Cosa possono avere in comune un paio di scarpe, un lampione, un frigorifero e un componente da assemblare in una linea di produzione? E cosa c’entra tutto questo con un mondo del lavoro profondamente diverso da quello che siamo abituati a immaginare, che richiederà competenze, abilità e comportamenti altrettanto nuovi, tutti da costruire? Dopo le tre rivoluzioni tecnologiche associate al vapore, all’energia elettrica e all’Information Technology (IT), il nuovo mondo dell’Internet “delle cose” viene sempre più spesso rappresentato come il risultato di una quarta rivoluzione industriale. Per cercare di capire qualcosa di più sull’Internet of Things (IoT) e sugli “oggetti intelligenti” che lo abitano, ne abbiamo parlato con il professor Cristiano Ghiringhelli, docente di Organizzazione aziendale al Dipartimento di Scienze umane per la formazione “Riccardo Massa”.
Professor Ghiringhelli, sentiamo parlare sempre più spesso di Internet of Things: può spiegarci in sintesi di cosa si tratta?
L’Internet of Things è un’infrastruttura che, interconnettendo oggetti fisici e virtuali, permette loro di scambiare dati e regolare il proprio comportamento in modo autonomo, rendendoli di fatto smart objects, “oggetti intelligenti”. Un frigorifero, ad esempio, una volta connesso a Internet è in grado di generare ed inviare automaticamente un ordine a un fornitore per ristabilire le scorte, ma anche di interagire con altri elettrodomestici e l’utente in modi completamente diversi da quelli tradizionali. Attrezzature sportive come racchette, palloni e scarpe, dotate di sensori e collegate in rete, forniscono dati utili a regolare in tempo reale il piano di allenamento, oltre a consentire di condividere le prestazioni sui social media e svolgere gare virtuali. Nelle città intelligenti o smart cities, gli irrigatori connessi a Internet possono ottimizzare l’innaffiamento dei parchi a seconda delle condizioni ambientali e i lampioni intelligenti possono ottimizzare l’illuminazione della città a seconda dell’andamento del traffico.
Come si inserisce questa rivoluzione nell’industria del futuro?
Attraverso l’Internet delle cose è possibile strutturare dei Cyber-Physical Systems (CPS), ovvero dei network globali in grado di interconnettere oggetti fisici e virtuali. Nel settore industriale, questi CPS sono composti dall’insieme di macchinari intelligenti, sistemi logistici e siti di produzione come fabbriche e impianti che, essendo in grado di scambiarsi dati, possono regolarsi a vicenda e autonomamente. Le espressioni Industry 4.0, Factory 4.0, smart manufacturing, smart enterprise e Industrial IoT sono state create per riferirsi a queste nuove potenzialità che, in estrema sintesi, riguardano la capacità da parte di un’organizzazione di saper usare i dati per rispondere alle variazioni dell’ambiente interno, esterno e agli imprevisti con grande duttilità, garantendo allo stesso tempo efficienza e coerenza interna.
Non stiamo parlando, quindi, solo di big data…
La disponibilità di grandi quantità di dati – big data – e algoritmi sempre più avanzati per la loro elaborazione supporta processi decisionali che, sfidando il tradizionale orientamento burocratico e gerarchico, pongono al centro le competenze. Il governo dei processi già consolidati, ma soprattutto lo sviluppo di quelli nuovi, di nuove soluzioni integrate prodotto-servizio e nuovi modelli di business si basano sulla capacità dell’organizzazione di includere nel processo decisionale chiunque dimostri di saper usare i dati per governare dinamicamente il campo d’azione. E questo introduce la necessità di sviluppare assetti molto innovativi, non basati soltanto su criteri gerarchici e pensati per supportare la generazione di valore attraverso l’uso di dati. Si tratta di un cambiamento organizzativo molto affascinante, che stiamo studiando con grande passione.
Cosa succede dal punto di vista della produzione?
La produzione, la distribuzione e l’utilizzo di risorse e materiali possono essere regolati in modo sempre più efficiente. La pianificazione della produzione può essere aggiornata all’ultimo minuto, in base a eventi inattesi rilevati sul fronte della domanda, e i processi produttivi possono essere pianificati in particolari momenti della giornata in modo da ottimizzare il consumo di energia. Una quantità di scorte di materie prime al di sotto di un valore-soglia, per esempio, può essere rilevata istantaneamente e far partire in automatico l’ordine al fornitore, evitando così fermi di produzione.
E se guardiamo alla domanda, al rapporto con i clienti, che cosa succede?
Anche la relazione con i clienti può cambiare: un macchinario in uso presso un cliente può inviare dati utili a proporgli un altro contratto di utilizzo oppure inviare una richiesta di manutenzione preventiva direttamente al servizio assistenza, avvertendo contemporaneamente l’utilizzatore con benefici anche in termini di sicurezza. Questi sono solo alcuni esempi che permettono di intravedere come attraverso l’Internet of Things sia possibile dar vita a processi produttivi, logistici e modelli di business completamente nuovi.