e acqua. Il secondo carattere che identifica l’anno nuovo, a rotazione ogni 12 anni, è composto dai 12 segni dello zodiaco astrologico cinese: drago, serpente, cavallo, capra, scimmia, gallo, cane, maiale, topo, bue, tigre e coniglio. Il 22 gennaio 2023 è stato il primo giorno dell’anno del coniglio dell’acqua-yin. Questo animale rappresenta la pace, la serenità, la pazienza ed è dunque da considerarsi un segno molto positivo e di speranza.
Quanto resta aderente la Cina di oggi alle tradizioni? Cosa può dirci delle generazioni più giovani?
Quella del capodanno è la festività tradizionale più importante, celebrata ancora oggi da tutte le generazioni in patria e dalle tante comunità all’estero. Sicuramente la popolazione adulta e anziana resta più legata alle consuetudini.
In Cina il ruolo della famiglia è centrale durante questo periodo che vede milioni di cinesi muoversi per raggiungere il proprio nucleo parentale, anche attraversando enormi distanze. La riunione familiare è accompagnata da banchetti caratterizzati da pietanze associate a concetti benaugurali: a tavola non può mancare il pesce, il cui nome in cinese yu 鱼 è omofono della parola “abbondanza”. Anche i mandarini, per omofonia con la buona fortuna, sono comunemente consumati durante questa ricorrenza. Un’altra abitudine consiste nell’appendere fuori dalle abitazioni un foglio rosso con scritto sopra il carattere 福 fu, “fortuna” alla rovescia: “rovesciare, capovolgere” infatti in cinese si pronuncia dao, nello stesso modo del verbo “arrivare”. Capovolgendo il carattere si ottiene dunque “la fortuna che arriva”.
Il rigido contesto pandemico, unitamente alle rapide innovazioni tecnologiche che hanno interessato la Cina, ha dato origine a curiose varianti di pratiche tradizionali, soprattutto tra la popolazione più giovane. Negli ultimi anni, ad esempio, il dono di hong bao 红包, tipiche buste rosse contenenti denaro, ha trovato una nuova forma: è possibile scambiarsi hong bao digitali in chat, il cui importo, una volta aperto il messaggio, viene scalato direttamente dal conto in banca collegato all’applicazione; un metodo smart e a prova di contagio.
In Italia siamo abituati ad associare la pirotecnica ai festeggiamenti di fine anno: nella tradizione cinese, quale significato assume l’utilizzo dei fuochi d’artificio?
Una delle più caratteristiche tradizioni, durante la festa di primavera, è proprio quella di far scoppiare petardi e fuochi d’artificio. Anticamente si riteneva che i loro botti allontanassero gli spiriti maligni e portassero fortuna; i contadini temevano il mostro Nian, termine omofono della parola cinese “anno”: un essere dalle spaventose sembianze che distruggeva i villaggi e danneggiava il raccolto. La leggenda vuole che la creatura fosse intimorita dai forti rumori e dal colore rosso. Tutt’oggi lo scoppio dei petardi, peraltro ridimensionato nel corso degli anni attraverso varie policy, e le decorazioni rosse, come lanterne e altri addobbi, si rifanno a questa tradizione.
Come si studia oggi la cultura cinese in Bicocca?
Il Corso di Laurea triennale in Comunicazione Interculturale, presieduto dalla professoressa e traduttrice Silvia Pozzi, prevede la scelta tra cinese, giapponese e arabo. Gli studenti che optano per la lingua cinese ne studiano la grammatica e praticano la conversazione con docenti madrelingua; al terzo anno si occupano di traduzione letteraria e svolgono uno o due esami di cultura cinese su temi di letteratura, storia, filosofia ma anche sulle caratteristiche contemporanee del mercato cinese legate alla comunicazione. In Bicocca è presente un’aula Confucio, convenzionata con l’Istituto Confucio dell’Università Statale di Milano, attraverso la quale si tengono corsi gratuiti di lingua per i dipendenti e docenti. Diversi sono gli studenti che si sono recati in Cina per periodi semestrali di studio.
Vogliamo salutarci con un auspicio per il 2023?
万事如意 wan shi ru yi. Un augurio che letteralmente significa "diecimila cose come i tuoi desideri" ma che potremmo tradurre così: che tutto vada come desideri, che i tuoi desideri si realizzino!