Nelle città di tutto il mondo si stanno cercando di contrastare i problemi associati all'attuale uso intensivo delle automobili private, alla relativa congestione del traffico, al consumo energetico, alle emissioni di carbonio e alla sicurezza.
Oggi migliorare un sistema di trasporto urbano non significa solo costruire nuove infrastrutture o rimodernare quelle obsolete: i trasporti non si basano solo su cemento e acciaio, ma dipendono sempre di più dalle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, attraverso nuovi servizi che spesso sono forniti da applicazioni (app) per smartphone.
Si chiamano “soft policy” e sono una serie di misure introdotte a livello governativo per integrare la gestione tradizionale della mobilità urbana e favorire la riduzione dell'uso dell'auto e l'adozione di modelli di mobilità più sostenibili, a vantaggio della qualità di vita dei residenti nei centri urbani, della riduzione dell’inquinamento e dell’impatto ambientale delle metropoli.
In particolare, nell'ambito della tecnologia persuasiva e dei sistemi di supporto al cambiamento comportamentale, sono state recentemente sviluppate molte app volte a promuovere forme di trasporto alternative all’auto privata. Esse monitorano i dati individuali di mobilità, forniscono un feedback sulla relativa impronta ecologica, energetica e climatica e sfruttano una serie di meccanismi per promuoverne la riduzione.
Abbiamo parlato di queste app e della loro reale efficacia nel produrre impatti tangibili nella riduzione dell'uso dell'auto con Francesca Cellina, dottoranda Bicocca al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale e ricercatrice SUPSI.
Che cos’è la gamification e come può essere utilizzata per una mobilità sostenibile?
“Usiamo questo termine quando, in contesti di vita reale, si fa leva su meccanismi tipici del mondo dei giochi. Ad esempio, attraverso la possibilità di guadagnare punti con le proprie azioni o partecipando a sfide con altri individui per raggiungere un determinato obiettivo. Nel quadro delle politiche di mobilità a scala urbana, la “gamification” viene solitamente usata con l’obiettivo di ridurre l’uso dell’auto e promuovere il trasporto pubblico e la mobilità attiva, cioè gli spostamenti a piedi o in bicicletta.”
Come funziona un’app di mobilità sostenibile?
“Le app che sfruttano i meccanismi di “gamification” fanno solitamente leva sulla “motivazione estrinseca”, cioè offrono premi e ricompense per azioni di valore per la collettività, che i singoli individui spontaneamente non metterebbero in atto. Queste app offrono ai propri utenti punti o trofei virtuali, a seconda dei chilometri percorsi con il trasporto pubblico, a piedi o in bicicletta. L’ipotesi è che questi chilometri corrispondano ad altrettanti spostamenti evitati in auto e che pertanto siano da incentivare e premiare. In alcuni casi, i punti o i trofei virtuali accumulati tramite l’app danno diritto a premi reali, che spesso consistono in sconti offerti da una rete di partner pubblici e privati. Chi ottiene più punti o trofei viene inoltre messo in evidenza nella classifica degli utenti dell’app, per far scattare anche meccanismi di competizione.
Talvolta, le app promuovono anche iniziative collaborative, lanciando sfide di gruppo che coinvolgono tutti gli utenti. Ad esempio, “Questa settimana, riduciamo del 20% le nostre emissioni di gas serra per la mobilità” oppure “Questa settimana, lasciamo tutti a casa l’auto per almeno due giorni”.
Questo è sufficiente per mettere in pratica un nuovo comportamento?
“L’idea di fondo è che si riesca a portare gradualmente all’attivazione di meccanismi di “motivazione intrinseca”, affinché man mano che gli individui sperimentano le alternative all’auto, continuino ad usarle non tanto per ottenere punti o premi, ma perché ne riconoscono l’utilità e l’efficacia, anche a livello individuale. E che ne siano tanto soddisfatti da arrivare a consolidare nuove abitudini e mettere in atto nuovi automatismi nei comportamenti. Se manca questa fase, l’effetto dell’app non può che essere temporaneo: cessata l’erogazione di punti e premi, il rischio di ritorno all’uso dell’auto è elevato.”
Oltre a quello ambientale ci sono altri vantaggi nell’utilizzo?
“Se riescono nel loro intento di riduzione dell’uso dell’automobile, oltre agli effetti di mitigazione dei cambiamenti climatici globali, queste app possono avere ricadute immediate sulla salute pubblica (minori malattie da inquinamento) e sulla sicurezza (riduzione degli incidenti). Se la riduzione dell’uso dell’auto avviene tramite l’aumento della mobilità attiva, queste app possono inoltre portare benefici diretti per la salute individuale: maggior movimento e meno stress legato alla permanenza nel traffico, con un complessivo aumento del benessere individuale. E se le app premiano con sconti presso attività commerciali, possono anche contribuire a rivitalizzare il sistema economico locale.”
Quali sono le criticità?
“Le scelte di mobilità che effettuiamo quotidianamente non sono sempre libere da vincoli e condizionamenti. Se ad esempio le destinazioni che devo raggiungere sono mal servite dal trasporto pubblico e al contempo non c’è un servizio di dopo-scuola adeguato per i miei figli, può essere che sia costretta ad usare l’automobile, che mi garantisce un tempo di percorrenza inferiore - magari anche quando c’è congestione del traffico. In casi come questo, i punti, premi o le sfide lanciate da un‘app non hanno alcuna influenza. Affinché queste app siano efficaci è pertanto necessario che vi siano possibilità concrete di accesso alle alternative all’uso dell’auto:possibilità che, più spesso di quanto pensiamo, derivano da interventi in settori diversi da quello dei trasporti.”
Che cosa si prevede per il futuro della ricerca in questo campo?
“Nonostante la rapida diffusione di queste app, la loro efficacia non è ancora stata dimostrata in modo rigoroso, specie nel lungo termine. Occorrono accurati studi sperimentali, che ne certifichino l’impatto al variare dei contesti socio-culturali e di dotazione infrastrutturale. E’ inoltre essenziale chiarire l’impatto costi-benefici di queste app, anche confrontandole con altre politiche “soft” che agiscono sul sistema della mobilità, a cominciare da quelle che fanno leva sulla sensibilizzazione e sull’educazione.”