Il rischio reputazionale delle condotte irresponsabili sul fronte ambientale, sociale e di governance (ESG) sta assumendo un’importanza sempre maggiore.
Stai pensando di investire in un'azienda, convinto che sia etica e responsabile. Ora immagina che questa azienda venga coinvolta in comportamenti discutibili sotto i riflettori dei media. Come influisce questo comportamento sulle tue scelte di investimento?
Uno studio recente a cura di Monica Rossolini, professoressa associata del Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l'Economia, in collaborazione con ricercatori dell'Università di Parma, Università di Roma Tor Vergata e Università di Firenze, ha cercato di rispondere a questa domanda, esaminando il legame tra il cattivo comportamento aziendale e il costo del capitale delle aziende quotate in borsa.
Professoressa Rossolini, come ha selezionato le aziende per il suo studio e quali sono stati i criteri di inclusione?
Lo studio è stato sviluppato su un campione di circa 730 aziende quotate che per dimensione e settore di appartenenza riescono a rappresentare in modo completo il mercato delle grandi aziende americane. La scelta di studiare il contesto americano è stata guidata dalla disponibilità, per queste aziende e per un periodo decennale, di un indicatore di rischio reputazionale chiamato RepRisk.
Questo indice è calcolato sulla base di sofisticati algoritmi che analizzano quotidianamente più di 100.000 fonti di informazioni che comprendono giornali, social media, blog, newsletters, fonti governative etc. L’indicatore cattura per la singola azienda eventi di "mal condotta" relativi a tre aspetti fondamentali: ambientali, ad esempio violazioni delle normative ambientali o inquinamento, sociali come nel caso di un trattamento ingiusto dei dipendenti, e di governance come frodi, corruzione, mancanza di trasparenza o violazioni delle norme etiche aziendali.
In base alla gravità dell’evento e alla risonanza mediatica dello stesso l’indicatore assume un valore compreso tra 0 e 100. Quando avviene l’evento, l’indicatore assume il valore massimo (che cambia a seconda dell’impatto dell’evento, delle conseguenze, delle persone coinvolte), progressivamente nei giorni successivi, al diminuire della risonanza mediatica della notizia, l’indicatore tenderà a scendere fino ad arrivare a zero.
Qual è l'impatto delle notizie negative dei media sulle aziende e sulla percezione del rischio da parte degli investitori?
Rispondere a questa domanda mi consente di presentare l’obiettivo dello studio, ossia capire se il rischio reputazionale dell’azienda, misurato nel nostro caso da RepRisk e quindi anche dall’impatto mediatico, influenzi le scelte d’investimento degli azionisti. Ricordiamo che ogni volta che si parla di investimento si ragiona sulla base di due principali criteri: rendimento e rischio. Se l’investitore ritiene che quel tipo di investimento comporti un rischio maggiore, pretenderà un rendimento maggiore.
La misura impiegata nello studio è il “cost of equity” ossia il rendimento richiesto dagli azionisti per investire nel capitale dell’azienda. Un comportamento irresponsabile in tema ESG porta gli azionisti a percepire un maggior rischio e quindi richiedere un maggior rendimento. Lo studio dimostra che il rischio reputazionale ha conseguenze negative per l’azienda che in caso di raccolta di fondi sul mercato dovrà pagare un costo più alto per essere attrattiva nei confronti degli investitori stessi.
Tale relazione è ancora più evidente per le aziende che si contraddistinguono per una forte attenzione alla sostenibilità. Un loro comportamente irresponsabile, viene percepito come un tradimento, l’azienda perde credibilità sul fronte del suo comportamento “sostenibile” e questo in sintesi si traduce in maggior rischio percepito e maggior rendimento richiesto da parte dell’azionista stesso.
A quali notizie sono più sensibili oggi gli azionisti?
Dallo studio emerge che gli azionisti sono particolarmente sensibili ai comportamenti irresponsabili in ambito sociale, ad esempio la notizia di un comportamento discriminatorio sui dipendenti come il non adeguato pagamento degli stipendi. Allo stesso modo, l'investitore potrebbe reagire negativamente a notizie riguardanti pratiche di sfruttamento o discriminazione di minoranze all'interno dell'azienda. Inoltre, situazioni di mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul luogo di lavoro possono altresì influenzare negativamente la percezione degli investitori, aumentando il rischio reputazionale e, di conseguenza, il rendimento richiesto. Questo non stupisce poichè precedenti studi hanno evidenziato come l’attenzione da parte dell’impresa agli aspetti sociali, ed in particolare agli stakeholder definiti primari (tra cui gli azionisti, gli investitori, i dipendenti, i clienti e i fornitori) sia fondamentale per aumentare il valore dell’impresa (e quindi anche degli investimenti nella stessa).
Che consigli pratici può offrire alle aziende e ai responsabili politici basandosi sui risultati del suo studio?
Le imprese, ed in particolare quelle quotate, sono consapevoli della necessità di porre attenzione alle tematiche ESG nello svolgimento delle loro attività, in molti casi anche a seguito di obblighi normativi.
Lo studio dimostra che limitare i casi di comportamenti irresponsabili e una efficace gestione della comunicazione degli stessi è fondamentale per evitare conseguenze economiche negative per l’impresa. Questo è ancora più importante per le imprese che nello svolgimento delle loro attività sono molto attente ai temi della sostenibilità ESG.
Per quanto riguarda i responsabili politici, indirettamente lo studio dimostra che lo sforzo di regolamentare il tema ESG e quindi spingere le imprese e investitori ad essere sempre più consapevoli in tema di sostenibilità, innesca un processo virtuoso coinvolgendo anche i “mercati finanziari” che tenderanno a “punire” i comportamenti irresponsabili.
Quali potrebbero essere le evoluzioni e le tendenze future dello studio?
Con un team multidisciplinare che coinvolge anche colleghi del Dipartimento di Informatica Sistemistica e Comunicazione dell’Università Bicocca, stiamo lavorando alla creazione di un indicatore simile come logica a Reprisk ma focalizzato sulle PMI italiane. Le imprese di minori dimensioni stanno aumentando l’attenzione e la consapevolezza in tema ESG e anche per loro l’effetto mediatico di comportamenti irresponsabili potrebbero avere ricadute economico-finanziarie rilevanti.