Tra performance e realtà virtuale, The Gossips’ Chronicles è l’opera recentemente presentata alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia per essere stata selezionata come vincitrice dell’ottava edizione di Biennale College - Cinema Immersive.
La regia del progetto e dell’installazione, con Marta Bianchi (Careof/Milano) nel ruolo di producer, è dell’artista Corinne Mazzoli, dottoranda del corso in Patrimonio immateriale nell'innovazione socio-culturale all’Università di Milano-Bicocca.
Corinne, un riconoscimento importante: come nasce l’opera?
L’idea era nata già due anni fa ma per varie difficoltà non ero riuscita a realizzarla. Il bando Biennale College - Cinema Immersive si è rivelato un’opportunità interessante nel campo della realtà virtuale. Il nostro progetto è stato ammesso al primo step, dove è stato rielaborato attraverso il confronto davvero utile con vari tutor che su diversi aspetti ci hanno aiutato a verificare cosa migliorare, anche in termini di fattibilità.
Con grande soddisfazione lo sviluppo del progetto è stato ulteriormente selezionato per la fase finale: un secondo workshop con attività ancora più direzionate alla finalizzazione. Abbiamo infine vinto e questo ha dato il via all’attività di produzione, entro i limiti del budget di 75.000 euro, da concludere entro agosto.
La performance, presentata a Venezia, è divisa in due parti. Si apre con una sorta di tour guidato, oscuro e lugubre, dentro un museo della tortura da noi ricreato e caratterizzato dai tipici colori rosso e nero; la seconda parte prevede l’uso del visore per i partecipanti che scoprono così, attraverso la realtà virtuale, un mondo immaginifico, bello e colorato, che nasconde nelle sue trame la storia di un genocidio.
Hai quindi immaginato una storia?
La storia che ho creato vede una popolazione, chiamata Gossips, abili fabbricanti di oggetti preziosi utilizzati per comunicare con il cosmo, la natura e l’universo. Convivono con un’altra popolazione, chiamata Gorè, che però decide di rubare gli oggetti ed usarli come strumenti di tortura e sterminio.
Il nome è stato ispirato dal lavoro della sociologa, filosofa e attivista Silvia Federici sulla trasformazione nel corso dei secoli del termine gossip; io ho voluto proporre una riflessione sulla deformazione storica: non era sicuramente mio interesse fare un lavoro di ricostruzione storica, anzi, all'opposto, ho voluto chiedermi cosa rende vero e cosa rende falso gli oggetti, i significati e le narrazioni.
Come si è svolto il tuo percorso artistico?
Ho concluso l’Accademia delle Belle Arti di Firenze nel 2008. Mi sono poi diplomata in Arti visive presso l’Università luav di Venezia nel 2012. Porto avanti la pratica artistica da diversi anni, tendo a lavorare con video e performance. Volevo non solo produrre opere ma anche farne una professione, obiettivo tutt'altro che semplice per un artista. Dal 2018 ho aperto la mia pratica artistica alla pedagogia, scoprendo che insegnare mi piace molto. Ho svolto una serie di laboratori didattici, finanziati dal Ministero della Cultura, con tematiche legate al corpo e alle questioni di genere, in cui gli studenti hanno creato un progetto personale e unico. Molti di questi video sono stati in seguito esposti in mostre collettive affiancati al mio lavoro video, altri sono stati raccolti nel libro COUNTER-TUTORIALS che ho pubblicato grazie all'Italian Council X e al Museo MA*GA.
Con quali motivazioni hai scelto il dottorato in Patrimonio immateriale nell'innovazione socio-culturale?
Il dottorato di ricerca è un percorso formativo di alto livello e in Bicocca ho trovato un corso particolarmente in linea con i miei interessi, le mie esperienze e la direzione artistica e professionale che avevo già intrapreso. Il dottorato prevede lo sviluppo di un progetto che io svolgerò presso il Museo MA*GA di Gallarate. In particolare mi concentrerò sul processo educativo come pratica artistica, sviluppando una mia proposta per i ragazzi della scuola secondaria di primo grado che vivono una fase di transizione, tra l’infanzia e l’adolescenza.
Sempre nell’ambito del dottorato, a gennaio andrò in Finlandia per approfondire la ricerca legata al tema del gioco. Mi interessano le dinamiche dei giochi di ruolo dal vivo, live action role-playing game (LARP), che derivano dai classici giochi di ruolo ma hanno una componente performativa, artistica e teatrale. Il gioco di ruolo narrato si può fare anche online. In quello dal vivo è fondamentale la fisicità: il giocatore deve essere fisicamente presente e può durare più giorni; una pratica molto pervasiva con aspetti versatili che può avere dei lati altamente educativi, da indagare in direzioni diverse.
Progetti per il futuro?
Il pubblico a Venezia ci ha riempito di elogi e riscontri calorosi, l’interazione è stata molto positiva. Vogliamo tenere viva The Gossips’ Chronicles, considerato anche il tipo di impegno che ha richiesto e i risultati che siamo riusciti ad ottenere, quindi stiamo già lavorando per le prossime date in festival e altri contesti. Abbiamo avuto la fortuna di lavorare con un team composto da persone straordinarie che ci hanno aiutato nella costruzione e nella realizzazione dell’opera. Un lavoro di squadra ripagato da questo riconoscimento importante.
In copertina: Corinne Mazzoli, “The Gossips’ Chronicles”, 2024, Images by Emanuele Kabu, courtesy Careof and Corinne Mazzoli