«Sono sempre stata attratta dalla materia, sin da piccola. Di certo, una volta finito il liceo, la scelta di iscriversi alla Facoltà di Matematica è stata naturale. E in quel momento ho capito quale fosse il mio posto: con la Matematica e i miei compagni di corso mi sono sentita quasi immediatamente "a casa”.» Così Maurizia Rossi, ricercatrice in Matematica, inizia a raccontarci una passione e un impegno che l’hanno portata il 7 aprile scorso a ricevere il prestigioso Premio Fubini.
Qual è stato il tuo percorso di formazione e ricerca?
Dopo la maturità conseguita al liceo G.Sulpicio di Veroli (Fr), ho conseguito la Laurea Magistrale in Matematica Pura ed Applicata nel 2012 presso l'Università di Roma Tor Vergata e poi il Dottorato di ricerca in Matematica nel 2015 con la tesi "The geometry of spherical random fields" con relatori i Professori Paolo Baldi e Domenico Marinucci. Ho svolto periodi all’estero, in particolare a Lussemburgo, come Research Associate nel gruppo di ricerca del Professor Giovanni Peccati; a Parigi con una borsa Post-Doc della Fondation Science Mathématiques de Paris (FSMP); a Pisa come Assistant Professor (RTD-a). Quindi ho vinto un concorso in Bicocca e da novembre 2019 sono Tenure-Track Assistant Professor (RTD-b).
A breve diventerò Professore Associato nel settore MAT/06 (Probabilità e Statistica Matematica).
Come ricerca, sono interessata alla Probabilità e alla Statistica Matematica, in particolare alla loro intersezione con altre discipline come la Geometria e la Fisica Matematica. I miei temi di ricerca principali sono Campi aleatori (Random fields) e Grandi deviazioni (Large Deviations).
In particolare, i miei contributi più recenti riguardano la teoria delle Onde aleatorie (Random waves), argomento molto studiato negli ultimi anni sia per via delle molteplici applicazioni - dalla Cosmologia in relazione all'analisi della radiazione cosmica di fondo (Cosmic Microwave Background) all'Industria di strumenti musicali - che per diversi aspetti teorici ancora in parte "misteriosi".
Cosa ti ha avvicinata a queste tematiche?
Mi sono avvicinata a questo affascinante argomento di ricerca grazie ai miei relatori e collaboratori, un gruppo che negli ultimi anni è cresciuto molto coinvolgendo anche tanti altri giovani matematici. Il Premio Fubini che ho ricevuto è il risultato del mio impegno costante, della mia passione per le Random Waves, ma soprattutto delle importanti collaborazioni sviluppate in questi anni di ricerca in Italia e all'estero... un lungo viaggio iniziato a Roma 10 anni fa con i miei relatori di dottorato.
La ricerca è un lavoro di gruppo, per questo voglio dedicare il Premio Fubini a me, ai miei collaboratori e amici, alla mia famiglia.
Quanto ha inciso in questo tuo percorso il ruolo dei docenti incontrati?
Sicuramente i docenti incontrati negli anni di studio, anche i primissimi, sono delle figure fondamentali. Io ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso dei bravi maestri e professori che mi hanno trasmesso le loro conoscenze, in particolare di Matematica, e la loro passione per la materia.
L'insegnante ha una grande responsabilità: ho scelto questo lavoro anche perché mi offre la possibilità di interagire con gli studenti. Spero di essere per loro una guida come i miei professori lo sono stati per me.
Un momento della tua carriera che ricordi con affetto?
Di momenti belli ce ne sono stati tanti, e anche di brutti... Quello della ricerca è un mondo affascinante e difficile, il percorso è stato intenso, e lo è tuttora. Ma ne è valsa la pena, per tutta la Matematica che ho imparato, per tutti i colleghi e amici che ho conosciuto negli anni, per tutti i posti che ho visto grazie a conferenze e collaborazioni scientifiche.
Dal punto di vista personale, la cerimonia di premiazione del Premio INdAM-SIMAI-UMI per la tesi di dottorato, che ho vinto nel 2017 ex-aequo con altri tre giovani matematici, è stata speciale: è in quest’occasione che ho conosciuto il mio futuro marito Matteo, uno dei vincitori.
Ricevere un premio per una ricerca è un riconoscimento ma è anche uno stimolo, immagino. Qual è ora il prossimo traguardo?
Sono agli inizi della carriera, ho ancora tanto da imparare e tanti obiettivi da raggiungere. Sicuramente voglio continuare a fare ricerca con la stessa intensità, coinvolgendo sempre più giovani. La prima speranza è quindi quella di avere più fondi da investire in questa direzione.
La matematica fa parte delle cosiddette Hard sciences: cosa diresti a studentesse, soprattutto, che vogliano intraprendere questi studi?
È vero, in assoluto al momento ci sono più uomini matematici che donne matematiche... ma non tra i giovani del mio gruppo di ricerca.
Io sono sempre stata giudicata come matematica e non come donna, la mia esperienza con le cosiddette Hard Sciences è positiva. Alla luce di questo incoraggio tutte le studentesse (e tutti gli studenti) che vogliano intraprendere questi studi a farlo! Ci sono anche varie organizzazioni di supporto, in particolare conosco l'European Women in Mathematics (EWM) che da anni promuove il ruolo delle donne nella Matematica.