Un racconto per immagini, ma non solo. Il Premio BreraBicocca, con l’inaugurazione della mostra delle opere fotografiche dei giovani artisti dell’Accademia di Brera (lunedì 29 novembre 2021), darà anche una lettura diversa, anche attraverso la musica, delle aspettative per l’epoca post pandemica sintetizzate nel titolo “Domani”. Sarà quella offerta maestro Danilo Rossi, prima viola solista dell’orchestra del Teatro alla Scala.
Maestro, BreraBicocca valorizza il talento artistico dei giovani. Com’è cambiato, nel tempo, il rapporto tra giovani e arte, in particolare nella musica?
È un rapporto che si sviluppa sempre in maniera moderna. In tutti i campi il mondo progredisce e questo avviene anche in ambito artistico. Non è solo questione di innovazioni tecniche, si evolve l’interpretazione. Basta risentire l’esecuzione di un brano registrata anni fa per cogliere le differenze. I giovani sono più degli altri in contatto con ciò che accade, per questo bisogna saperli ascoltare. Confrontarsi con loro significa stare al passo con i tempi.
Oggi si sono moltiplicati i canali attraverso cui esprimersi. Con risultati sempre positivi o ci sono dei limiti?
Quello che noto è che spesso non si coglie la differenza tra i vari mezzi. Ad esempio, un video per YouTube è diverso da quello pensato per un Dvd, che a sua volta è diverso da un concerto dal vivo. In tanti sembrano confondere le cose. È un problema che noto soprattutto per la fruizione della musica, mentre per il teatro è diverso perché la gente sa che assistere ad una rappresentazione dal vivo è diverso dal vederla in tivù. Non so perché, ma ho la sensazione che si colga di meno il fatto che il concerto non è solo musica da ascoltare, ma un’esperienza da vivere.
A seguito della pandemia, la percezione del futuro sembra cambiare di continuo. È così anche in campo artistico?
Io la vedo diversamente. Ho notato una straordinaria volontà di far andare la fantasia per trovare nuove modalità di interazione. Parlo della mia esperienza. Con il lockdown avevo due possibilità: sedermi davanti alla tivù ed aspettare oppure affidarmi alla fantasia. Ho scelto la seconda e questo mi ha permesso di esplorare territori che non conoscevo bene, come quello dei meccanismi della rete.
Al web ha affidato i suoi concerti sul pianerottolo che ha intitolato “La Scala per le scale”.
È stata una cosa estemporanea. Ho lasciato dei post-it davanti alle porte di casa dei condomini dicendo semplicemente: “Sono Rossi del secondo piano, stasera suonerò per voi. Chi vuole, può sentirmi aprendo la porta e rimanendo in casa”. Cinque concerti in tutto. La notizia è stata ripresa da Repubblica e dal New York Times. Il riscontro è stato tale che mi sono ritrovato ad essere inserito tra i 10 musicisti al mondo più rilevanti del 2020. Questo mi porta a dire che si può tramutare questi momenti in uno slancio. Certo, per me era più semplice rispetto a chi, anche nel nostro mondo, si è ritrovato ad avere problemi di sostentamento. Ho visto, tuttavia, tante persone che si sono rimboccate le maniche. Ai ragazzi ho sempre detto di darsi da fare, di tirar fuori le idee sfruttando le possibilità che offre la rete.
Cosa ci porteremo nel “Domani” di questa esperienza che abbiamo vissuto?
È importante tenere sempre in mente la lezione che è venuta dalla pandemia. Dobbiamo far tesoro della consapevolezza che abbiamo acquisito di essere limitati. Il domani ha un forte legame col passato. Si va verso il futuro con due piedi, uno è quello dell’evoluzione tecnica, l’altro è quello della consapevolezza del passato. Non si va avanti se non si conosce la storia.